Il biotech continua a crescere

Il fatturato Italia a 11,5 miliardi con un balzo del 16% nel 2018. Salute e medicina in testa, oltre 600 imprese attive e 2 miliardi investiti in ricerca e sviluppo. Sono soprattutto di piccole dimensioni e diffuse in tutto il nostro Paese; ma il 90% di quelle che fatturano di più si trovano in Lombardia  

a cura di Tommaso Tetro

Il biotech continua a crescere anche in Italia

Il biotech continua a crescere nel nostro Paese e arriva a segnare un fatturato di oltre 11,5 miliardi, con un balzo del 16% nel 2018. Le imprese attive sono 641, gli addetti sono circa 13 mila, con un incremento del 15%, e soprattutto gli investimenti in ricerca e sviluppo arrivano a più di 2 miliardi (più 17%). Questo il cuore del rapporto ‘Le imprese di biotecnologie in Italia’ realizzato da Assobiotec (l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie), in collaborazione con l’Enea, e presentato in occasione dell’assemblea nazionale.

Anche se il numero delle imprese del settore negli ultimi tre anni è rimasto costante, a crescere sono stati tutti i principali indicatori economici: basti guardare all’aumento del fatturato del 16% che è più del doppio di quello del settore manifatturiero (7%). Il 78% delle imprese sono di micro e piccole dimensioni; le grandi imprese rappresentano poco oltre il 9% del totale.

“Le imprese biotech che operano in Italia – osserva Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec-Federchimica – rappresentano un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica, e in consolidamento in tutti i settori di applicazione. I dati raccolti mostrano però come la capacità di attrarre capitale finanziario da parte del nostro Paese resti ancora al di sotto della media europea. Stiamo parlando di 157 milioni di euro nel 2018. Diventa sempre più urgente una Strategia nazionale a favore di innovazione e ricerca di medio-lungo periodo. Un piano con misure stabili nel tempo e che preveda una governance certa, efficace e centralizzata”.

Anche se sono diffuse su tutto il territorio nazionale, la maggior parte delle aziende (più dell’80%) si trovano nel centro-nord Italia. Ma quasi il 90% del fatturato realizzato da queste attività si concentra in tre Regioni: Lombardia, Lazio, Toscana (che è sesta per numero di imprese).

La Lombardia è in testa alla classifica: 181 imprese, pari al 28% del totale; con un’incidenza pari quasi alla metà (il 48% per la precisione) del fatturato complessivo, oltre 5,5 miliardi di euro; inoltre investe in ricerca e sviluppo oltre 160 milioni di euro (oltre il 30% del totale). La Toscana la segue per investimenti in ricerca e sviluppo con 110 milioni di euro (il 20%) e il Lazio per fatturato con oltre 2,5 miliardi (quasi il 24%).

Il biotech comprende imprese che studiano, sperimentano e sviluppano tecnologie soprattutto per la salute, industria e ambiente, agricoltura e zootecnia. La medicina e la salute è l’ambito con il maggior grado di sviluppo, con la metà delle imprese censite, l’88,5% degli investimenti in ricerca e sviluppo e quasi i tre quarti del fatturato dell’intero settore biotecnologico (pari al 74%). In industria e ambiente operano il 29% delle imprese totali, per il 17% del fatturato, con l’8% degli investimenti in ricerca e sviluppo; in questo caso si cerca di innovare in settori come per esempio quelli delle materie prime, della produzione di energia, ai principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Si occupano di agricoltura e zootecnia il 9% del totale delle imprese, con l’8% del fatturato totale.

“La ricerca nel campo delle biotecnologie – rileva il presidente dell’Enea Federico Testa – è di rilievo strategico per le sue applicazioni nel campo della salute e dell’agroindustria, con prospettive e ricadute importanti per il mondo produttivo e la qualità della vita dei cittadini”.

Secondo l’Enea si tratta di “un comparto fortemente innovativo, all’interno del quale conoscenza e ricerca sono i veri fattori propulsivi, e in fase di assestamento e rafforzamento attorno alle proprie realtà più solide e competitive. Un settore industriale potenzialmente pronto ad accogliere le sfide e le opportunità a livello internazionale”.

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