Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni 08/01/2021
A cura di: la redazione Le barriere coralline rischiano di scomparire presto in tutto il mondo. Questo l’allarme lanciato da un recente rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) Projections of Future Coral Bleaching Conditions, che evidenzia i legami tra lo sbiancamento del corallo e il cambiamento climatico e sottolinea che, se non ci saranno azioni urgenti e ambiziose per cambiare la traiettoria, non ci sarà più tempo. Le barriere coralline sono estremamente importanti e garantiscono la sopravvivenza di molte specie marine. Inoltre proteggono le coste dall’erosione delle onde e dalle tempeste, assorbono il carbonio e l’azoto. La loro perdita avrebbe conseguenze devastanti non solo per la vita marina, ma anche per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo che ne beneficiano, direttamente o indirettamente. I coralli sbiancano e rischiano di morire Quando la temperatura dell’acqua sale, i coralli espellono le microscopiche alghe che vivono nei loro tessuti e subiscono il fenomeno dello sbiancamento. Se le condizioni migliorano, i coralli sbiancati sono ancora vivi e possono recuperare le loro alghe, ma, se lo sbiancamento persiste, i coralli muoiono. L’ultimo evento globale di sbiancamento, che è stato anche il più lungo e distruttivo di sempre, è stato tra il 2014 e il 2017 e si è diffuso negli oceani Pacifico, Indiano e Atlantico. Il Rapporto ipotizza due possibili scenari per i prossimi anni, uno “peggiore” in cui l’economia mondiale sarà fortemente trainata dai combustibili fossili, e uno “intermedio” in cui i paesi riusciranno a rispettare l’impegno di limitare le emissioni di carbonio del 50%. In base allo scenario “pesantemente alimentato da combustibili fossili”, il rapporto stima che tutte le barriere coralline del mondo sbiancheranno entro la fine del secolo, segnando un punto di non ritorno per le scogliere, compromettendo la loro capacità di fornire una serie di servizi ecosistemici, tra cui cibo e protezione delle coste. Inoltre si verificherebbe entro il 2034 un grave sbiancamento annuale che, nello scenario intermedio, potrebbe essere ritardato di undici anni, fino al 2045. Ruben van Hooidonk, autore principale del rapporto e ricercatore di coralli presso l’americana National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAAA), ha spiegato che le proiezioni sono peggiorate e “dobbiamo cercare di ridurre con più urgenza le nostre emissioni di carbonio per salvare le barriere coralline”. Il rapporto analizza la possibilità dei coralli di adattarsi al cambiamento di temperatura, ipotizzando un riscaldamento tra 0,25 gradi Celsius e 2 gradi Celsius. Emerge che ogni quarto di grado di adattamento porta a un possibile ritardo di sette anni nello sbiancamento annuale previsto: adattandosi a 1° di riscaldamento si potrebbero guadagnare 30 anni. Tuttavia, se continueranno le attuali emissioni di gas serra, i coralli non sopravviveranno nemmeno con 2 gradi Celsius di adattamento. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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