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A cura di: Tommaso Tautonico L’energia solare è una fonte di energia economica, pulita, modulare e flessibile. Attualmente è una delle rinnovabili più economiche sul mercato e la più accessibile per le famiglie europee. L’Unione europea, nell’ambito del piano REPowerEU, ha introdotto la Strategia dell’Unione europea per l’energia solare, con lo scopo di installare oltre 320 GW di solare fotovoltaico entro il 2025 e arrivare a 600 GW entro il 2030. Queste capacità aggiuntive potrebbero sostituire il consumo di 9 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno entro il 2027. Nel 2020, il 5,2% della produzione totale di elettricità dell’Ue proveniva dall’energia solare. Sulla base delle attuali tendenze del mercato, il solare ha il potenziale per soddisfare fino al 20% della domanda di elettricità del continente entro il 2040. Un ulteriore dispiegamento di impianti di energia solare, così come affermato nel Green Deal europeo e nel piano REPowerEU, è un passo essenziale nella transizione europea verso l’energia pulita e la neutralità climatica. Inoltre, l’aumento della sua diffusione ridurrebbe la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Fotovoltaico ed altre tecnologie solari Le tecnologie solari, capaci di convertire la luce in energia, sotto forma di elettricità (fotovoltaico e solare a concentrazione) o calore (solare termico), diventano sempre più avanzate ed efficienti. Il fotovoltaico converte la luce solare direttamente in elettricità. Le politiche dell’Ue in materia di rinnovabili hanno contribuito a ridurre i costi del fotovoltaico dell’82% nell’ultimo decennio, grazie soprattutto ai sussidi. Questa riduzione ha aumentato la domanda, contribuendo a rendere il fotovoltaico una delle tecnologie più competitive e in rapida crescita: da 52 GW di capacità fotovoltaica totale installata nel 2011, l’Ue ha raggiunto quasi 160 GW nel 2021. Le nuove tecnologie promettono una maggiore conversione di energia, una maggiore efficienza e costi inferiori sia per l’industria che per i consumatori. Tra le nuove tecnologie in fase di sviluppo c’è ad esempio il fotovoltaico integrato negli edifici, capace di generare elettricità e contemporaneamente fungere da componente dell’edificio, come tetto o facciata. Attualmente, l’Ue ha finanziato due progetti, Be-Smart e BIPVBOOST, allo scopo di analizzare le principali barriere di mercato e capire quali sono le richieste tecnologiche integrabili nel settore edile. Tra le tecnologie di solare a concentrazione rientrano tutte quelle tecnologie che mirano a trasformare l’energia della radiazione solare in calore ad altissima temperatura per poi convertirlo in elettricità. Un notevole vantaggio del solare a concentrazione è la sua capacità di immagazzinare energia termica e produrre elettricità in un secondo momento. In un sistema elettrico caratterizzato da quote elevate di rinnovabili, il solare a concentrazione può contribuire a colmare le lacune create dai bassi livelli di produzione di energia. Tuttavia, rispetto al fotovoltaico, il solare a concentrazione fa molto affidamento sull’irradiazione diretta, che ne limita l’applicazione ad alcune regioni del mondo. Il solare termico invece, è utilizzato principalmente per produrre acqua calda sanitaria negli edifici residenziali e nell’industria, attraverso collettori di calore. Il suo principale vantaggio negli usi industriali è legato alla sua economicità oltre a non fare affidamento su nessun combustibile. Dato le sue caratteristiche, il solare termico può essere utilizzato nella maggior parte delle regioni europee, ed è particolarmente valido nei Paesi dell’Europa orientale e sudorientale, dove il calore del sole è l’opzione più economica per sostituire il riscaldamento basato su combustibili fossili. L’integrazione dei collettori solari nelle ristrutturazioni edilizie per l’efficienza energetica può contribuire all’espansione di questa tecnologia. Sviluppo, ricerca e posti di lavoro Negli ultimi anni, la produzione di energia solare assieme all’intera catena del valore, sono stati ostacolati da una serie di fattori, primo fra tutti la riluttanza del settore finanziario a sostenere investimenti industriali. A rallentare la diffusione ha contribuito anche la limitata catena di approvvigionamento di diversi componenti e la complessità delle procedure autorizzative. Attualmente, l’Ue importa la maggior parte dei prodotti di energia solare che installa. Nel 2020 ha acquistato 8 miliardi di euro di pannelli fotovoltaici, il 75% provenienti dalla Cina, dove si concentra la maggior parte dell’industria manifatturiera globale. L’upscaling della produzione di tecnologie solari nell’Ue è quindi fondamentale per un’espansione competitiva della produzione di energia solare. Per affrontare le strozzature che rallentano i progetti rinnovabili, la Commissione ha pubblicato, insieme al piano REPowerEU, una raccomandazione sulla rapida autorizzazione per i progetti di energia rinnovabile e ha introdotto una proposta legislativa per facilitare gli accordi di acquisto dell’energia. A livello di ricerca, l’Ue sostiene progetti che contribuiscono a ridurre il costo delle tecnologie, migliorandone efficienza e sostenibilità energetica. Molti di questi progetti esaminano l’integrazione del solare fotovoltaico nell’agricoltura, nei trasporti e nell’industria. Il progetto Horizon 2020 SolAqua ad esempio, esplora l’uso dell’irrigazione solare, dove l’energia solare alimenta il sistema di pompe che forniscono l’acqua, azzerando le emissioni per l’irrigazione delle colture. Tra il 2014 e il 2020, il programma Horizon 2020 ha investito circa 259,5 milioni di euro in attività legate al fotovoltaico. A livello occupazionale, la sola industria del fotovoltaico ha occupato, nel 2020, 357.000 posti di lavoro, una cifra che dovrebbe almeno raddoppiare entro il 2030. Più in generale, così come sottolineato dal report “World Energy Employment” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2022 tutto il settore energetico è destinato a registrare la crescita occupazionale più rapida degli ultimi anni. L’occupazione del settore energetico si è ripresa dalle interruzioni dovute al Covid-19, superando il livello pre-pandemia di oltre 65 milioni di persone, ovvero circa il 2% della forza lavoro totale. La crescita è stata trainata dalle assunzioni nei settori dell’energia pulita, accompagnati dal calo dell’occupazione nei settore del petrolio e del gas. L’occupazione legata al settore dell’energia pulita ha superato la soglia del 50% rispetto all’intero settore energetico, con quasi due terzi dei lavoratori coinvolti nella costruzione di nuovi progetti e nella produzione di tecnologie per l’energia pulita. In tutti gli scenari previsti dall’Agenzia, l’occupazione nell’energia pulita è destinata a crescere. Nello scenario emissioni nette zero al 2050, entro il 2030 verranno creati 14 milioni di nuovi posti di lavoro, mentre altri 16 milioni di lavoratori passeranno a nuovi ruoli legati al mondo dell’energia pulita. Per questo, sottolinea il report, i responsabili politici dovranno concentrarsi sulla formazione professionale e sullo sviluppo delle capacità, per garantire che la transizione energetica vada a beneficio del maggior numero di persone possibile. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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