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Le ultime settimane sono state caratterizzate da temperature molto alte in gran parte del mondo, con una serie di ondate di calore in diversi Paesi, dagli Stati Uniti alla Cina. A Roma la temperatura ha toccato i 40°C, a Marrakesh ha raggiunto i 46,8°C, Pechino ha stabilito un record raggiungendo per 28 giorni consecutivi una temperatura superiore ai 35°C, a Phoenix si è patito il caldo peggiore degli ultimi 50 anni. Gli esempi potrebbero continuare ma è chiaro che, con l’intensificarsi dei cambiamenti climatici in tutto il mondo, i fenomeni estremi come le ondate di calore, sono destinati a crescere di intensità e frequenza, creando gravi disagi a livello urbano e per la popolazione (Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine a questo proposito ha rilevato che solo in Europa, la scorsa estate, ci sono stati più di 61.000 decessi legati al caldo). Il rapporto del 2022 del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico ha tracciato un quadro molto preoccupante delle conseguenze del riscaldamento globale incontrollato: aumento delle ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Nelle città, in cui vive il 55% delle persone, normalmente la temperatura è da 5°C a 9°C più alta rispetto alle aree rurali a causa della cementificazione e della concentrazione di persone e automobili. Entro il 2050, a meno che le emissioni che alterano il clima non inizino a diminuire in maniera drastica, quasi 1.000 città toccheranno temperature medie estive di 35° C, quasi il triplo di quelle attuali. La popolazione urbana esposta a queste temperature elevate potrebbe aumentare dell’800%, raggiungendo 1,6 miliardi entro la metà del secolo. Secondo gli esperti nelle città particolarmente esposte al riscaldamento la natura può aiutare a contrastare alcuni degli effetti del cambiamento climatico. Steven Stone, vicedirettore della Divisione Industria ed Economia del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) spiega che “Il mondo naturale offre molti modi sostenibili ed economici per ridurre le temperature. Molti comuni stanno iniziando a rendersene conto, e questo è un passo fondamentale per adattarsi al cambiamento climatico e al caldo estremo che ne consegue”. Eleni Myrivili, Global Chief Heat Officer di UN-Habitat aggiunge che “Le malattie e i decessi causati dal caldo si possono prevenire con un’adeguata consapevolezza, risorse e risposte attuato in primis su scala urbana”. E’ per esempio possibile ridurre i rischi legati al caldo in città emettendo avvisi tempestivi di caldo estremo, aprendo centri di raffreddamento e aumentando in maniera significativa gli spazi verdi. Secondo i dati del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) piantumare alberi nelle strade cittadine garantirebbe un calo di 1°C nelle giornate più calde. Le foreste urbane e i grandi parchi offrono anche benefici di raffrescamento per quasi 1 km oltre i propri confini. Il collegamento degli spazi verdi crea corridoi di vento che riducono le temperature locali. Un altro effetto positivo è legato al rispetto e salvaguardia dei bacini idrici come laghi, canali, stagni e zone umide nelle aree urbane. Oltre alle soluzioni naturali, secondo gli esperti le città dovranno trovare altri modi per raffreddarsi senza alimentare la crisi climatica. Tra questi, la transizione verso le energie rinnovabili, l’integrazione del raffreddamento passivo negli edifici. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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