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Pubblicato uno studio italiano del Cmcc su Nature, aumento domanda soprattutto per raffreddare gli uffici. Un’analisi globale con proiezioni di temperatura su 21 modelli climatici, e la creazione di cinque scenari socio-economici; si va da un minimo dell’11% di incremento con ‘cambiamenti’ modesti a un massimo del 58% se fossero elevati. Cambia anche il tipo di richiesta: “Abbasseremo la temperatura d’estate per stare più freschi al lavoro e diminuiremo quella dei termosifoni d’inverno per riscaldarci”. a cura di Tommaso Tetro I cambiamenti climatici nei prossimi 30 anni porteranno a un aumento della domanda di energia. Entro il 2050 infatti la richiesta, sia globale che ‘regionale’, aumenterà da un minimo dell’11% a un massimo del 27%. A rivelarlo ci pensa uno studio – pubblicato su Nature communications – messo a punto dai ricercatori italiani del Centro Euro Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc), insieme con l’Università Ca‘ Foscari di Venezia, l’International institute for applied systems analysis (Austria), e la Boston university (USA). Con questo nuovo studio – da cui emerge che molto dell’incremento dell’energia richiesta è dovuto alla necessità di raffreddare gli uffici – viene effettuata un’analisi globale utilizzando le proiezioni di temperatura di 21 modelli climatici, le proiezioni economiche e di popolazione di cinque scenari socio-economici. Si è poi preso a riferimento un modello statistico per calcolare le variazioni della domanda per tre carburanti e quattro settori economici, con l’obiettivo di determinare come cambierebbe la domanda di energia nel 2050 rispetto a oggi, tenendo presente sia scenari con modesto che con elevato ‘stato’ di cambiamenti climatici. Rispetto agli scenari in cui la domanda di energia è determinata solo dall’incremento demografico e dal reddito, i cambiamenti climatici legati a un riscaldamento modesto porteranno la domanda globale di energia nel 2050 ad un aumento compreso tra l’11% e il 27%; e tra il 25% e il 58% se il riscaldamento sarà invece elevato. Gli aumenti maggiori riguarderanno le aree dei tropici, l’Europa meridionale, la Cina e gli Stati Uniti. E i più importanti cambiamenti nella domanda riguarderanno l’elettricità per raffreddare gli ambienti di lavoro nell’industria e nel settore dei servizi. I principali fattori che impatteranno sull’aumento della domanda La ‘grandezza’ di questo aumento dipenderà da tre caratteristiche incerte: le future emissioni globali di gas serra, i modi diversi utilizzati dai modelli climatici per le proiezioni nelle varie regioni del mondo e il modo in cui cambia il consumo energetico dei diversi Paesi a seconda degli scenari di crescita della popolazione e del reddito. Le nostre società troveranno modo di adeguarsi ai cambiamenti climatici e, in linea generale, aumenteranno il raffreddamento degli ambienti durante le stagioni calde e diminuiranno il riscaldamento durante le stagioni fredde: “Questi cambiamenti nel condizionamento degli spazi – spiega Enrica De Cian, dell’università Ca‘ Foscari di Venezia e ricercatrice al Cmcc – avranno un impatto diretto sui sistemi energetici, dal momento che le imprese e le famiglie richiederanno meno gas naturale, petrolio ed elettricità per via delle minori esigenze di riscaldamento e viceversa più energia elettrica per soddisfare le maggiori esigenze di raffreddamento degli ambienti”. Inoltre questo nuovo studio parla soltanto degli impatti iniziali del riscaldamento globale sui sistemi economici, e non prende in considerazione gli aggiustamenti nell’offerta dei combustibili e dei prezzi da parte del mercato, oltre che le successive risposte da parte dei produttori e dei consumatori di tutto il mondo. Di conseguenza – è la logica descritta dalla ricerca, più basso sarà il reddito pro capite maggiore sarà la quota parte di reddito che le famiglie dovranno dedicare all’adattamento sulla domanda di energia; tanto che, nel caso di una rapida crescita demografica, l’aumento della temperatura al 2050 potrebbe esporre mezzo miliardo di persone a un più basso reddito in molti Paesi del Medio Oriente e dell’Africa dove ci sarebbe un aumento della domanda di energia di oltre il 25%. Questo comporterà, specie tra le fasce di popolazione più povera, un rischio più alto di malattie e di mortalità. E’ per questo che lo sviluppo economico nei Paesi più poveri diventerà essenziale per aiutare le persone ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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