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A cura di: Fabiana Valentini Img by Pixabay Indice degli argomenti: Guerrilla gardening: che cos’è? Quando nasce il guerrilla gardening Quando la rivoluzione si fa con i fiori Esiste una forma di giardinaggio “sovversiva” che mira a recuperare lo spazio verde in città: parliamo del guerrilla gardening, il cui obiettivo è proprio quello di sottrarre all’abbandono e all’incuria gli angoli troppo spesso trascurati delle aree cittadine. Un gesto semplice e al tempo stesso rivoluzionario: gli “attacchi verdi” dei guerrilla gardeners si oppongono al degrado urbano agendo attivamente contro lo stato di abbandono delle aree verdi, rimodellando l’ambiente per mezzo di piante e fiori. I “guerriglieri” del verde cercano con le loro azioni di sensibilizzare l’attenzione pubblica e le amministrazioni verso il tema ambientale, ponendo l’accento sul degrado urbano affinché le istituzioni si adoperino per intervenire in maniera concreta sul problema. Guerrilla gardening: che cos’è? Ma cosa significa guerrilla gardening? L’enciclopedia Treccani ne dà una descrizione es: “Forma di azione non violenta, praticata da gruppi ambientalisti, consistente nell’occupare porzioni di terreno inutilizzato o abbandonato, in particolar modo all’interno delle città, facendovi crescere piante”. Una pratica che non è esente da critiche: uno degli appunti che viene fatto ai giardinieri d’assalto è quello di non essere competenti nel campo della botanica o del giardinaggio. Le azioni spontanee di rinverdimento degli spazi pubblici potrebbe comportare il proliferare di insetti dannosi per l’ambiente oppure di pollini allergizzanti. Altra critica rivolta agli eco-guerriglieri è legata alla modalità di intervento: i cittadini organizzano dei veri e propri “flash mob”, spesso notturni, che non consentono alle amministrazioni locali di coordinarsi con la comunità. Al di là della metodologia, l’intento è chiaro: i guerrilla gardeners si impegnano per recuperare lo spazio urbano e renderlo più vivibile, riappropriandosi in maniera positiva dello spazio urbano per condividerlo con tutta la cittadinanza. Quando nasce il guerrilla gardening I primi “guerriglieri” fanno la loro comparsa nel 1973: il termine fu coniato da Liz Christy che, insieme al gruppo Green Guerrilla, si adoperò per il recupero dell’area di Bowery Houston (New York) trasformandola da zolla di terra abbandonata ad un vero e proprio giardino. Il gesto degli attivisti ha permesso di salvare un’area in disuso per offrirla alla comunità: la città di New York concesse l’uso del terreno per un affitto simbolico di 1 dollaro al mese e così Liz e il suo team di guerrilla gardeners riuscì a creare il primo giardino comunitario cittadino. L’eredità di Christy è ancora lì: i cittadini di New York possono visitare il Liz Christy Community Garden e trascorrere una piacevole giornata all’ombra delle magnolie e delle betulle piangenti. Img by Liz Christy Community Garden L’esperienza di Liz Christy ha lasciato il segno: il guerrilla gardening si è diffuso in Europa, arrivando anche in Italia dove si sono formati diversi gruppi autonomi che, armati di semi e zappe, si occupano di recuperare e abbellire terreni degradati. Quando la rivoluzione si fa con i fiori Nel 1996, al grido di “the land is ours”, 500 attivisti si adoperarono per recuperare 13 acri di terreno abbandonato di proprietà della Guinness nel Wandsworth (sud di Londra). Ma gli esempi storici di guerrilla gardening non si esauriscono qui: una delle manifestazioni più note avvenne nel 2000 quando, in occasione del 1° maggio, Reclaim the Streets organizzò una manifestazione di massa. I guerriglieri si riunirono e occuparono la piazza del Parlamento piantando fiori e ortaggi per far rinascere la città. Questi sono solo alcuni degli esempi di guerrilla gardening europei. Anche in Italia questa forma di protesta “verde” ha preso sempre più piede, portando cittadini volenterosi a costituire delle organizzazioni per il recupero dell’ambiente cittadino. Un esempio molto interessante è l’azione svolta da Squad Rebel, il movimento di “ribelli” che si è occupato di piantare ben 10 mila alberi a Lamezia Terme riportando la natura in città. I ragazzi del movimento sono artisti, writer, amanti del verde che si uniscono per una causa comune: quella di riappropriarsi della città donandole aree verdi vivibili. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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