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Negli ultimi due decenni i problemi legati ai cambiamenti climatici hanno continuato a peggiorare a livello globale, le temperature medie sono aumentate costantemente e si prevede che questa tendenza continuerà. In molti paesi le precipitazioni sono diventate più intense, in altri gli eventi meteorologici estremi, come inondazioni, siccità e cicloni tropicali intensi, si verificano con maggiore frequenza. Si stima che oltre l’85% dei Paesi membri dell’IEA e dei Paesi associati sia già esposto a un livello medio o alto di rischi climatici, con ai primi posti l’India, la Repubblica Popolare Cinese e il Messico. Un recente studio dell’International Energy Agency sottolinea che cambiamenti climatici rappresentano un rischio significativo anche per il settore energetico, perché influenzano direttamente l’approvvigionamento di combustibili, la produzione di energia, la resilienza fisica delle infrastrutture energetiche e la domanda di energia. L’aumento della frequenza e dell’intensità di eventi meteorologici estremi può provocare interruzioni dell’approvvigionamento energetico e difficoltà nella gestione della domanda. Ne sono un esempio recenti interruzioni di elettricità dovute alle ondate di calore in California, agli incendi in Australia e ai cicloni in Giappone e Corea. La resilienza climatica dei sistemi energetici Considerando che si prevede che i cambiamenti climatici aumenteranno questi rischi, diventa sempre più importante costruire la resilienza climatica dei sistemi energetici, che rappresenta la capacità di anticipare, assorbire, adattarsi e riprendersi dagli effetti di un evento potenzialmente pericoloso legato ai cambiamenti climatici, continuando a funzionare in caso di shock dovuto a eventi meteorologici estremi e di ripristinare il funzionamento del sistema dopo un’interruzione dovuta ai rischi climatici. Ogni Paese è esposto in una certa misura ai rischi climatici, ma il livello di possibili danni o perdite varia da Paese a Paese. India, Cina e Messico, sono altamente esposti a vari rischi climatici, mentre in Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Singapore e Regno Unito, il livello di esposizione ai rischi climatici è sicuramente più basso. Proprio per questo l’urgenza e la necessità di introdurre misure di resilienza climatica varia da Paese a Paese. L’IEA ha realizzato un indicatore delle politiche di resilienza climatica, con l’obiettivo di valutare il livello di resilienza climatica di ciascun Paese, confrontando il livello di rischio climatico con la preparazione politica. L’indicatore di resilienza climatica dell’International Energy Agency evidenzia che la metà dei Paesi membri e associati sono classificati come eccellenti o buoni in termini di politiche di resilienza climatica. In particolare, il 13% dei Paesi membri e associati dell’AIE, tra cui Irlanda, Italia, Norvegia, Spagna e Regno Unito, sono considerati altamente preparati in base al livello di rischio climatico che devono affrontare. Tuttavia, ci sono ancora diversi Paesi in cui i piani attuali sono inadeguati per far fronte al livello stimato di rischi climatici, i piani di circa il 30% dei Paesi membri si classificano come deboli o inadeguati. Naturalmente i Paesi che non hanno ancora preso in considerazione la resilienza climatica nei loro piani nazionali e che si trovano ad affrontare un livello significativo di rischi climatici dovrebbero agire rapidamente. E in Italia? La temperatura media annua dell’Italia è aumentata di 1°C negli ultimi 100 anni, con un’accelerazione negli ultimi 50 anni e nell’ultimo ventennio la temperatura italiana è aumentata in misura leggermente superiore alla media mondiale. Il riscaldamento è stato più marcato in estate, in primavera e alle alte quote. È probabile che la temperatura media annua dell’Italia continui a salire, causando un aumento del numero di giorni estivi e di notti tropicali. Allo stesso tempo, dal 1800 al 2011 le precipitazioni medie annue sono leggermente diminuite: nelle regioni settentrionali del 19% in estate e del 25% in autunno, mentre in quelle meridionali i cali maggiori si sono verificati in primavera (-22%) e in inverno (-12%). Eppure sono aumentati gli episodi di precipitazioni abbondanti che potrebbero rappresentare una minaccia per la rete elettrica e il funzionamento delle centrali. L’Italia negli ultimi anni ha sviluppato politiche nazionali in materia di clima ed energia che si concentrano chiaramente sulla resilienza climatica del settore energetico. Dalla Strategia nazionale di adattamento del 2015 che riconosce gli impatti del clima sul sistema energetico, al Piano nazionale di adattamento, fino al PNIEC che sottolineano l’importanza della resilienza climatica del settore energetico per garantire la sicurezza energetica. Il rapporto 2022 dell’Italia sui cambiamenti climatici, le infrastrutture e la mobilità, indica che la spesa energetica media per adulto nel settore residenziale potrebbe diminuire, in un range dal 9,7% al 14,7%, nel 2050 rispetto al 2007, a seconda dello scenario climatico. Un calo legato in particolare alla diminuzione del consumo di gas naturale per il riscaldamento. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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