“Il Superbonus è morto, viva il Superbonus!” Analisi costi – benefici di una misura controversa

Ancora tutto bloccato sul fronte del Superbonus. In attesa di un decreto del buonsenso, che sblocchi la cessione dei crediti, analizziamo dati e studi, a cavallo tra Commissione Europea, Enea, Ance e Nomisma.
L’obiettivo? Analizzare costi e benefici di una misura controversa, che il Governo Draghi ha da sempre contrastato e capire cosa c’è di vero.

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Superbonus: analisi costi e benefici di una misura controversa

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C’era una volta il Superbonus. Bocciato sia dal Governo Draghi (che in appena un anno lo ha ripetutamente vessato, a suon d’invettive e decreti) che dalla Corte dei Conti. Promosso dall’Europa, e da numerosi studi e ricerche che ne sviscerano gli effetti – diretti e indiretti – indotti nel sistema Paese.

Draghi non ha perso l’occasione di attaccare il bonus edilizio ideato dai 5 Stelle anche nel suo ultimo intervento alla Camera, prima della caduta del Governo: “il meccanismo di cessione dei crediti è stato disegnato senza discernimento. Chi ha disegnato il Superbonus è il colpevole.”

Già il 3 maggio di quest’anno aveva confessato all’Europa, intervenendo al Parlamento Europeo, di non essere d’accordo sulla validità del Superbonus, in quanto secondo lui “il costo di efficientamento è più che triplicato, grazie ai provvedimenti del 110%. I prezzi degli investimenti per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati perché il 110 toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo. Questi sono i risultati.”

Ma davvero il Superbonus è stato artefice e unico responsabile dell’aumento dei costi?

Cerchiamo qui di ricostruire, con l’ausilio di documenti, studi e ricerche, la storia del Superbonus, uno strumento forse imperfetto, ma indubbiamente artefice di una rivoluzione nel settore delle costruzioni, capace di trainare l’intero Paese al di fuori di una crisi economica, sociale e sanitaria universale.

C’era una volta il Superbonus

I bonus edilizi per l’efficientamento energetico (ecobonus) e la messa in sicurezza sismica (sismabonus) hanno generato, in un momento di crisi profonda del lavoro aggravata dalla pandemia del Corona Virus, una forte scossa al Paese, assorto com’era in un’immensa tragedia sociale dai contorni indefiniti e cupi.

Superbonus, un po' di storia

Per rilanciare la stagnante economia italiana, gravemente compromessa dai vari lockdown, l’allora Governo Conte, capitanato dal Movimento 5 Stelle ben conscio che l’edilizia è tra i motori principali del Paese, inventa una misura ad hoc: il Superbonus 110%. Introdotto dal dlgs 34/2020 c.d. “decreto rilancio”, il Superbonus prevede un’aliquota di detrazione fiscale elevata al 110% per le spese sostenute per gli interventi di efficienza energetica (ecobonus) – trainanti e trainati – di coibentazione dell’involucro edilizio (cappotto termico) e/o sostituzione dell’impianto termico, e per gli interventi antisismici (sismabonus).

Laddove tutto sembrava fermo e immobile e muto, come implacabile attesa di divina provvidenza, all’urlo di “io resto a casa”, gli incentivi fiscali innescano un rapido quanto poderoso mutamento, iniettando nuova linfa ed energia in tutto il sistema produttivo. Al tempo stesso offre una risposta ambientale ai cambiamenti climatici, rendendo gli edifici più efficienti e meno dispendiosi di energia e CO2, e sicure sotto il profilo sismico.

Partendo dalle parole poco lusinghiere di Draghi, analizziamo dati reali, studi e ricerche. Ne nascono una serie di obiezioni che ricostruiscono l’impatto degli incentivi nella società italiana, con l’ambizione di smontare – una alla volta – tutte le tesi avverse. Ma non prima di una doverosa premessa introduttiva, che ci permette di collocare il Superbonus in un quadro di più ampio respiro.

Premessa: patrimonio immobiliare e consumi energetici

Il patrimonio edilizio italiano si compone di una larga fetta di edifici residenziali vetusti: il 65% degli oltre 12 milioni di edifici sono stati realizzati prima del 1976, ovvero anteriormente all’emanazione della prima norma nazionale sul risparmio energetico (Legge 373/76).

Patrimonio immobiliare italiano e consumi energetici

I dati sugli Attestati di Prestazione Energetica o APE, relativi a circa 2 milioni di abitazioni, confermano l’esistenza di una nutrita maggioranza di edifici caratterizzati da prestazioni energetiche scadenti o mediocri (circa 60% si colloca nelle tre classi più basse, dalla E alla G).

Classe energetica degli edifici in Italia
Distribuzione % degli edifici residenziali con APE, per classe energetica di appartenenza (Fonte: elaborazione Centro Studi CNI su dati Enea)

Enea stima, tenendo conto dello stato del patrimonio edilizio, la superficie residenziale da riqualificare nell’arco di circa 10 anni per poter raggiungere un primo obiettivo di efficientamento energetico degli edifici con una riduzione di Co2 da 44,1 Mton nel 2020 a 32,7 Mton nel 2030 ed un risparmio annuo consistente di energia finale, che sia necessario intervenire su 24 milioni di metri quadri l’anno per dieci anni (pari a 240 milioni di metri quadri di residenziale dei 3 miliardi di metri quadri oggi esistenti) con una spesa di riqualificazione profonda degli edifici di 9 miliardi l’anno. E, considerando la crisi economica in atto, il Superbonus è forse l’unico strumento in grado di avvicinarsi all’obiettivo.

Tra i Paesi dell’Unione Europea – afferma Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNIl’Italia è all’avanguardia per aver sperimentato prima di tutti uno strumento che ha dato il via a quell’ondata di ristrutturazioni che proprio la Commissione Europea di appresta ad imporre ai singoli Paesi. Dal 2020 ad oggi sono stati investiti 35 miliardi di euro in Super ecobonus in Italia, ma siamo solo all’inizio di un percorso”.

Ma riconosce anche che “lo strumento dei Superbonus va ricalibrato accentuandone il carattere di equità, capillarità e trasparenza. Per questo il Governo non dovrebbe chiedere di porre un limite temporale sic et simpliciter a questo tipo di intervento, ma studiare un meccanismo che consenta il prosieguo dell’opera di risanamento e efficientamento energetico degli edifici con minore aggravio per lo Stato ponendosi però un ambizioso obiettivo strategico”.

Dati superbonus aggiornati a giugno 2022. Fonte Enea

Secondo i dati ENEA dell’ultimo report disponibile – relativo a giugno 2022 – sull’intero territorio nazionale, a fronte di un numero di asseverazioni totali pari a quasi 200 mila, sono stati ammessi a detrazione investimenti per 35,2 miliardi di euro, che arriveranno a quota 38,7 mld alla fine dei lavori (per i cantieri in corso). Circa la metà delle detrazioni fiscali (17,3 mld) sono stati spesi per interventi sui condomini.

Obiezione 1: l’aumento delle materie prime

Il superbonus è responsabile dell’aumento dei prezzi delle materie edili. È davvero così?

Il prezzo di un prodotto viene stabilito dal mercato che, come sappiamo, è assoggettato alla regola, tanto semplice quanto celebre, della “domanda-offerta” in modo indirettamente proporzionale: all’aumentare della domanda cresce il valore del bene; viceversa, il prezzo diminuisce.

obiezione superbonus responsabile aumento prezzi materiali

L’aumento dei prezzi delle materie prime era stato rilevato dal Governo già ad aprile dello scorso anno, e nuovamente a novembre (decreto MIMS 11 novembre 2021). Con due appositi decreti, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, ha preso atto della situazione e ne ha certificato l’esistenza. Il rincaro dei materiali edilizi e delle materie prime ha preso avvio già dai primi mesi del 2020 ed è continuato a salire fino ad oggi.

Tra i materiali che hanno rilevato maggior aumenti percentuali (primo semestre 2021 rispetto al prezzo medio 2020), abbiamo i metalli come i tondini per il cemento armato (+43,80%) o le lamiere in acciaio (+59,37%). Non si salva nemmeno il legno (abete: +43,77%) o i laterizi (mattoni pieni: +19,08%) o le materie plastiche (tubi in pvc rigido: +21,52%).

Variazione del prezzo dei materiali da costruzione tra il 2021 e il 2022

Il rincaro è dovuto principalmente a una terna di motivi, accumulatisi nel tempo:

1. difficoltà di approvvigionamento, dovute alla situazione pandemica da Covid

2. scarsità dei materiali e delle risorse, causata dall’intensa e rinnovata attività edilizia trainata dai bonus a cui il sistema produttivo era impreparato

3. aumento dei costi dell’energia, principalmente scatenati a seguito della guerra in Ucraina

A tutto ciò va presumibilmente aggiunta l’attività speculativa. Come conferma CNA Veneto: “permangono i problemi in essere, su tutti la penuria di materie prime e materiali e la conseguente bolla speculativa causata principalmente dai limiti temporali troppo risicati del Superbonus. Serve una proroga generalizzata almeno a fine 2023 per sgonfiare le speculazioni e permettere una programmazione ad oggi impossibile, con aziende e cittadini con l’acqua al collo per le scadenze ravvicinate, la penuria di materiali e i prezzi alle stelle.”

Se il Superbonus è colpevole dell’aumento dei prezzi, se “il costo dell’efficientamento è triplicato”, lo è nella misura in cui ha incentivato il mercato del lavoro, permettendo al settore delle costruzioni di vivere un nuovo Rinascimento. Se questa è la colpa, lunga vita al Bonus.

Obiezione 2: costo insostenibile per lo Stato

Il Superbonus rappresenta un costo importante per lo Stato. Già a giugno aveva raggiunto la quota di stanziamenti previsti pari a 33,3 miliardi di euro, che diventeranno 38,7 mld a fine lavori. Questa spesa è sostenibile per le casse dello Stato?

Obiezione al superbonus: costo insostenibile per lo Stato

Benefici per l’economia, l’ambiente, la società. Secondo il primo Bilancio sociale e ambientale del Superbonus 110%, uno studio realizzato da Nomisma per conto di Ance Emilia, il Superbonus ha prodotto benefici di tipo economico, ambientale e sociale sull’intero Paese: a fronte di una spesa attuale di 38,7 mld, la misura ha generato un valore economico di 124,8 miliardi di euro (pari al 7,5% del Pil).

L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili prova a quantificare gli effetti positivi, diretti e indiretti, che questa misura ha generato nell’intero Paese. Nel suo report “SUPERBONUS 110%. Quanto costa davvero allo Stato?”, prende in considerazione un caso tipo reale di efficientamento energetico e ne fa una radiografia minuziosa. Ogni aspetto, dal processo edilizio (progettazione, direzione lavori, sicurezza, opere edili) alle singole lavorazioni, materiali e manodopera, viene attentamente esaminato.

Ance: analisi costi e benefici del superbonus

A ognuna di queste voci, relative all’intervento del Superbonus, vengono poi calcolate le entrate per lo Stato sottoforma di tassazione: Irpef, Irap, Inps, Inail, Iva. “Come detto, a queste entrate «dirette» si sommano quelle derivanti all’effetto reddito (minor spesa delle famiglie per consumi energetici) e dall’effetto ricchezza (maggior spesa per l’aumento di valore degli immobili)”.

Ance: superbonus, effetti sul bilancio dello stato

In conclusione, l’analisi porta a quantificare che, se lo Stato spende 57 miliardi per i bonus, ne incassa, direttamente, 26 miliardi, ovvero il 47% della spesa complessiva. Praticamente, a conti fatti, lo Stato spende realmente solo la metà di quanto investe.

Obiezione 3: le frodi fiscali dei bonus

Un punto che viene sovente menzionato dagli avversari politici del Superbonus è la proliferazione incontrollata delle frodi fiscali. Generata, a loro dire, da una regolamentazione troppo lasciva.

Tuttavia, se si guardano i dati dichiarati dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, al superbonus viene attribuito solo il 3% delle frodi rispetto all’intero comparto dei bonus edilizi (il bonus facciate ne conta il 46%).

Il superbonus e le frodi fiscali

Ciononostante, il Governo è corso più volte ai ripari, innalzando barricate e aggiungendo burocrazia e controlli attraverso ripetuti decreti che hanno snaturato l’essenza stessa del Superbonus – facilità di accesso e universalità – e inevitabilmente provocato ritardi e rallentamenti a tutto il settore edilizio.

Dapprima il DL “Antifrodi” (DL 157/2021) ha esteso il visto di conformità a tutti i bonus edilizi, oltre all’asseverazione della congruità delle spese. Poi Il decreto antifrodi bis o DL 13/2022 che ha limitato il sistema della cessione dei crediti – su cui si basa l’intera misura del Superbonus: prima illimitato – a sole due ulteriori cessioni.

Questa ultima misura ha inceppato in modo definitivo il meccanismo dei bonus, paralizzando di fatto l’intera industria delle costruzioni.

Enel X, osserva preoccupata “Riteniamo necessario che l’intero impianto normativo, attuale e futuro, garantisca un sistema virtuoso di controlli mirati e pene certe per chi ha intenzione di sfruttare illegalmente l’opportunità del Superbonus e degli incentivi fiscali nati a vantaggio dell’efficientamento energetico, che rappresentano una grande opportunità in termini di crescita economica e sviluppo sostenibile per il nostro Paese. Al contempo però crediamo sia molto importante non penalizzare, con continui cambiamenti in corso d’opera, le imprese che in questi anni hanno operato in modo serio e affidabile investendo risorse e mezzi e seguendo l’iter previsto per la corretta gestione dei cantieri e relativa maturazione dei crediti fiscali“.

Io posso riportare la mia testimonianza in qualità di tecnico professionista. Personalmente ho seguito una serie di casi, sia villette unifamiliari che condomini. E devo ammettere che, se si persegue un buon lavoro di efficientamento energetico, selezionando materiali ed elementi di buona qualità e validi sotto il profilo della prestazione energetica, nel rispetto delle normative edilizie e, considerando l’aumento delle materie prime (che i prezziari più aggiornati non riescono a stare al passo), anche volendo, lo spazio di manovra per gonfiare i prezzi è davvero limitatissimo. Anzi, se si seguono questi principi pedissequamente, si fa davvero fatica a rientrare di tutte le spese (considerando i tetti massimi per ogni tipologia d’intervento).

Certo è vero: esistono anche persone disoneste, che potrebbero approfittare di questo “regalo” dello Stato per avvantaggiarsene. Ma questo può valere ovunque: in ogni settore produttivo, alle diverse latitudini del pianeta. È giusto che per qualche mela marcia, si butti via tutto il frutteto?

Una misura promossa dalla Commissione Europea

Il 10 febbraio 2022, la Commissione Europea pubblica il rapporto “European Construction Sector Observatory – Policy fact sheet – Italy – Superbonus 110” dove analizza con attenzione la misura del Superbonus introdotta in Italia. Le attribuisce un valore di 4 stelle su 5, quasi il massimo. E ne auspica l’applicazione dei principi in tutta l’UE 27.

Dopo oltre un decennio di grave crisi del settore edile italiano, il livello di attività del settore è ancora del 35% inferiore rispetto al 2008. A seguito di vari tentativi inconcludenti di rilancio del settore, il governo italiano ha lanciato nel 2020 un piano di incentivi economici per contribuire a stimolare la crescita dell’attività nel settore delle costruzioni. Il programma mira anche a ridurre l’impatto ambientale del settore residenziale e contribuire agli obiettivi climatici dell’Italia”.

Una misura promossa dalla Commissione Europea

“Il programma Superbonus 110% ha ottenuto fino ad oggi un notevole successo. Continua ad attrarre un volume elevato e crescente di domande e contribuisce ad aumentare l’attività nel settore delle costruzioni.”

Il successo del Superbonus è evidenziato anche dai risultati di uno studio condotto dall’Osservatorio Italiano Conti Pubblici. Lo studio segnala che il volume delle vendite di immobili residenziali è cresciuto in modo significativo negli ultimi due semestri per i quali sono disponibili i dati, e con un tasso di crescita molto più elevato rispetto a quello registrato tra il 2015 e il 2019. I dati, mostrati nella figura 3, suggeriscono che il programma Superbonus sta raggiungendo il suo obiettivo di sostenere il settore delle costruzioni e stimolare la domanda di immobili”.

Volume compravendita immobili residenziali in Italia per semestre

La Commissione UE si sofferma sul sistema di cessione dei crediti, promuovendolo pienamente dal punto di vista sociale: “anche chi ha redditi bassi o con risorse finanziarie limitate può beneficiare del Superbonus 110% di agevolazione, commissionare importanti migliorie domestiche e godere di case più sicure con bollette energetiche più basse”.

Infine, suggerisce cinque raccomandazioni per contribuire a migliorare la portata e l’impatto del Superbonus 110%:

1. Il periodo di attuazione del programma dovrebbe essere esteso, ove possibile, per fornire ai richiedenti tempo sufficiente per completare gli interventi approvati e ricevere il rimborso. La progettazione e la complessità del lavoro di intervento possono limitare il tempo a disposizione per completare un progetto.
L’estensione del regime contribuirebbe a limitare il rischio che un richiedente paghi per un progetto che non può essere completato.

2. Il campo di applicazione dovrebbe essere esteso per sostenere gli interventi su una gamma più ampia di tipologie edilizie, piuttosto che limitare l’incentivo a categorie specifiche. Ad esempio, l’inclusione degli hotel potrebbe contribuire a generare una varietà di flussi di entrate e vantaggi;

3. La comunicazione e le procedure del Superbonus dovrebbero essere ulteriormente semplificate per rendere più facile per i privati e le piccole imprese beneficiare del regime;

4. Dovrebbe essere presa in considerazione l’inclusione nell’offerta Superbonus dei costi di valutazione dell’edificio e di progettazione preliminare (studio di fattibilità) dell’intervento, indipendentemente dal fatto che l’opera sia eseguita. Ciò contribuirebbe a garantire che le valutazioni degli edifici siano effettuate da società efficienti e affidabili;

5. Alcuni requisiti, in particolare quelli relativi all’efficienza energetica, dovrebbero essere riesaminati e modificati ove appropriato. Alcuni stakeholder non considerano l’attuale obbligo di migliorare un edificio di almeno 2 classi energetiche come una misura efficace del miglioramento per tutti gli interventi.
L’attenzione alla riduzione del fabbisogno energetico, piuttosto che alla semplice classificazione energetica, potrebbe essere un approccio più appropriato.

Il Superbonus è morto, viva il Superbonus!

Caro Draghi, si può non essere d’accordo col Superbonus?

Molte forze politiche hanno aspramente criticato la misura ideata e voluta dal Movimento 5 Stelle e in particolare dall’ex Ministro Riccardo Fraccaro, promotore della legge sul Superbonus. Forse non è perfetto, ma possiede innegabili potenzialità. Il Superbonus è una misura volta ad accelerare la c.d. Transizione energetica: da una parte aumentando l’efficienza energetica, dall’altro aumentando la quota di energie rinnovabili. Uno strumento che ha permesso all’Italia di crescere economicamente: il Superbonus ha trainato la nostra economia portando il PIL a crescere fino al 7,5%.

Permette l’ammodernamento del parco immobiliare italiano, che è perlopiù vecchio e dispendioso di energia. Permette di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE al 2050. Permette di risparmiare energia e ridurre il fabbisogno di riscaldamento/raffrescamento con ricadute sull’economia e sull’ambiente (meno emissioni di CO2).

Tutti i benefici del superbonus

Se il problema fosse il sostegno finanziario, si potrebbe pensare ad un sistema di acceso agli incentivi più diversificato. Ad esempio, come suggerisce la UE, sostituendo il fabbisogno energetico al “salto di classe”.

Con un principio a scalare dal 110 in giù per interventi che risultano meno efficienti. Ciò penalizzerebbe quegli interventi che non possano garantire un congruo risparmio di energia per le tasche e l’ambiente.

Favorendo invece chi persegue una riqualificazione davvero efficiente. Oppure ancora, per essere certi di rivolgersi alle classi meno abbienti della società, istituendo un sistema di accesso graduale basato sull’Isee o comunque per ordine di priorità.

Come suggerito dal presidente del CNI, oltre che dalla Commissione Europea, per rendere più efficiente lo strumento del Superbonus bisognerebbe allungarne i tempi di attuazione, per programmare interventi davvero efficaci su scala nazionale. E soprattutto aiuterebbe avere norme certe e definitive: i continui decreti in corso d’opera che ne vanno a modificare i principi e le regole, non giovano né alle imprese, né ai professionisti, né ai cittadini, né al Paese né all’ambiente.

Non è chiaro, tuttavia, se gli interventi effettuati siano tali da portare a rilevanti risparmi energetici. Sarebbe utile sapere (sulla base dei dati che gli utenti hanno fornito all’ENEA) qual è il costo del Superbonus per unità di C02 risparmiata.

Tuttavia, ora è tutto fermo, in attesa di un decreto che sblocchi il limite delle cessioni del credito.
In attesa che prevalga il buonsenso, non ci resta che esclamare: “il Superbonus è morto, viva il Superbonus!”


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