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Pidbull ha presentato alla conferenza Solar Asset Management di Milano una soluzione per ostacolare l’effetto PID Una ricerca condotta dall’Università di Hasselt, in Belgio, evidenzia che tre pannelli solari su quattro rischiano la perdita di efficienza dovuta all’effetto PID (Potential Induced Degradation) a causa dell’esposizione del sistema ad un potenziale esterno, che diminuisce la potenza di uscita dei moduli fotovoltaici. Più si interviene tempestivamente adoperando la tecnologia di rigenerazione, maggiori sono le possibilità di risolvere il problema della capacità di generazione di energia dei pannelli dovuta alla forte tensione negativa rispetto al potenziale verso terra. Intervento ancora più importante se l’effetto PID si genera nei grandi parchi fotovoltaici, intorno ai quali si muovono significativi investimenti. Come si genera l’effetto PID Si tratta di un problema comune dei pannelli solari che riguarda le celle fotovoltaiche di tipo cristallino e a film sottile che convertono la luce del sole in elettricità. L’effetto PID blocca il processo di generazione di energia elettrica, ed è dovuto a un accumulo di ioni positivi (Na +) a seguito di una grande tensione negativa rispetto al potenziale verso terra. Questo processo, che si determina più facilmente quando la temperatura, l’umidità e la tensione sono alte, provoca problemi di funzionamento della cella fotovoltaica e di conseguenza il pannello produce meno energia elettrica di quanto previsto. Lo studio dell’Università L’Università di Hasselt / imo-imomec ha sottoposto i pannelli a degli stress test, a determinate condizioni stabilite dalla Commissione elettrotecnica internazionale e descritte nello standard IEC 62804, per verificare la sensibilità dei diversi moduli fotovoltaici all’effetto PID. Nel dettaglio 49 diversi pannelli fotovoltaici di 33 produttori sono stati lasciati per 96 ore in una stanza climatica, ad una temperatura di 60°, una umidità del 60% e una tensione di 950 V. I risultati del test sono allarmanti perché indicano che solo 12 moduli su 49 sono rimasti al di sotto del limite di degradazione del 5%. Il 75% del campione è risultato sensibile o estremamente sensibile all’effetto PID. I moduli che hanno perso più dell’85% di efficienza a causa del PID hanno mostrato un tasso di recupero inferiore o nel peggiore dei casi non hanno proprio recuperato. La soluzione Pidbull Tra le soluzioni testate e che hanno dato ottimi riscontri quella proposta da Pidbull azienda che fa parte del Gruppo Edison Energy, società di energia rinnovabile, si è mostrata capace di riparare in modo sicuro i pannelli solari stressati dall’effetto PID. Dopo soltanto 96 ore di rigenerazione, il miglioramento medio di tutti i pannelli è stato del 21%. Davy Verheyden, managing director di Pidbull sottolinea che si tratta di una tecnologia semplice da installare, durevole, e non richiede alcuna alterazione dell’installazione tecnica esistente. Scarica la ricerca realizzata dall’Università di Hasselt (inglese) Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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