Recovery Plan, le Camere danno il via libera

Nella giornata di ieri Camera e Senato hanno approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo l’invio a Bruxelles il Parlamento dovrà lavorare ai decreti attuativi per accelerare le riforme previste. Semplificazioni in vista per il Superbonus 110% e proroga al 2023 nella Legge di Bilancio

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Governo Draghi: Recovery, Def, semplificazioni, tutto in meno di venti giorni

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I due rami del Parlamento ieri hanno approvato – come ci si aspettava a larga maggioranza, nonostante alcune polemiche per i tempi troppo stretti, soprattutto di Fratelli d’Italia  –  il Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR, da 248 miliardi, 82 dei quali per la crescita del Sud, che sarà inviato entro il 30 aprile a Bruxelles.

Rispetto al Superbonus 110% cui tra Pnrr e Fondo complementare sono destinati 18 miliardi di euro, il Premier Mario Draghi conferma la sua importanza e sottolinea che entro il mese di maggio sarà approvato un DL con importanti semplificazioni “in modo che la gente lo possa usare”. “Il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021”.

Il Premier presentando il Piano alle Camere ha sottolineato: “Al centro del piano c’è l’Italia, con le sue straordinarie qualità e le sue ormai storiche fragilità, su cui credo che tutti siamo d’accordo. E’ necessario affrontarle e risolvere, questo piano ci dà l’occasione per farlo. E’ un’occasione per riflettere: dobbiamo lavorare insieme, non solo qui dentro ma insieme con gli enti locali e con tutto il popolo italiano. Pensate che l’Italia resti la stessa dopo? Il piano avrà effetti sia economiche che sociali: i progetti si possono attuare solo se c’è accordo, volontà di successo non di sconfitta”.

I commenti delle Associazioni

Tra le prime reazioni si registra la delusione, rispetto a rinnovabili ed economia circolare del Coordinamento FREE il cui Presidente Livio de Santoli sottolinea che i provvedimenti sono poco chiari e non di reale sviluppo per il settore: “Sulle fonti rinnovabili si punta a un incremento, ma non ci siamo. 2 GW per l’agrivoltaico, 2 GW per le comunità energetiche, e solo per i comuni al di sotto di 5.000 abitanti, quando invece occorrerebbe includere le aree industriali e le periferie delle metropoli, 0,2 GW per l’off shore, praticamente un unico grande impianto, 2,5 miliardi di metri cubi di biometano quando sono 70 quelli utilizzati oggi di gas naturale, sono questi i numeri che sembrerebbero sbagliati – e che rappresentano il 15-25% del necessario –  se non fosse che provengono dal Governo”. Secondo le stime del Coordinamento Free, per rispettare il target fissato dall’Europa, si dovrebbe invece arrivare a un obiettivo intermedio al 2025 di 26 GW di fotovoltaico e 7 GW di eolico.

Il Senatore del M5S Gianni Pietro Girotto, Presidente della 10a Commissione Industria, Commercio, Turismo, in un comunicato sottolinea che l’impianto del PNRR è discreto ma serve una spinta maggiore su elettrificazione dei consumi e mobilità elettrica ed è necessario semplificare i processi autorizzativi per la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili. “Si dovrà accelerare e dare risposte concrete nelle future norme attuative del PNRR anche alla messa a terra della potenza necessaria per raggiungere gli obiettivi FER, che attualmente arranchiamo a realizzare”.

Polemico il Consiglio Nazionale dei Geologi che spiega che nel PNRR, pur essendo assegnate  risorse alla “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, non si tiene in considerazione il ruolo della geotermia “né in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili (geotermia ad alta entalpia) né in relazione al tema dell’efficientamento energetico degli edifici, inteso come fonte primaria per la climatizzazione in accoppiamento alle pompe di calore (geotermia a bassa entalpia o geoscambio)”. Emanuele Emani, Consigliere Nazionale e coordinatore dell’area tematica “Materie prime ed energia” del Consiglio Nazionale dei Geologi spiega che si tratta di una tecnologia che assicura importanti benefici, sia a livello ambientale, per l’azzeramento di emissioni dirette di CO2 e polveri sottili, che economico e occupazionale. “La definizione di un pacchetto di azioni da dedicare in via esclusiva alla geotermia – spiega Emani – sulla scorta di quanto in passato operato per altre fonti rinnovabili, potrebbe massimizzare i vantaggi in termini di riduzione di emissioni ‘climalteranti’ ed inquinanti e di risparmio energetico, favorendo in maniera determinante la transizione verso il maggiore utilizzo di fonti energetiche termiche rinnovabili e pulite”.


25/4/21

Clima, riforme, Europa. Recovery punta su sviluppo sostenibile, Draghi pronto a vincere sfida

Il consiglio dei ministri, che si è svolto nella notte tra il 24 e il 25 aprile, ha dato via libera al piano e c’è la conferma “ufficiosa” che il Superbonus 110% sarà prorogato a tutto il 2023, con la promessa di un successivo provvedimento 

24/4/21

L’introduzione del premier al Piano. “E’ una parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute. L’Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza. Il governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”

“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute. L’Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza. Il governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”. E’ così che il premier Mario Draghi offre un’immagine del nostro Recovery – dove saltano fuori le parole sul clima, le riforme, l’Europa – nell’introduzione al Piano che entra in Consiglio dei ministri; dopo il via libera, passerà al Parlamento, e subito verso la commissione Europea.

Clima, riforme, Europa. Recovery punta su sviluppo sostenibile, Draghi pronto a vincere sfida

Il Piano, crescita duratura e sviluppo sostenibile

Il Piano è contenuto in 318 pagine con l’indicazione di obiettivi, missioni, priorità trasversali e riforme che lo accompagneranno; “comprende un ambizioso progetto di riforme” con “quattro importanti riforme di contesto: p.a, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza”. C’è poi la “modernizzazione del mercato del lavoro; il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi” e la riforma del fisco, anche in chiave ambientale.

Il Piano, crescita duratura e sviluppo sostenibile

“Per l’Italia il Next Generation EU (NGEU) – viene spiegato da Draghi nell’introduzione – rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. L’Italia deve modernizzare la sua pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. Il NGEU può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni”. L’impatto sul Pil del Pnrr legato al Recovery sarà nel 2026 di “almeno il 3,6% più alto rispetto all’andamento tendenziale”, scrive Draghi specificando che l’effetto sull’occupazione sarà di quasi 3%.

La composizione del Next Generation EU

“L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del Next Generation EU (NGEU), il dispositivo per la ripresa e la resilienza e il pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori di Europa (REACT-EU) – continua nella premessa Draghi – il solo dispositivo per la ripresa e la resilienza garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. L’Italia intende inoltre utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite i prestiti, che per il nostro Paese è stimata in 122,6 miliardi”.

Il dispositivo – spiega il premier – “richiede agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme”, il Pnrr: il Piano, che si articola “in 6 missioni e 16 componenti, beneficia della stretta interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la commissione Europea, sulla base del regolamento”.

La “supervisione politica” del Piano spetterà a Palazzo Chigi, con un comitato con i ministri competenti e una cabina di regia cui parteciperanno anche enti locali e parti sociali. Al ministero dell’Economia andrà il coordinamento del Piano, le amministrazioni locali saranno responsabili dell’attuazione delle singole opere.

“Il Piano – continua il premier – è fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, formazione e occupazione dei giovani e contribuisce a ciascuno dei sette progetti di punta (European flagships) della Strategia annuale sulla crescita sostenibile dell’Ue. Gli impatti ambientali indiretti sono stati valutati e la loro entità minimizzata in linea col principio del ‘non arrecare danni significativi’ all’ambiente, ‘do not significant harm’ (Dnsh) che ispira il NGEU”.

Il 38% a progetti verdi, il 25% al digitale

Poi Draghi ricorda le sei missioni del Piano: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. “Il Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti ‘verdi’ pari al 38% del totale e di progetti digitali del 25%”.

Va avanti e illustra che “il 40% circa delle risorse del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale”

Transizione ecologica al centro, da mobilità a rinnovabili

Il Recovery plan destina ben 57,5 miliardi di euro alla transizione ecologica, il 38% del totale delle risorse. Al trasporto locale vanno 10,18 miliardi, alle rinnovabili 6,7 miliardi, all’efficientamento energetico degli edifici attraverso il superbonus al 110% sono previsti 10,26 miliardi.

Per tutti gli stanziamenti sono programmate riforme delle procedure di autorizzazione, cercando così di quello che per il ministro Roberto Cingolani è uno dei rischi più grandi: il blocco del processo a causa della burocrazia.

Per il trasporto locale sono previsti oltre 20mila punti di ricarica elettrica pubblica: quasi 14mila in città e 7.500 in autostrada, oltre a 100 stazioni di stoccaggio dell’energia.

Ci sono poi 5.540 nuovi autobus a gas o elettrici, 53 nuovi treni elettrici e 100 carrozze con pannelli fotovoltaici, 3.600 mezzi elettrici oppure a gas per i vigili del fuoco.

Per le due ruote a pedali si prevedono 570 chilometri di piste ciclabili urbane e 1.200 chilometri di ciclovie turistiche. Per il settore navale l’intenzione è di rinnovare la flotta con unità a gas naturale liquefatto; è previsto l’acquisto di 4 traghetti, 3 aliscafi, 19 navi a corto raggio e 47 a medio e lungo raggio, e la costruzione di 3 impianti di liquefazione del gas nel Centro Sud.

Alle fonti di energia rinnovabili vanno 6,7 miliardi

Il Piano prevede sostegni per l’installazione di 2 Gigawatt di fotovoltaico su terreni agricoli, di altri 2 Gigawatt da comunità energetiche e autoconsumatori (comunità e singole famiglie che producono e consumano la loro energia), di 200 Megawatt da impianti offshore (eolici e a moto ondoso) e di impianti per il biometano da 2,3-2,5 miliardi di metri cubi. Altri 5 miliardi sono stanziati per adattare le reti elettriche alle rinnovabili. E quasi tre miliardi di euro sono previsti per incentivare la produzione dell’idrogeno, la sua distribuzione e gli usi finali: fabbriche in aree dismesse, stazioni di ricarica sulle autostrade e sulle linee stazioni ferroviarie, utilizzo per la decarbonizzazione delle raffinerie, per la chimica, le acciaierie, i cementifici, le vetrerie, le cartiere.

Per migliorare la sostenibilità della filiera agroalimentare sono previsti 3 miliardi che dovranno servire per i contratti di filiera, la logistica, l’eliminazione di tetti in eternit e l’innovazione.

Ai rifiuti e al riciclo finiscono 2,10 miliardi per migliorare la gestione del ciclo. Sono 200 i milioni che andranno all’autosufficienza energetica di 19 piccole isole grazie alle rinnovabili. Vengono individuati 14,15 miliardi per la tutela del territorio e dell’acqua: in particolare 8,49 miliardi per la lotta al dissesto idrogeologico, 4,38 miliardi per la gestione efficiente delle risorse idriche. Sono poi previsti anche 330 milioni per piantare 6,6 milioni di alberi, e per realizzare 6.600 ettari di foreste urbane in 14 città.

I treni veloci

Gli obiettivi della missione ‘infrastrutture’ – per la quale vengono stanziati 25 miliardi – sono quelli di dimezzare i tempi per il via libera ai progetti e tagliare le ore di viaggio da Nord a Sud ma anche da Est a Ovest dell’Italia, per trasferire su ferro fino al 10% dei passeggeri e il 30% delle merci.

Per costruire nei prossimi 5 anni “un sistema infrastrutturale più moderno, digitale e sostenibile” si guarda all’Alta velocità ma anche alle ferrovie regionali, all’aumento delle capacità dei principali nodi ferroviari in 12 aree metropolitane e al restyling di 48 stazioni.

La Pa snella e digitale, la concorrenza, le gare per i servizi pubblici

La riforma della pubblica amministrazione e quella della giustizia sono centrali nel Pnrr.

Per la Pa la realizzazione del programma di riforme e investimenti si muove su quattro assi: accesso, per snellire e rendere più efficaci e mirate le procedure di selezione e favorire il ricambio generazionale; buona amministrazione, per semplificare norme e procedure; competenze, per allineare conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro e di una amministrazione moderna; digitalizzazione, quale strumento trasversale per meglio realizzare queste riforme.

La legge annuale sulla concorrenza introdotta nel 2009 dovrà essere effettivamente presentata ogni anno. La prima arriverà entro il 15 luglio 2021 e conterrà misure per la “realizzazione e gestione di infrastrutture strategiche, la rimozione di barriere all’entrata nei mercati, la concorrenza e i valori sociali”. La legge deve anche essere “uno strumento per il potenziamento della sostenibilità ambientale e lo sviluppo di energie rinnovabili”. Il governo punta in particolare ad incentivare le gare per i servizi pubblici.

Per l’energia elettrica è prevista l’introduzione di criteri trasparenti e non discriminatori per l’assegnazione di spazi pubblici e la selezione degli operatori per le colonnine di ricarica delle auto elettriche e viene proposta l’abrogazione della regolazione tariffaria per la fornitura dell’energia elettrica per la ricarica dei veicoli. Semplificazione in vista anche per l’iter autorizzativo per la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti di gestione e trattamento dei rifiuti attraverso un maggior ricorso alle autocertificazioni e alla certezza dei termini di conclusione dei procedimenti anche attraverso il ricorso ai poteri sostitutivi.

Le semplificazioni e il superbonus

Dopo il Pnrr arriverà il decreto sulle Semplificazioni che introdurrà “una normativa speciale” sui contratti pubblici, una semplificazione dei controlli della Corte dei conti sui contratti, la proroga della limitazione della responsabilità per danno erariale, l’introduzione di una speciale ‘Via statale’ per le opere del Pnrr e l’ampliamento delle autorizzazioni tramite il Provvedimento unico in materia ambientale, oltre alla rimozione degli ostacoli al superbonus.

A proposito di Superbonus, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in un post su facebook ha chiarito che i fondi, per prorogare la misura al 2023, ci sono: “Stiamo per ultimare il Pnrr, il Piano Nazionale di ripresa e resilienza, che significa utilizzare oltre 200 miliardi del Recovery plan per avviare progetti di rilancio del Paese e creare nuovi posti di lavoro. Sono già previsti anche ulteriori 18 miliardi per il Superbonus 110%, più di 10 nel Pnrr e 8 nel fondo investimenti. È una misura voluta fortemente dal MoVimento 5 Stelle che va sostenuta da tutti e di cui siamo molto contenti. Inoltre, come ha detto il Ministro dell’Economia Daniele Franco, nei prossimi provvedimenti verranno stanziati i fondi per prorogare fino al 2023 il superbonus. E oggi nel Consiglio dei Ministri chiederemo garanzie”.

Il WWF, pur sottolineando che si tratta di un Piano importante, evidenzia però che è insufficiente per una “rivoluzione verde che ha bisogno di una spinta ulteriore sull’energia, sulla biodiversità, sul territorio, l’economia circolare e l’agricoltura biologica”. A tal proposito il Governo, secondo l’associazione ambientalista, dovrebbe utilizzare anche una parte, almeno 10,6 miliardi di euro dei 30 della programmazione complementare al PNRR, per rafforzarne i contenuti, dedicando per esempio maggiore attenzione alla biodiversità terrestre e marina, cui ora sono stati assegnati 1,69 miliardi, ovvero lo 0,8% del totale. Altri aspetti su cui il PNRR dovrebbe intervenire con maggiore incisività sono le energie rinnovabili, la tutela e messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, la crescita dell’economia circolare e dell’agricoltura biologica.


9/4/21

Recovery, Def, semplificazioni, tutto in meno di venti giorni

La corsa del governo Draghi è già cominciata. La scadenza del 30 aprile, per l’invio del Pnrr alla commissione Europea, è vicina. A fine mese il presidente del Consiglio Mario Draghi porterà le comunicazioni del governo in Parlamento con gli impegni per i prossimi cinque anni. Il nuovo scostamento di bilancio potrebbe superare i 20 miliardi. Il Pnrr da cambiare va decisamente “arricchito” con il capitolo per il Sud, la necessaria attenzione alle nuove assunzioni per modernizzare la Pubblica amministrazione, ai giovani e alle donne, e alla formazione digitale del Paese

Recovery, Def, semplificazioni, tutto in meno di venti giorni

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La consegna del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha una data di scadenza certa, quella del 30 aprile. In vista dell’invio del nostro Recovery plan alla commissione Europea, il 26 e il 27 aprile il presidente del Consiglio Mario Draghi porterà le comunicazioni del governo in Parlamento. Giorni roventi che già da oggi hanno in programma l’incontro di Draghi, e dei ministri competenti, con le Regioni: un tavolo di non poco conto, dal momento che si parlerà di governance del processo con il coinvolgimento dei diversi livelli dell’amministrazione pubblica, e del tipo di sinergia e comunicazione che si dovrà adottare.

Saranno questi venti giorni quelli utili al nostro Paese per riuscire a onorare gli impegni e riempire tutte le caselle che compongono i 200 miliardi del Recovery per i prossimi cinque anni. Non proprio una sequenza semplice dal momento che, oltre a recepire una parte delle osservazioni del Parlamento, il Pnrr deve essere standardizzato e fluidificato. A questo va aggiunta la necessaria coerenza con il Documento di economia e finanza.

Le semplificazioni

Lungo il percorso che porta alla scrittura del nuovo Piano si sta anche cercando di lavorare sulle semplificazioni. Per le quali molto si sta prodigando il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini, insieme con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Coinvolti anche i Beni culturali, la Transizione digitale, e in commissione ad hoc, voluta da Giovannini, pezzi importanti della Corte dei Conti.

Il nodo è quello dello snellimento delle procedure e della garanzie di iter in tempi certi per la realizzazione delle opere e dei progetti che prenderanno le risorse del Next Generation EU. Ed è sempre a metà mese che si cerca di arrivare a questa sintesi (necessaria quanto una vera e propria riforma) del pacchetto di proposte per tagliare i tempi e le procedure della burocrazia. Obiettivo: velocità ed efficacia per realizzare i progetti.

Trasformare il sistema produttivo

Naturalmente, il ministero dell’Economia è il principale protagonista su più fronti. “Cambiare le procedure – ha avuto modo di dire Daniele Franco – è la sfida delle sfide per il Paese”.

Che è anche un modo per dire che quei nodi “strutturali”, vero freno alla crescita, vanno sciolti; e in prima fila a aspettare questa apertura ci sono i giovani e le imprese. Il Pnrr – ha messo in chiaro Franco – dovrà muoversi in parallelo e accompagnare “la trasformazione e il rafforzamento del nostro sistema produttivo”.

Il nuovo scostamento

Come se non bastasse al ministero dell’Economia c’è fermento intorno al nuovo scostamento di bilancio che potrebbe superare i 20 miliardi.

Le ultime stime di Carlo Cottarelli, che guida l’Osservatorio sui Conti pubblici dell’università Cattolica di Milano, parlano di una crescita del 3,5%, un deficit al 10,2%, e un debito al 159,6%.

Il Documento che porta in dote i nuovi soldini fatti col debito pubblico, cioè il Def, dovrebbe esser presentato entro il 10 aprile, anche se non è escluso si possa riuscire a guadagnare qualche giorno, spingendo fino al 15. Le risorse ‘rosicchiate’ in debito serviranno per il prossimo decreto dedicato alle imprese, su cui già si sta lavorando e che dovrebbe prevedere norme per la liquidità, per la moratoria dei prestiti, e altri interventi di sostegno ai lavoratori.

Il Pnrr da cambiare

Il Recovery nostrano per come è ora va decisamente “arricchito” secondo le osservazioni del Parlamento che nelle commissioni ha passato al setaccio l’ormai vecchio documento.

Si parla di  quasi nessun obiettivo intermedio indicato: solo in sei progetti su 498. Di un intervento su 5 che manca dei tempi di realizzazione; e della quantificazione dei target che viene fatta appena nel 30% delle 48 linee principali.

L’assenza principale è di un cronoprogramma. E mettere un punto sulla governance. Tra i punti su cui concentrarsi, il superbonus al 110% da rendere più ampio nel tempo di applicazione (alcune indiscrezioni al momento non confermate parlano di una proroga del superbonus al 2023 chiesta da Camera e Senato e dell’aumento del bonus ristrutturazioni al 75%), la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti, il potenziamento della sanità territoriale e di prossimità.

Il capitolo delle risorse e dei progetti per il Sud. Ma anche la necessaria attenzione alle nuove assunzioni qualificate per modernizzare la Pubblica amministrazione, ai giovani e alle donne, e alla formazione digitale del Paese. Ma su tutto viene evidenziata la necessità di prevedere degli step intermedi, per tenere sotto controllo l’attuazione degli interventi, e naturalmente l’inserimento dei traguardi al 2026.

Al PNRR è stato dedicato il webinar, che si è svolto nei giorni scorsi, organizzato da WWF Italia, dal think tank ECCO, dal think tank europep E3G e dall’Istituto Wuppertal, da cui è emersa una preoccupazione per il ritardo della politica italiana rispetto agli obiettivi europei e al ruolo ancora troppo significativo del gas e delle fonti fossili, soprattutto nei trasporti. “Il Piano – ha sottolineato in apertura dei lavori Matteo Leonardi, co-fondatore del think tank ECCO – deve essere coerente con gli scenari di decarbonizzazione ai quali le policy nazionali non sono ancore allineate. Manca una visione forte per la decarbonizzazione e progetti significativi nelle flagship europee: rinnovabili elettriche ed i relativi sistemi di accumulo, elettrificazione dei trasporti, efficienza energetica negli edifici”.

Attualmente il PNRR prevede che 69,8 miliardi di euro dei 223,9 miliardi totali siano destinati a rivoluzione verde e  transizione ecologica. Ma è necessario che siano definite azioni forti e obiettivi minimi da raggiungere. In particolare, secondo le associazioni, il piano dovrà garantire di portare almeno 5000 MW di rinnovabili elettriche l’anno, con interventi attenti alla difesa del suolo; si dovranno rispettare precisi obiettivi di efficientamento energetico degli edifici pubblici, a partire dalle scuole, ma anche di edilizia residenziale; bisogna investire nella mobilità sostenibile e nella messa in sicurezza delle strade. Nel settore industriale infine bisogna innovare con attenzione a economia circolare, idrogeno verde, elettrificazione dei trasporti, per arrivare nel lungo termine a decarbonizzare di cemento e acciaio.

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia ha sottolineato: “Il Governo deve indicare come vuole raggiungere il target di almeno il 37% di azioni per il clima e per la biodiversità, attraverso progetti coerenti con la prospettiva di decarbonizzazione e sviluppo verde. Il piano, inoltre, si deve sottrarre al pericolo dell’uso dell’idrogeno come scappatoia per far rientrare in gioco i combustibili fossili, che sia con la cattura e lo stoccaggio del carbonio o direttamente con il gas”.

Il quadro Europeo

Lo stato dell’arte a livello europeo lo traccia la Bce che parla di ripresa “solida” dalla seconda metà dell’anno; ovvero dall’estate in poi ci saranno dei miglioramenti, da un lato per l’implementazione della campagna di vaccinazione dall’altro per la spinta che la ripresa degli Stati Uniti darà ai mercati mondiali. A questo va aggiunto il via libera al Recovery fund.


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