Certificazione energetica degli edifici in Italia: luci e ombre nel patrimonio edilizio

Pubblicata la quarta edizione del rapporto annuale sulla Certificazione energetica degli edifici in Italia. Ne emergono novità ed elementi positivi, migliorano le prestazioni del parco edilizio ma il 55% degli immobili censiti sono ancora in classe F o G

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Rapporto Enea-CTI sulla Certificazione energetica degli edifici in Italia alla IV edizione

La Certificazione energetica degli edifici è una cartina tornasole per comprendere lo stato dell’arte di uno dei comparti più impattanti a livello ambientale: l’edilizia, responsabile di circa il 40% delle emissioni di CO2 su scala mondiale. Inoltre crisi climatica, aumento dei costi energetici e nuova direttiva EPBD confermano che è necessario che gli interventi di riqualificazione ed efficientamento del patrimonio edilizio rappresentino una priorità strategica, anche per rispettare l’obiettivo di decarbonizzazione dell’UE al 2050.

In questo contesto è stata presentata venerdì scorso la IV edizione del Rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici realizzato da ENEA e Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI) che “rappresenta un ulteriore sforzo per migliorare la qualità del quadro d’insieme del patrimonio immobiliare privato e pubblico – spiega Gilberto Dialuce, Presidente ENEA. Una sinergia indispensabile (tra ENEA e CTI) anche per la definizione delle strategie di intervento nel settore a livello nazionale e territoriale, e per un orientamento più mirato e stabile nel tempo degli investimenti necessari e dei relativi sistemi di incentivazione”.

Le novità non mancano nella quarta edizione del documento d’analisi, in cui sono stati aggiunti quattro nuovi capitoli con l’obiettivo principale di migliorare la qualità degli APE. Sono stati introdotti studi e analisi sui meccanismi di controllo della qualità dei dati immessi dai certificatori, e alcune piattaforme in grado di collegare i database delle certificazioni energetiche a quelli degli impianti termici installati nelle abitazioni. Più spazio, inoltre, ai temi che riguardano l’implementazione del Catasto Energetico Unico (CEU) regionale e al ruolo del Portale nazionale per la Prestazione Energetica degli Edifici (PnPE2).

E’ particolarmente interessante la possibilità di digitalizzazione degli APE che potrebbe velocizzare l’analisi delle aree e degli edifici su cui intervenire, semplificando anche per i cittadini l’accesso agli strumenti, grazie agli sportelli unici digitalizzati (one stop shop). Tra i servizi offerti dal Portale Nazionale sulla Prestazione Energetica degli Edifici (PnPE2) vi è il “Passaporto dell’immobile” che, per ciascun edificio, propone una vera e propria mappatura energetica “contenente informazioni circa gli incentivi usufruiti, il potenziale di efficientamento e gli interventi di riqualificazione, eventualmente incentivabili, con la relativa stima dei costi e dei tempi di ritorno degli investimenti“.

Certificazione energetica degli edifici in Italia: cosa emerge

Il rapporto sulla certificazione energetica degli edifici in Italia è uno “strumento di lavoro sempre aggiornato e in continua evoluzione per supportare chi deve o vuole definire strategie, misure e azioni sul parco edilizio nazionale in linea con gli sfidanti obiettivi che ci impongono la transizione energetica e la decarbonizzazione“, ha evidenziato il Presidente del CTI, Cesare Boffa.

Certificazione energetica degli edifici in Italia, a che punto siamo

Strumento attualmente gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), la certificazione energetica è utile a monitorare lo stato di efficienza energetica del parco edilizio nazionale, rilevando anche il tasso di riqualificazione di edifici pubblici e privati.

Il vertice dell’Agenzia nazionale per l’efficienza energetica ha chiarito l’importanza del SIAPE, ovvero il Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica, strumento nazionale per la raccolta degli APE di edifici e unità immobiliari. Realizzato da Enea per impiegare al meglio la ricchezza di informazioni contenute negli Ape, tale sistema ha comportato un intenso lavoro per istituirlo e oggi il quadro delle Regioni e Province Autonome ad esso collegato è praticamente completo, il che assicura l’affidabilità di analisi e statistiche.

APE: cosa c’è da sapere

Il rapporto ENEA-CTI ha analizzato tutti i parametri contenuti per gli APE emessi nel 2022 da 17 Regioni e 2 Province Autonome, registrati nel SIAPE: circa 1,3 milioni (per l’87,5% residenziali e 12,5% non residenziali), che permettono di avere una panoramica delle prestazioni energetiche del territorio nazionale e confrontarla con quelle precedenti.

Attestato di prestazione energetica, cosa c'è da sapere

La buona notizia è che rispetto ai dati del 2021 sono diminuiti del 3,7% gli immobili classificati nelle classi energetiche F e G, le peggiori, e sono aumentate nella stessa misura quelli nelle classi migliori A4 e B.

La cattiva notizia è che è ancora molto alta, circa il 55%, la % di immobili nelle ultime 2 classi energetiche (G e F).
La percentuale di APE nelle classi energetiche migliori (A4-B) è di circa il 14%.

Altre annotazioni: la Lombardia è la regione con il maggior numero di attestati emessi (20,5%), seguono Lazio (9,6%) e Veneto (8,4). Gli immobili certificati sono spesso collegati  a passaggi di proprietà e locazioni, anche se il dato, a poco più dell’80%, è in leggero calo. Crescono dell’1,5% rispetto alla precedente edizione, le riqualificazioni energetiche (5,7% degli APE) e le ristrutturazioni profonde (4,1% degli APE).

Infine tra il 2015 e il 2022 sono stati registrati più di 17.408 APE nella categoria NZEB, che rappresentano meno dello 0,5% del totale degli APE.

Certificazione energetica, cosa pensano le associazioni

Nel Rapporto è presente l’esito di un questionario sottoposto a circa 80 soggetti, tra associazioni, consorzi e ordini professionali, che hanno dato un riscontro sui principali temi legati alla certificazione energetica e alla bozza della nuova direttiva europea Case Green. Quello che emerge con chiarezza è la necessità di semplificazione e di disporre di un ” format di APE che sia comprensibile, semplice e affidabile per l’utente finale“. Rispetto alla direttiva EPBD sarà necessario che certificatori energetici, progettisti e installatori aggiornino le proprie competenze, anche tramite certificazioni.

Oltre il 70% degli intervistati è concorde nel sottolineare l’importanza degli incentivi, mirati a seconda delle specifiche esigenze, a sostegno degli interventi di riqualificazione per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa.


07/11/2022

Certificazione energetica degli edifici, i dati del 2021

Pubblicata la terza edizione del rapporto annuale sulla Certificazione energetica degli edifici in Italia. Ci sono elementi positivi, ma sei edifici su dieci sono ancora in classe F o G

Certificazione energetica degli edifici, i dati del 2021

Pubblicata la terza edizione del rapporto annuale sulla Certificazione energetica degli edifici in Italia, frutto della collaborazione tra ENEA e CTI (Comitato Termotecnico Italiano).

La prima novità del documento d’analisi è l’entrata in vigore dell’obbligo del rispetto dei requisiti NZEB per tutte le nuove costruzioni. Inoltre sono state applicate le prescrizioni riguardanti la misurazione e la fatturazione dei consumi energetici per il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione centralizzata dell’acqua calda sanitaria nei condomini e negli edifici polifunzionali. Entrambe costituiscono buone notizie per migliorare l’efficienza energetica in edilizia.

Autentica novità della terza edizione è il questionario sulla percezione della certificazione energetica somministrato ai certificatori energetici (figura introdotta con la EPBD) e il relativo risultato. C’è un’altra evidenza, positiva: un aumento sensibile delle opere di riqualificazione energetica, trainate dal Superbonus 110%.

C’è anche da segnalare, dopo una pausa d’arresto della tendenza positiva subita nel 2020, dopo un quadriennio (2016-2019) in crescita, della riduzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche F e G: nel 2021 si attesta a circa il -2%.

Restano però le “ombre”, la prima e più consistente delle quali è costituita dallo stato in cui versa il patrimonio immobiliare italiano, caratterizzato da prestazioni energetiche carenti: quasi il 60% degli edifici è in classe G o F.

Un patrimonio edilizio datato e inefficiente. E i controlli? Per lo più assenti

Dai dati SIAPE è possibile anche dedurre l’età degli immobili italiani dotati di Attestato di Prestazione Energetica: il 76% sono stati costruiti almeno 30 anni fa, o più precisamente prima dell’emanazione della legge 10/ 91. Un patrimonio assai datato: «questo fa capire che l’efficienza energetica del patrimonio edilizio italiano è abbastanza carente – ha ammesso il presidente ENEA –. Tuttavia c’è una lieve riduzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche più infime (F e G), riprendendo la tendenza al miglioramento arrestatasi nel 2020». Il confronto tra 2020 e 2021 evidenzia una riduzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche F e G di circa il 2%, in favore di quelle C-E (+0,5%) e quelle A4-B (+1,5%).

In Italia un patrimonio edilizio datato e inefficiente

In ogni caso un edificio su tre si trova nella classe più infima: infatti, nella classe G rientra il 34,3% degli immobili.

Un altro punto dolente sono i controlli obbligatori: solo 12 tra gli Enti Locali intervistati (57%) hanno dichiarato di applicare un sistema di controllo degli APE; tuttavia, di questi, solo 10 (8 Regioni e 2 provincia Autonoma) hanno indicato le informazioni relative agli APE controllati.

 


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