Accordo di Parigi: siamo su un “percorso catastrofico”, verso i 2,7° di riscaldamento

Altro che Accordo di Parigi per salvare il clima: senza azioni urgenti e concrete, soprattutto delle nazioni ricche, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha avvertito che siamo su un percorso catastrofico, verso i 2,7 gradi di riscaldamento entro la fine del secolo. Anche il Premier Draghi nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme per il clima

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Accordo di Parigi: siamo su un "percorso catastrofico" verso i 2,7° di riscaldamento

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Il rischio di non rispettare l‘accordo per il clima siglato a Parigi, che chiede di limitare l’aumento delle temperature a 1,5° rispetto al livello pre industriale è sempre più alto: António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, nei giorni scorsi ha avvertito che senza azioni forti, urgenti e concrete, siamo su un percorso catastrofico, verso i 2,7 gradi di riscaldamento entro la fine del secolo.

I dati emergono dall’analisi aggiornata, rilasciata dall’agenzia per il clima dell’ONU (UNFCCC), sui piani d’azione nazionali per il clima (noti come Nationally Determined Contributions o NDCs) presentati dai 191 paesi che hanno firmato l’accordo.

Il rapporto segnala che c’è una chiara tendenza alla riduzione delle emissioni di gas serra, ma le nazioni devono urgentemente raddoppiare i propri sforzi sul clima se vogliono prevenire un disastroso riscaldamento globale in futuro.

Il documento include gli aggiornamenti degli NDC di 113 paesi che rappresentano circa il 49% delle emissioni globali, comprese le nazioni dell’Unione Europea e gli Stati Uniti. Complessivamente le emissioni di gas serra di queste nazioni dovrebbero diminuire del 12% nel 2030 rispetto al 2010. “E un passo importante ma insufficiente, come sottolineato da Guterres al Forum delle maggiori economie su energia e clima di venerdì, ospitato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Abbiamo bisogno di un taglio del 45% delle emissioni entro il 2030, per raggiungere la neutralità del carbonio entro la metà del secolo”.

Il Rapporto spiega che 70 paesi hanno aderito agli obiettivi di neutralità del carbonio entro la metà del secolo, se si concretizzasse questo percorso, ci potrebbe essere una maggiore riduzione delle emissioni, di circa il 26% entro il 2030, rispetto al 2010.

Tuttavia, se i piani nazionali rimangono come sono ora per tutti i 191 paesi, le emissioni globali medie nel 2030 rispetto al 2010, invece di diminuire, aumenteranno di circa il 16%.

Secondo gli ultimi risultati dell’IPCC, ciò significherebbe che, a meno che non si intervenga immediatamente sul clima, ci sarebbe aumento della temperatura di circa 2,7C, entro la fine di questo secolo. Il capo delle Nazioni Unite ha ricordato che gli strumenti per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi dell’accordo di Parigi ci sono, ma siamo pericolosamente vicini al codice rosso e al punto di non ritorno”.

I dati sono confermati anche dal Rapporto 2021 dell’organizzazione United in Scienze che segnala che la riduzione  delle emissioni di carbonio causata dal blocco legato al COVID-19 è stata temporanea e non ha rallentato l’inesorabile avanzata del cambiamento climatico. Le concentrazioni di gas serra sono a livelli record e il mondo è decisamente fuori rotta rispetto agli obiettivi di Parigi.

La sida del carbone

L’energia ottenuta dal carbone è ancora troppa e rischia di aumentare: “Se tutte le centrali a carbone pianificate diventano operative, non solo saremo chiaramente al di sopra di 1,5 gradi, ma  saremo ben oltre i 2 gradi. Gli obiettivi di Parigi andrebbero in fumo”. E’ necessario aiutare la transizione nei paesi che dipendono dal carbone verso fonti di energia più pulite.

Dismettere le centrali a carbone per salvaguardare il clima

Senza promesse e impegni finanziari da parte delle nazioni industrializzate per aiutare questo percorso, “c’è un alto rischio di fallimento della COP26“, ha continuato Guterres, riferendosi al cruciale vertice sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow tra sei settimane. Le nazioni del G20 rappresentano l’80% delle emissioni globali. La loro leadership è più che mai necessaria. Le decisioni che prenderanno ora determineranno se la promessa fatta a Parigi sarà mantenuta o meno”.

Il capo dell’ONU ha sottolineato che entro la COP26, tutte le nazioni dovrebbero presentare piani più ambiziosi che aiutino a mettere il mondo su un percorso di 1,5 gradi.

“Abbiamo anche bisogno che le nazioni sviluppate mantengano finalmente l’impegno di 100 miliardi di dollari promesso più di dieci anni fa a sostegno dei paesi in via di sviluppo”.

Il mondo in pericolo

Secondo gli scienziati di United in Scienze, l’aumento delle temperature globali sta già alimentando devastanti eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, con impatti crescenti su economie e società. Per esempio, miliardi di ore di lavoro sono state perse a causa del caldo eccessivo.

“Ora abbiamo cinque volte il numero di disastri meteorologici registrati rispetto al 1970 e sono sette volte più costosi. Anche i paesi più sviluppati sono diventati vulnerabili”, ha detto il capo delle Nazioni Unite.

Aumentano gli eventi metereologici estremi

Rispetto al futuro lo Studio segnala che la temperatura media globale degli ultimi cinque anni è stata tra le più alte mai registrate, e c’è una crescente probabilità che aumenti ancora superando temporaneamente nei prossimi cinque anni la soglia di 1,5° Celsius rispetto all’era preindustriale.

Si segnala inoltre che il livello del mare sta continuando a salire (è aumentato di 20 cm dal 1900 al 2018) minacciando le isole basse e le popolazioni costiere di tutto il mondo. “La COP26 di novembre deve segnare questo punto di svolta. Per allora abbiamo bisogno che tutti i paesi si impegnino a raggiungere emissioni nette zero entro la metà di questo secolo e a presentare strategie a lungo termine chiare e credibili”.

Anche se le emissioni vengono ridotte per limitare il riscaldamento a ben meno di 2 °C, il livello medio globale del mare aumenterà probabilmente di 0,3-0,6 m entro il 2100 e potrebbe aumentare di 0,3-3,1 m entro il 2300.

L’allarme di Mario Draghi

Intanto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi intervenendo nei giorni scorsi al Major Economies Forum on Energy and Climate, promosso dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha sottolineato che il mondo “sta venendo meno alla promessa firmata a Parigi di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali: continuando con le attuali politiche raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo, con conseguenze catastrofiche. E’ indispensabile, ha continuato il premier, rispettare gli impegni e definirne di più ambiziosi”.

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