Transizione energetica e ricerca: rinnovabili, emobility, idrogeno i fronti caldi di RSE

Su cosa sta lavorando RSE, società del gruppo GSE dedicata all’attività di ricerca di sistema elettrico ed energetico? Lo illustra il suo ad, Maurizio Delfanti

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Maurizio Delfanti, amministratore delegato di RSE e ricarica auto elettrica
Maurizio Delfanti, amministratore delegato di RSE in occasione dell’inaugurazione dell’area di ricarica

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C’è uno stretto legame fra transizione energetica e ricerca. Sulla prima l’interesse è sempre crescente, come confermano gli oltre 500 miliardi di investimenti nel 2020. Seppure sia stato l’annus horribilis causa Covid, gli investimenti per accelerare la transizione alle fonti rinnovabili sono cresciuti del 9%, registrava BloombergNEF. Per l’anno in corso gli investimenti globali in energia sono destinati a crescere di quasi il 10% a 1900 miliardi di dollari, il 70% dei quali per fotovoltaico, eolico & C., prevede IEA.

Sul binomio transizione energetica e ricerca lavora da tempo RSE – Ricerca sul Sistema Energetico, società del gruppo GSE, la cui attività è la ricerca nel settore elettro-energetico, su domini di interesse pubblico riguardanti ambiti strategici per il sistema italiano. L’attività che svolge è sviluppata nell’ambito del programma nazionale Ricerca di Sistema e di progetti dell’Unione Europea.

I filoni che vedono impegnata RSE sono molteplici. Sul fronte rinnovabili, la società ha avviato progetti ad ampio spettro, dal fotovoltaico all’eolico fino all’energia marina.

C’è poi il tema dell’idrogeno: tra l’altro, RSE ha siglato un accordo col Gruppo CAP per sviluppare un progetto sperimentale per la produzione di idrogeno verde in modo da potenziare l’economia circolare dei depuratori e bioraffinerie.

E poi c’è la mobilità elettrica: di recente ha collaborato con Arera per presentare la prima ricognizione sul mercato e sulle caratteristiche dei dispositivi di ricarica per veicoli elettrici. È di questi giorni l’avvio della sperimentazione dell’area di ricarica dei veicoli elettrici.

Maurizio Delfanti, amministratore delegato RSEProprio per comprendere su cosa stia lavorando oggi RSE, abbiamo incontrato il suo amministratore delegato, Maurizio Delfanti.

Transizione energetica e ricerca: RSE su cosa sta lavorando a proposito?

Ci sono diversi ambiti su cui siamo attivi a proposito di transizione energetica e ricerca. Ma è bene inquadrare l’energy transition in una prospettiva più ampia, che dal 2030 (col PNIEC) va a una prospettiva di più lungo termine, fissata al 2050.

Sul lungo periodo, in particolare, il ruolo della ricerca è fondamentale. Molti dei miglioramenti da conseguire entro i prossimi 30 anni verranno raggiunti, infatti, con tecnologie da sviluppare e alcune sono da ricercare ex novo.

Il ruolo di RSE è guardare alle tecnologie più promettenti in modo da mantenere un presidio di ricerca italiana pubblica su queste tematiche ed essere di supporto alle istituzioni, nazionali e locali. Sull’immediato, la ricerca da noi condotta ha una valenza di sistema.

L’esperimento dell’area di ricarica è un esempio. In questo caso cerchiamo di estrarre dai veicoli elettrici, che sono una direzione evolutiva indispensabile della mobilità e non solo, tutto il valore aggiunto possibile per il sistema. Studiamo la flessibilità che gli electric vehicle possono mettere a disposizione in termini di energy storage, considerandoli come accumulatori elettrici su quattro ruote. Capire in dettaglio come possono essere sfruttati, debitamente connessi alla rete elettrica, e anche quanto il cittadino può essere disponibile a modificare i suoi cicli di ricarica, le sue modalità di spostamento e anche un po’ la sua vita, può offrire un duplice beneficio: al sistema e all’utente finale.

Per quanto riguarda l’abbinamento tra produzione di energia da fonti rinnovabili e mobilità elettrica, RSE su cosa sta lavorando in particolare?

Sul fronte congiunto, che vede i veicoli elettrici come sorgente di flessibilità di cui hanno una forte necessità le fonti rinnovabili, è un punto cruciale su cui si rischia, da un lato, di spendere molte risorse e, dall’altro, di non cogliere potenziali benefici tra le diverse tecnologie. Il lavoro di RSE è focalizzato nel comprendere come la flessibilità del veicolo elettrico possa diventare un abilitatore e un ulteriore rafforzamento delle politiche di decarbonizzazione della generazione elettrica. Vento e sole, variabili nel tempo e fonti rinnovabili non programmabili, possono beneficiare in modo significativo della presenza di accumulatori come quelli forniti dalle auto elettriche per far sì che il sistema sia ancora più stabile e sicuro.

Un’altra fonte rinnovabile altrettanto interessante sono le biomasse, specie quanto proviene dall’organico per essere trasformato in biometano. RSE segue anche questo tema?

Sì. In RSE è attiva una filiera di ricerca tecnologica dedicata ai biogas in generale e a tutto ciò che potrebbe trasformarsi in e-fuel. Se è vero che da qui al 2030 attendiamo 5 milioni di veicoli elettrici circolanti in Italia, ne rimangono almeno 30 milioni che richiedono di essere decarbonizzati.

In quel senso, il passaggio tramite biogas/biometano e poi, con l’eventuale trasformazione, in idrogeno e altri componenti a formare gli e-fuel. Stiamo lavorando su tutti questi aspetti e in particolare stiamo collaborando con il Ministero dello Sviluppo economico nella redazione della Strategia nazionale idrogeno, che verrà pubblicata nei prossimi mesi.

A proposito di idrogeno e trasporti: dove punta la ricerca in RSE?

La direzione di indagine sull’idrogeno è importantissima e noi la seguiamo con applicazioni di tipo tecnologico. Stiamo provando, per esempio, con quale miscelazione massima può continuare a funzionare senza grandi investimenti la rete di trasporto gas in essere. Inoltre si sta studiando per comprendere entro quali percentuali possono funzionare le applicazioni finali dei motori a combustione interna alimentati a gas metano e quale percentuale di idrogeno possono sopportare senza cambiamenti significativi.

Riguardo l’applicazione nei truck del GNL prima e dell’idrogeno poi ci sembra la più promettente. Su questo fronte, RSE mantiene un presidio tramite gruppi di lavoro dedicati e rapporti internazionali per comprendere gli sviluppi e in quale direzione si vada.

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