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A cura di: Adele di Carlo Si apre un nuovo capitolo legato al Decreto Aree idonee per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili. Il Consiglio di Stato lo scorso 14 novembre ha sospeso in via cautelare una disposizione chiave del decreto, ovvero l’articolo 7, comma 2, lettera c), fino alla definizione del giudizio di merito. L’articolo in questione attribuisce alle Regioni la possibilità di dichiarare “non idonee” anche quelle aree che, ai sensi del Decreto Legislativo n.199/2021, sono già state individuate come idonee per l’installazione di impianti rinnovabili. Secondo i giudici del Consiglio di Stato, il potere regionale di dichiarare tali aree non idonee presenta dei profili di problematicità e metterebbe a rischio la normativa nazionale. Dunque le Regioni non possono prevedere criteri più restrittivi per l’identificazione di tali aree, almeno fino a quando non vi sarà una sentenza definitiva sul merito della questione. Con la sospensione cautelare, il Consiglio di Stato intende prevenire gli ostacoli allo sviluppo delle energie rinnovabili e garantire l’uniformità della normativa nazionale. Rinnovabili, il CdS sospende la disciplina sulle aree idonee: cosa ha stabilito Facendo il punto della situazione, il Consiglio di Stato ha accolto in via parziale l’appello presentato da una società e sospeso in via cautelare una disposizione chiave del Decreto Ministeriale del 21 giugno 2024, noto come “Aree idonee”. Tale decreto contiene la definizione delle superfici adatte all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La sospensione riguarda l’articolo 7, comma 2, lettera c) con cui si dà alle Regioni la facoltà di escludere dal novero delle aree idonee alcune zone, anche se già classificate idonee dalla normativa nazionale. Secondo i ricorrenti, tale possibilità creerebbe disomogeneità tra le Regioni determinando ritardi significativi nell’attuazione dei progetti di sviluppo e potenziamento delle rinnovabili, specialmente dell’eolico. Analizzate le argomentazioni presentate, il CdS ha stabilito che la disposizione contestata può risultare contrastante con le linee guida del Decreto Legislativo 199/2021 che, al contrario, vuole uniformare a livello nazionale i criteri di individuazione di tali aree. Se la norma ammettesse deroghe regionali rischierebbe di compromettere il raggiungimento della transizione energetica su tutto il territorio nazionale. Sulla base di queste considerazioni, i giudici hanno disposto la sospensione cautelare dell’articolo in questione, limitando temporaneamente il potere delle Regioni di modificare l’elenco delle aree idonee stabilito dal legislatore nazionale. La sospensione resterà tale fino all’entrata in vigore della sentenza definitiva, prevista a febbraio 2025; entro questa data il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi nel merito. La sospensione operata dai giudici mette in luce l’importanza di garantire coerenza e omogeneità normativa su tutto il territorio, evitando scelte autonome delle Regioni che possano limitare lo sviluppo degli impianti di energia rinnovabili. La nota dell’Alleanza per il fotovoltaico in Italia L’ordinanza del Consiglio di Stato non è passata inosservata. L’Alleanza per il fotovoltaico in Italia ha espresso apprezzamento per la decisione dei giudici, sottolineando l’importanza di un allineamento tra le normative nazionali e quelle regionali. L’Associazione, inoltre, ritiene che sarebbe utile istituire una cabina di regia nazionale in modo da obbligare le Regioni a definire le aree idonee in conformità con le direttive stabilite dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. In tal modo si eviterebbero le discrepanze che rallentano lo sviluppo delle energie rinnovabili. Così si legge nella nota ufficiale: Apprezziamo che sia stata evidenziata la necessità di un coordinamento tra disposizioni nazionali e regionali…Adesso si convochi una cabina di regia nazionale per obbligare le Regioni a definire il perimetro delle aree idonee in coerenza con quanto stabilito dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a livello centrale. L’associazione, inoltre, si è detta preoccupata per l’instabilità normativa che potrebbe protrarsi fino alla decisione finale del Tar (prevista a febbraio 2025) e compromettere sia gli investimenti che la competitività delle imprese italiane nel settore delle rinnovabili. Le associazioni di categoria e i player del settore chiedono l’intervento diretto del governo per guidare le Regioni verso una gestione uniforme e coerente delle aree idonee, in linea con gli obiettivi nazionali di crescita sostenibile e competitività economica. Al netto di queste considerazioni, è innegabile che un approccio chiaro e coordinato tra le autorità locali e quelle nazionali favorirebbe lo sviluppo delle energie rinnovabili e attirerebbe più investitori, fattori necessari per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica e sostenibilità ambientale concordati a livello europeo. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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