Un decreto per la nascita della Transizione ecologica, arriva tutta l’energia dello Sviluppo

Il nuovo ministero che prenderà la sigla di Mite avrà due direzioni generali dal Mise. Significa mettere in mano all’ex dicastero dell’Ambiente le competenze per gestire appieno la decarbonizzazione dell’economia italiana e portarla verso un modello di sviluppo sostenibile. Si occuperà di rinnovabili, trivelle, efficienza energetica, mobilità sostenibile, piano idrogeno, smantellamento del vecchio nucleare.  Arriva poi il Comitato interministeriale per la transizione ecologica

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Un decreto per la nascita della Transizione ecologica, arriva tutta l'energia dello Sviluppo

Al ministero dell’Ambiente e della Transizione ecologica arriverà tutta l’energia del ministero dello Sviluppo economico. A certificarlo la bozza del decreto di riorganizzazione dei ministeri che punta a trasferire alcune competenze in materia di energia dal ministero guidato ora da Giancarlo Giorgetti a quello a guida Roberto Cingolani.

Significa mettere in mano all’ex dicastero dell’Ambiente le competenze per gestire appieno la decarbonizzazione dell’economia italiana e portarla verso un modello di sviluppo sostenibile. Entro il 31 marzo – viene spiegato nella bozza – sarà emanato un Dpcm per il trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie.

Le nuove competenze del Mite

In particolare andranno al nuovo ministero, ora diventato Mite nella formulazione abbrevviata (resta Mise quello dello Sviluppo), le funzioni e i ruoli della direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica e la direzione per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari. Proprio al Mise, svuotato dell’energia, dovrebbero però rimanere le competenze in materia di concorrenza e mercato; quindi liberalizzazioni, tutela dei consumatori, monitoraggio dei prezzi. Anche potrebbe passare alla Transizione tutto il capitolo sulla fine del mercato tutelato dell’energia e del gas.

Le funzioni attribuite al Mite sono relative allo sviluppo sostenibile e alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente, del territorio e dell’ecosistema. Per capire di cosa parliamo, i temi vanno dalle aree naturali alla tutela della biodiversità, dalla salvagurdia del mare alla definizione degli obiettivi e delle linee di politica energetica e mineraria dell’Italia, dall’individuazione, sviluppo, e gestione delle reti nazionali di trasporto dell’energia elettrica e del gas naturale alle trivelle (cioè la definizione degli indirizzi di ricerca e coltivazione di idrocarburi e risorse geotermiche), alle agro-energie e alle emissioni nel settore dei trasporti, la qualità dell’aria, e le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici. Naturalmente sono del Mite la gestione dei rifiuti, le risorse idriche, la promozione dell’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse, la bonifica dei siti inquinati.

Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica – Cite, annunciato dal premier Mario Draghi fin dall’inizio avrà “il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione”.

Sarà istituito a Palazzo Chigi. Nella sua composizione ci saranno il presidente del Consiglio, il ministro della Transizione ecologica, il ministro dell’Economia, il ministro dello Sviluppo economico, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, e il ministro delle Politiche agricole. Sarà presieduto dal premier; potrà sostituirlo il ministro della Transizione ecologica.

Dall’entrata in vigore del decreto, il Comitato avrà a disposizione tre mesi per approvare il Piano per la transizione ecologica. Il coordinamento che gli spetta riguarda la mobilità dolce e sostenibile, il contrasto al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo, le risorse idriche e le relative infrastrutture, la qualità dell’aria, e l’economia circolare.

Da non sottovalutare, un altro aspetto del decreto: e cioè la revisione dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad); dal momento che tra i compiti del Comitato c’è quello di approvare le proposte per la rimodulazione di questi sussidi. Viene prevista per il nuovo ministero anche la vigilanza dell’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), del Gse (Gestore dei servizi energetici) e della Sogin (la società dello Stato che si occupa dello smantellamento del vecchio nucleare in Italia e anche del percorso  relativo al deposito nazionale).

Nelle pagine che accompagnano il decreto viene descritto il passaggio in concreto: “si ritiene ottimale trasferire al Mite tutte le competenze del Mise su rinnovabili, decarbonizzazione, efficienza energetica, ricerca e nuove tecnologie energetiche clean, mobilità sostenibile, piano idrogeno e strategie di settore, decommissioning nucleare, transizione sostenibile delle attività di ricerca e produzione di idrocarburi”.

Andrebbero alla Transizione, oltre a quelle del ministero dello Sviluppo economico, anche alcune competenze del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

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