A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti: Cappotto termico in bioedilizia: quali materiali naturali si possono scegliere Cappotto termico naturale e Superbonus: a chi rivolgersi I benefici della posa di un cappotto termico naturale Cappotti termici naturali: prestazioni energetiche e costi Si può optare per un cappotto termico in bioedilizia e cogliere le agevolazioni previste dal Superbonus 110%. I materiali edili naturali sono perfettamente in grado di contribuire a elevare il grado efficienza energetica in edilizia e fanno parte integrante delle soluzioni impiegabili per uno dei tre interventi trainanti dell’agevolazione offerta dal DL Rilancio (convertito ormai in legge). «Per il mondo della bioedilizia e per chi opera da tempo nel settore dei materiali naturali è davvero una grande opportunità, quella offerta dal Superbonus. Ci sono diverse soluzioni sul mercato che possono essere utilizzati», afferma Tiziana Monterisi, architetto, Ceo e fondatrice di Ricehouse, esperta del tema. Cappotto termico in bioedilizia: quali materiali naturali si possono scegliere A proposito di soluzioni per i cappotti termici naturali la scelta dei pannelli isolanti è ampia: si spazia dai pannelli in sughero, in canapa, in fibra di legno, in lolla di riso. «L’elemento positivo offerto dalla misura del Superbonus è che ha imposto il rispetto di una serie di vincoli, a livello stratigrafico, di trasmittanza termica. Da quanto si è potuto evidenziare, il classico cappotto in EPS da 10-12 cm non permette più di arrivare ai limiti imposti: occorre andare su spessori maggiori. Ciò agevola molto il confronto tra materiali naturali e tradizionali (di origine fossile). Questo accade perché gli spessori per raggiungere il valore richiesto a seconda della zona climatica possono variare dai 15 ai 18 cm, consentendo così alle soluzioni naturali – che richiedono spessori più importanti – di essere considerati nel novero delle soluzioni. Oltre ai cappotti, è possibile optare su intonaci termoisolanti alleggeriti col sughero, con la lolla di riso, con la canapa. Si tratta di un particolare tipo di rivestimento esterno a intonaco delle murature realizzato impiegando prodotti termoisolanti in bioedilizia. È caratterizzato da un elevato valore isolante oltre che dalla facilità di posa in opera. Cappotto termico naturale e Superbonus: a chi rivolgersi Posto l’interesse per i prodotti edili naturali, come è possibile per il condomino poter scegliere e rivolgersi alle aziende specifiche? «Sul mercato ci sono diverse realtà (solo per fare qualche esempio, Tecnosugheri, Edilcanapa, Nordtex, Naturalia Bau o la stessa Ricehouse – nda) che oltre a fornire materiali naturali contano già su progettisti e posatori specializzati, potendo quindi essere di aiuto per fornire informazioni e indicazioni utili per comprendere anche quali siano i passaggi utili per accedere alle agevolazioni, anche in termini di sconto in fattura o cessione del credito». La richiesta verso questi prodotti naturali è crescente, come conferma la stessa Ceo di Ricehouse, rilevando il primo punto fondamentale per sperare di cogliere i benefici del Superbonus: «innanzitutto va fatta una diagnosi energetica da un tecnico certificato per comprendere se è possibile raggiungere il risultato atteso per ottenere l’agevolazione: il miglioramento di almeno due classi energetiche o, se non possibile, il conseguimento della classe energetica più alta. Questa perizia ha un costo da cui si può rientrare se si può e si decide di proseguire il percorso per ottenere il Superbonus 110. Ricehouse, per esempio, ha costituito un team dedicato per seguire la diagnosi, la verifica dell’applicabilità delle soluzioni e la progettazione». I benefici della posa di un cappotto termico naturale Ma per chi si accinge a un intervento di riqualificazione energetica di casa e deve far posare un cappotto termico su un edificio in edilizia tradizionale, optare per una soluzione naturale su quali benefici potrà contare? «Anche nel caso di edifici datati, in cemento, posare un cappotto termico naturale permette di avere una maggiore traspirabilità, assicurando doti elevate di isolamento termico. Il beneficio evidente è evitare la formazione di condensa e muffe oltre che contare su un comfort maggiore. A tutto questo si sommano i benefici ambientali anche a lungo termine: sono prodotti costituiti da materiali ecosostenibili, non impattano quindi sull’ambiente anche in termini di emissioni di CO2 rilasciate nella lavorazione e nel ciclo di vita, sono totalmente riciclabili o compostabili a fine vita». Cappotti termici naturali: prestazioni energetiche e costi Le prestazioni energetiche sono un elemento essenziale nella scelta. I cappotti termici in bioedilizia eguagliano o addirittura superano quelle delle soluzioni tradizionali: «Ci sono diversi studi che confermano la bontà delle prestazioni di isolamento termico fornite dalle soluzioni naturali di isolamento termico. Ma a garanzia, intervengono anche le certificazioni su base volontaria cui sono stati sottoposti diversi materiali dalla canapa, alla paglia, alla lolla di riso. In quest’ultimo caso è stato condotto uno studio dell’Università di Coimbra, in Portogallo che evidenzia le caratteristiche, le ottime performance e i vantaggi offerti da questo materiale», illustra Monterisi. Arriviamo ai prezzi. Per avere un’idea, il costo previsto per il cappotto in lolla di riso è di 80 euro al metro quadro (spessore 20 cm); per un cappotto d’identico spessore ma in paglia il costo arriva a 95 euro/mq. Per quanto riguarda l’intonaco termoisolante, un cappotto termo-intonaco in calce e lolla di riso (10 cm di spessore) il costo è di 85 euro/mq. Si può pensare che l’incentivo economico del Superbonus possa permettere di coprire i costi di fornitura e di posa di un cappotto termico naturale? «con le agevolazioni previste si riesce comunque a poter coprire costi dei materiali e dei relativi interventi per la posa: penso, almeno, alla lolla di riso, ma è possibile estenderlo alla fibra di legno e alla canapa». Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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