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In tema di rinnovabili è arrivato l’ok della Commissione europea a due normative nel quadro delle norme sugli aiuti di Stato: il tanto atteso decreto FER, che prevede un regime di sostegno di 5,4 miliardi di euro per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili in Italia, e l’introduzione di rigorosi limiti di emissione di CO2 nel meccanismo di regolazione Il Decreto Rinnovabili – FER1 La Commissione europea ha approvato, in base alle norme UE in materia di aiuti di Stato a favore di ambiente ed energia, il decreto FER per l’incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche in Italia, che prevede un regime di sostegno alla produzione di elettricità da FER, considerato – ha sottolineato Margrethe Vestager, Commissaria responsabile della politica di concorrenza – in linea con gli obiettivi ambientali dell’UE e con le nostre regole comuni in materia di aiuti di Stato. Il regime con uno stanziamento totale stimato di 5,4 miliardi di euro, sarà applicabile fino al 2021 e aiuterà il nostro paese a raggiungere i suoi obiettivi in materia di energie rinnovabili, senza indebite distorsioni della concorrenza. Molto soddisfatto il Sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico Davide Crippa che sottolinea che il decreto FER nasce a sostegno della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, come l’eolico, il fotovoltaico, l’idroelettrico e i gas di depurazione. “La sua attuazione permetterà la realizzazione di impianti per una potenza complessiva di 8000 MW, con un aumento della produzione da fonti rinnovabili di circa 12 miliardi di kWh e con investimenti attivati stimati nell’ordine di 10 miliardi”. Crippa ha poi evidenziato che l’approvazione del decreto da parte della Commissione aiuterà il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo posti con il Piano Nazionale Energia Clima”. Dopo la firma del Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministr dell’Ambiente, il GSE definirà i meccanismi di accesso agli incentivi che verranno erogati, si legge nel comunicato della Commissione, sotto forma di un premio che si aggiunge al prezzo di mercato. Tale premio non può essere superiore alla differenza tra il costo medio di produzione di ciascuna tecnologia rinnovabile e il prezzo di mercato. E’ stato inoltre previsto un meccanismo di recupero. Nel caso in cui il prezzo di mercato sia superiore al costo medio di produzione per ciascuna tecnologia rinnovabile, gli impianti selezionati non riceveranno più un premio e dovranno invece restituire alle autorità italiane le entrate supplementari. Per i progetti di maggiori dimensioni, superiori a 1 megawatt, il premio sarà fissato attraverso una procedura di gara d’appalto aperta a tutti i tipi di impianti, indipendentemente dalla tecnologia rinnovabile utilizzata. I progetti più piccoli saranno selezionati sulla base di una combinazione di criteri ambientali ed economici. La Commissione, si legge nel comunicato, ha constatato che l’aiuto ha un effetto incentivante, in quanto il prezzo di mercato non copre del tutto i costi di produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili. L’aiuto è inoltre proporzionato e limitato al minimo necessario, in quanto copre soltanto la differenza negativa tra il prezzo di mercato dell’elettricità e i costi di produzione. Il regime garantisce che ciò avvenga anche in caso di aumento imprevisto dei prezzi di mercato. Modifica della disciplina del mercato della capacità La Commissione ha approvato l’introduzione di rigorosi limiti di emissione di CO2 nel meccanismo italiano per la remunerazione delle capacità. La misura contribuirà a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e ad aumentare il livello di tutela ambientale senza indebite distorsioni della concorrenza nel mercato unico. Il governo autorizzerà a partecipare alla prima asta prevista con il nuovo meccanismo per fine anno, solo i fornitori di capacità che rispettano rigorosi limiti di emissione di CO2 definiti nel regolamento sull’energia elettrica di recente adozione. Davide Crippa evidenzia che grazie a questa modifica potranno essere introdotti nuovi requisiti ambientali per le emissioni, in modo da dare un ulteriore sostegno alle rinnovabili e a “rendere i mercati dell’energia elettrica più efficienti, aperti alla partecipazione di tutte le risorse, con particolare attenzione all’integrazione della generazione da fonti rinnovabili, dei sistemi di accumulo e della gestione della domanda, e sempre più integrati a livello europeo”. Tra le prime reazioni registriamo la richiesta inviata delle associazioni ambientaliste – Assoutenti, Casa del Consumatore, Greenpeace, Italia Solare, Legambiente e WWF – al Ministero dello Sviluppo Economico perché riveda il capacity market in linea con il Clean Energy Package, in modo da garantire un mercato elettrico competitivo, trasparente, decentralizzato, aperto alle comunità energetiche e che punti alla decarbonizzazione. “Con il provvedimento sul mercato di capacità il MiSE sta lavorando nella direzione opposta a quella tracciata dal Clean Energy Package, tanto da incentivare di fatto una corsa alla realizzazione di nuove centrali alimentate ancora a fonti fossili”. Il sistema infatti, in controtendenza con il nuovo regolamento Ue del mercato elettrico, prevede la remunerazione per i prossimi 15 anni delle nuove centrali termoelettriche “grazie a ben oltre un miliardo annuo pagato dai consumatori in bolletta”. Secondo le associazioni si dovrebbe invece potenziare l’uso delle centrali esistenti flessibili a gas. Italia Solare – associazione che rappresenta gli operatori del fotovoltaico in Italia – nella lettera inviata qualche tempo fa al Ministro Luigi Di Maio per chiedere di rivedere il capacity market a favore delle centrali termoelettriche ha sottolineato che la tecnologia odierna ha raggiunto ottimi livelli di sviluppo e di economicità, che assicurano sempre di più “agli impianti flessibili di generazione, inclusi gli accumuli, di risolvere le questioni collegate alla tipica intermittenza delle fonti rinnovabili. È quindi anacronistico e dannoso che il ministero punti invece a un piano di remunerazione di lungo periodo per le grandi centrali termoelettriche. Un sistema che sarà pagato in bolletta dai clienti finali (fino a 1,4 miliardi all’anno per 15 anni, secondo la Commissione Europea) e in previsione del quale stanno aumentando le richieste di autorizzazione per nuove grandi centrali a fonti fossili”. Le Associazioni chiedono che il ministero dello Sviluppo Economico ripensi radicalmente al mercato della capacità in maniera coerente con le imminenti norme UE, che stabiliscono che dovrebbe essere attivato solo come ultima ratio e sollecitano un confronto con gli stakeholder. Soddisfatta invece Elettricità Futura che sottolinea che si tratta di un risultato importante raggiunto grazie all’impegno dal Governo in collaborazione con ARERA e Terna che aiuterà la transizione energetica: “Si tratta di provvedimenti fondamentali per consentire all’Italia di raggiungere gli obiettivi al 2030, garantendo contemporaneamente la sostenibilità ambientale ed economica, l’adeguatezza di sistema, la sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività del mercato”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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