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L’Italia ha messo in campo precise strategie per incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) e raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Entro il 2030, il 63% dell’elettricità consumata dovrà provenire da fonti rinnovabili, in particolare da fotovoltaico ed eolico. Negli ultimi anni, la crescita della capacità produttiva da FER è stata significativa, soprattutto grazie al fotovoltaico. Tuttavia, il ritmo di installazione deve ancora aumentare per rispettare la tabella di marcia del PNIEC. Questo scenario porta con sé una serie di sfide, tra cui la localizzazione degli impianti, le richieste di connessione alla rete e il necessario potenziamento delle infrastrutture elettriche. Al tema è dedicato il Paper pubblicato dalla Banca d’Italia “Il recente sviluppo delle energie rinnovabili in Italia” che a partire dall’attuale stato di sviluppo delle rinnovabili nel nostro paese, analizza cosa ci sia da fare per rispettare gli obiettivi. Rinnovabili in crescita ma resta un forte divario territoriale Secondo lo studio della Banca d’Italia, negli ultimi anni, il settore delle FER ha registrato una forte accelerazione, in particolare il fotovoltaico. Solo nel 2023 sono stati installati 5,2 GW di nuova capacità solare, più del doppio rispetto all’anno precedente. Questo trend positivo è proseguito anche nella prima metà del 2024, con un aumento del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, non tutte le rinnovabili stanno crescendo allo stesso ritmo. L’eolico, per esempio, non ha mantenuto lo stesso slancio del solare, rimanendo su livelli di installazione ancora contenuti. La distribuzione geografica degli impianti rivela, inoltre, un forte divario territoriale. Se, infatti, il fotovoltaico è diffuso in modo piuttosto uniforme tra Nord e Sud Italia, grazie alla sua flessibilità di installazione su edifici residenziali, aziende e terreni; viceversa l’eolico è quasi esclusivamente concentrato nel Mezzogiorno, in particolare in Puglia, Sicilia e Sardegna, dove le condizioni di ventosità sono più favorevoli. Fonte: GSE, Atlaimpianti Questa concentrazione di impianti eolici nel Sud, unita alla crescente richiesta di connessione alla rete per nuovi impianti di grandi dimensioni, sta creando problemi di congestione nella rete. Senza un adeguato potenziamento dell’infrastruttura elettrica, l’energia prodotta rischia di non poter essere trasportata in modo efficiente verso i principali centri di consumo. Come raggiungere gli obiettivi al 2030: sfide e investimenti Per rispettare gli obiettivi del PNIEC, l’Italia dovrà installare circa 70 GW di nuova capacità rinnovabile entro il 2030. Ma quali sono le principali sfide da affrontare? Se da un lato il fotovoltaico sta crescendo rapidamente, l’eolico necessita di un’accelerazione per poter contribuire in modo significativo al mix energetico nazionale. Uno dei principali ostacoli è rappresentato dagli iter autorizzativi, che devono essere resi più snelli ed efficienti, permettendo ai nuovi progetti di partire più velocemente e riducendo i tempi di realizzazione. Parallelamente, sarà indispensabile potenziare la rete di trasmissione elettrica, in particolare nel Sud Italia, dove si concentra la maggior parte della nuova capacità produttiva. L’incremento delle FER sta già causando colli di bottiglia e problemi di congestione, che rischiano di compromettere l’efficienza della distribuzione dell’energia. Per affrontare questa sfida, il Piano di sviluppo della rete di Terna, pubblicato nel 2023, prevede un investimento di 21 miliardi di euro, con l’obiettivo di raddoppiare la capacità di scambio tra Nord e Sud, migliorando così l’equilibrio del sistema elettrico nazionale. Un altro aspetto fondamentale è quello dell’intermittenza delle fonti rinnovabili. Solare ed eolico, per loro natura, producono energia in modo discontinuo e non sempre prevedibile. Per garantire una fornitura stabile e continua, è essenziale sviluppare sistemi di accumulo avanzati, come batterie e impianti di stoccaggio su larga scala. Queste tecnologie permetteranno di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso durante le ore di maggiore produzione e di rilasciarla nei momenti di picco della domanda, assicurando una maggiore stabilità del sistema elettrico. Infine, la transizione energetica non potrà avvenire senza un maggiore coinvolgimento di imprese e cittadini. Le aziende che hanno investito in impianti di autoproduzione energetica hanno già dimostrato di avere una minore esposizione alla crisi energetica e una maggiore stabilità economica. Allo stesso tempo, le comunità energetiche rinnovabili (CER) stanno emergendo come un modello efficace per incentivare la produzione e il consumo locale di energia pulita, promuovendo un sistema più sostenibile e decentralizzato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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