Eolico offshore galleggiante e industria: l’Italia e una leadership tutta da costruire

Le stime dell’Italia nell’eolico offshore galleggiante sono notevoli, sulla carta. Ma occorre fare dei passi importanti per liberare questo potenziale, ricordano ANIE ed Elettricità Futura

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Eolico offshore galleggiante e industria: l’Italia e una leadership tutta da costruire

L’Italia ha un enorme potenziale in termini di eolico offshore galleggiante e l’industria può avere un ruolo strategico per raggiungere risultati degni delle stime. Il nostro Paese è il terzo mercato a livello mondiale per potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante e conta su un settore manifatturiero di primissimo ordine in Europa.

È quanto evidenziato al convegno organizzato da ANIE ed Elettricità Futura dedicato al tema, ricordando alcuni dati forniti da The European House – Ambrosetti e dal Politecnico di Torino: il potenziale italiano nell’eolico floating offshore è superiore a 200 GW. Tuttavia a oggi contiamo solo su 30 MW di capacità eolica installata, nel comparto, malgrado ritenga di poter cogliere un obiettivo al 2030 pari a 2,1 GW contro 14 GW installati dal Regno Unito (con un target di 50 GW al 2030) e 8 GW installati dalla Germania, con un obiettivo di 30 GW da qui ai prossimi 7 anni.

Eolico offshore galleggiante e industria: il parere del ministro

È una sfida improba, ma possibile, che l’Italia può e deve affrontare nel settore dell’eolico offshore galleggiante; l’industria può contribuire a vincerla.

Intanto l’interesse degli operatori è registrato in crescita: le richieste di connessione di impianti eolici offshore ammontano a circa 100 GW (fonte: Terna). L’energia eolica offshore è un’attività capital intensive, e sbloccare gli investimenti necessari richiede regole e provvedimenti chiari e certi a lungo termine, ha spiegato Cosetta Viganò, responsabile Area Affari Normativi e Regolatori, Affari Tecnici di Elettricità Futura, restituendo la visione degli investitori.

Eolico offshore galleggiante e industria. Il potenziale in Italia

Lo stesso Governo intende fare la sua parte, anche se il comparto industriale avrà un ruolo essenziale. Lo ha sottolineato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia, Gilberto Pichetto Fratin, nel suo intervento virtuale al convegno milanese: «il settore eolico offshore è un’ottima strada da percorrere per continuare a incrementare la nosta capacità installata di fonti rinnovabili. Il nostro Paese ha già sviluppato competenze di alto livello su una tecnologia che ben si sposa con le caratteristiche dei nostri mari e con le esigenze di tutela paesaggistica del settore turistico».

Far crescere questa filiera italiana dipende «dal progetto dei privati, da grandi investimenti e da miglioramenti tecnologici che consentano una produzione sicura, qualificata e sempre più performante».

Lo stesso ministro ha ricordato come, a partire dal 2023 andranno superati gli obiettivi annui di nuova potenza installata da rinnovabili in modo da arrivare al 2030 a produrre i due terzi della nostra energia da fonti FER. «L’eolico offshore può dar molto al nostro Paese, dove esistono realtà industriali importanti per avviarlo e produrlo».

Lo stesso responsabile del dicastero ha voluto segnalare che sono già stati presentati progetti molto interessanti e che «c’è un promettente futuro». Inoltre, parte del PNIEC è focalizzata su questo ambito. Nell’occasione ha rilanciato una proposta già anticipata pochi giorni prima: «sto preparando un nuovo provvedimento che agirà su grandi aree destinate all’eolico offshore, nei mari a distanza che permetterà l’impegno dei grandi gruppi. Tutto questo significa aumentare significativamente la capacità produttiva. Parlare di eolico offshore significa dotarsi di normative adeguate, attrezzare porti e navi, creare grandi piattaforme. Questo è l’obiettivo: è vero che nel PNIEC abbiamo previsto un quantitativo di eolico offshore al 2030 non altissimo, tuttavia è un valore minimo. Credo che, seppure ci vorrà qualche anno per attrezzare il sistema, è possibile ottenere grandi risultati».

Eolico, rinnovabili e la partita da giocare: il parere di ANIE…

Nella partita da giocare su eolico offshore galleggiante e sull’industria servono che si concretizzino diversi presupposti e requisiti, come hanno evidenziato i due presidenti ANIE ed Elettricità Futura.

Filippo Girardi, presidente ANIE Federazione
Filippo Girardi

Per parte della Federazione che rappresenta oltre mille imprese della filiera elettrotecnica e dell’elettronica e i general contractor industriali, il presidente Filippo Girardi ha posto alcuni aspetti in rilievo, primo tra tutti il potenziale dell’eolico in Italia, a partire da quello onshore, che «è limitato a causa della indisponibilità costante della materia prima necessaria per renderle utili: il vento. Dove esso è presente, i siti sono già ampiamente presidiati». Anche per questo «l’obiettivo di questi nuovi 15 GW di eolico definiti dal decreto ministeriale FER X è molto sfidante e potrebbe non essere facilmente raggiungibile attraverso la diffusione di nuovi impianti o attraverso il potenziamento di quelli esistenti. Per questo, secondo noi di ANIE, dobbiamo spingere ulteriormente per ottenere lo sviluppo della tecnologia dell’offshore galleggiante, una di quelle che necessariamente sarà utile per sviluppare le rinnovabili».

L’eolico offshore galleggiante può divenire un elemento cruciale nella crescita complessiva dell’energia del vento. I fondali del Mediterraneo non consentono l’impiego dei sistemi di ancoraggio marino, ma richiedono sistemi floating. Costituiscono una novità in questo panorama tecnologico e pur non essendo particolarmente diffusi a livello globale, sono in crescita. «Ci aspettiamo che questa tecnologia si sviluppi in modo rilevante nel prossimo futuro. Oggi l’Europa è leader di questa tecnologia: i primi impianti installati sono sorti in Inghilterra, in Norvegia, in Portogallo», ha ricordato Girardi.

Segnalando le tante aziende presenti al convegno (che ha visto la presenza di oltre 300 persone, testimonianza di un vivo interesse sul comparto), il presidente ANIE ha rilevato come esse non si occupano solo di sviluppare tecnologie dedicate agli impianti, ma anche del loro trasporto, installazione e manutenzione. «Dobbiamo lavorare per la creazione di infrastrutture idonee a questa attività, in particolare per la manutenzione dei parchi marini. È importante che le aree le aree portuali siano correttamente organizzate e questo è una delle più grosse difficoltà attuali». Ha evidenziato la mancata definizione del piano di gestione dello spazio marittimo. «Questo è un aspetto gravissimo, a nostro avviso, perché esso si pone la finalità di individuare le aree idonee dove collocare questi impianti», individuandole in modo da tutelare anche l’ecosistema marino costiero, gestire lo svolgimento delle attività di pesca e tutelare il patrimonio culturale del nostro Paese. Inoltre il presidente ANIE ha sollecitato la definizione del decreto “FER 2” «la cui pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è attesa da ormai cinque anni». Il fattore tempo è importante se si vogliono centrare gli obiettivi attesi entro il 2030 e cogliere i benefici per la collettività in termini ambientali ed economici.

… e di Elettricità Futura

Prima ancora di parlare di eolico offshore galleggiante e di industria connessa, Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, ha ricordato gli obiettivi possibili messi in luce da un piano che prevede la realizzazione, tra fine 2023 e 2030, di 76 GW di nuova potenza installata da fonti rinnovabili, immaginando che nel 2023 si arrivi a farne 6 GW che sono il doppio rispetto al 2022 ma troppo lontani rispetto agli obiettivi ricordati da Pichetto Fratin.

Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura
Agostino Re Rebaudengo

Siamo ancora troppo lenti, specie nel confronto con altri Paesi: la Germania ha raggiunto 11 GW, la Spagna 6 GW e la Francia 5 GW. Per centrare l’obiettivo sfidante dei 76 GW occorre arrivare a 12 GW l’anno e in questo senso, anche l’eolico offshore «può fornire un grande contributo», forte anche di un comparto industriale in diversi settori tra i più importanti in Europa, in particolare «nei settori del ferro e dell’acciaio e nella produzione di piattaforme galleggianti».

Re Rebaudengo ha ricordato anche i nodi tuttora presenti, primo tra i quali quello burocratico: per il permitting ci vogliono 7 anni per un’autorizzazione di un impianto FER, probabilmente ancora più lunghi per quelli in campo offshore. A ciò si aggiungono i problemi di connessione: «a questo scopo stiamo cercando di trovare un’intesa e di lavorare in modo sinergico con Terna anche per aggiornare le regole di connessione alla rete». Bisogna lavorare, quindi «per rendere competitivo l’eolico offshore flottante», ha affermato, rilevando che inizialmente anche il solare comportava costi più elevati, ma che «nel giro di pochi anni sono drasticamente calati».

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