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Le proposte di Renovate Italy per far decollare gli interventi di riqualificazione profonda degli edifici condominiali grazie alla Legge di Stabilità La Legge di Bilancio 2017 già approvata alla Camera e ora all’esame del Senato, come sappiamo prevede un incentivo dedicato alla riqualificazione efficiente dei condomini, intervenendo sulla riduzione delle dispersioni dell’involucro così da diminuire il fabbisogno di energia e permettendo una libera cessione a terzi degli incentivi; fornendo in tal modo una soluzione al problema dell’incertezza congenita nel meccanismo di detrazione fiscale. Virginio Trivella- Coordinatore del Comitato Scientifico di Rete IRENE e membro di Renovate Italy, firma un approfondimento dedicato ai rischi a livello tecnico e finanziario, che potrebbero derivare dall’approvazione in Senato degli Emendamenti che limiterebbero la reale diffusione di un vero strumento di sviluppo per tutto il Paese. Il tema finanziario Perché effettivamente la riqualificazione profonda degli edifici condominiali possa decollare è necessario attuare un meccanismo efficiente che coinvolga la finanza privata a basso costo. In caso contrario – evidenzia Trivella – non basterà certamente qualche punto percentuale in più di incentivo rispetto all’attuale ecobonus a far sì che i condòmini investano soldi che non hanno. Addirittura il maggiore incentivo potrebbe creare un maggiore rischio per chi, in condominio, non dispone di risorse. L’allarme lanciato da Renovate è che nell’ultima versione arrivata in Commissione Bilancio di un emendamento di gradimento governativo, è stato eliminato il vero aspetto innovativo presente nell’articolo 2 del disegno di legge: l’estensione, a favore di tutti i beneficiari dell’incentivo, della facoltà di scegliere la cessione delle detrazioni, in una modalità ancora da definire, non più limitata a quelli ricadenti nella no tax area (nuovo comma 2-sexies). Si tratta di un emendamento che non è stato discusso in Commissione per mancanza di tempo e l’art. 2 è dunque stato approvato alla Camera nella sua formulazione originaria, ma è plausibile che sarà ripresentato al Senato, cancellando la possibilità per tutti di beneficiare dell’incentivo, per l’intero decennio, senza doversi preoccupare della propria condizione fiscale presente o futura, e consentendo in questo modo di pensare a un ruolo sistematico e organizzato dei soggetti finanziari nel fondamentale compito di anticipare le risorse necessarie, a basso costo, per realizzare gli interventi. Se invece la possibilità di cessione resterà circoscritta alla no tax area ovvero ai cittadini con reddito annuo inferiore a 8.000 euro, rimarrà molto alta l’incertezza sia per tutti i cittadini che non rientrano nella no tax area, ma che comunque non dispongano delle risorse sufficienti, sia per le banche che li dovrebbero finanziare, limitando di fatto la possibilità di anticipare le risorse e lo sviluppo di uno strumento potenzialmente innovativo ed efficace. E’ probabile che l’emendamento all’art 2 venga riproposto al Senato. Renovate Italy segnala che una delle cause dell’opposizione del Governo alla cessione degli incentivi, potrebbe essere attribuibile alla Ragioneria Generale dello Stato che opporrebbe difficoltà di contenimento della spesa pubblica, senza però che ne sia mai citata la fonte normativa. “In realtà gli incentivi hanno la propria copertura nel bilancio di previsione; copertura che non prevede una quota di mancato utilizzo da parte dei beneficiari, una volta che si abbia certezza che l’attività che dà diritto all’incentivo sia stata effettuata (fatturata e pagata) non c’è nessun motivo pratico per ritenere che la cessione da parte di chicchessia alle banche che finanziano gli interventi possa generare maggiore deficit rispetto a quello per cui è stata stabilita la copertura”. Un’altra spiegazione possbibile è il timore che il meccanismi sia eccessivamente utilizzato, ma Renovate evidenzia che basterebbe contingentare periodicamente gli incentivi in una misura compatibile con la previsione del bilancio (ad es. con un meccanismo di prenotazione simile a quello vigente per il nuovo Conto Termico); in questo modo si disporrebbe anche di un concreto stimolo per la gente a fare in fretta e a prenotare. Quali interventi condominiali devono essere incentivati Il Ministero delle Infrastrutture ha proposto che vengano incentivati gli interventi di riqualificazione degli involucri, al di sopra di una soglia minima pari al 25% della superficie disperdente complessiva dell’edificio. Il rigore nella qualità dell’intervento è garantito dal rispetto dei nuovi “Requisiti minimi” che sono molto severi. Un altro criterio proposto con l’obiettivo di incentivare interventi di qiqualificazione profondi, è che venga raggiunta la classe energetica A1. Renovate non sostiene questo secondo criterio non considerandolo più rigoroso, ci sono infatti tecnologie impiantistiche, che permettono di raggiungere la classe A1 intervenendo poco o per nulla sulla riduzione del fabbisogno complessivo di energia. Va poi considerato che la difficoltà e l’onerosità dell’analisi necessaria per garantire l’ottenimento della classe A1 rappresenterebbe in molti casi un ostacolo all’avvio dei processi di riqualificazione dei condomini, che necessitano di procedure semplici. La proposta di Renovate Italy Si potrebbe impostare un criterio che preveda che per l’accesso al primo scaglione di incentivo (70%), gli interventi sugli edifici condominiali debbano soddisfare entrambi i seguenti requisiti: interessare l’involucro edilizio dell’intero edificio con un’incidenza superiore al 50% della sua superficie disperdente lorda complessiva; conseguire la classe A1, se il sistema centralizzato di generazione dell’energia termica per il riscaldamento ha più di 10 anni di vita. Considerando che la vita utile del generatore di calore è di circa 12 anni, è inutile incentivarne prima la sostituzione. Inoltre secondo Renovate l’ammissione all’incentivo dovrebbe essere estesa agli interventi sulle parti di proprietà privata realizzati contestualmente a quelli sulle parti comuni condominiali. Il mantenimento della soglia di accesso al secondo scaglione di incentivo (75%) indicata nel disegno di legge è preferibile perché assicurerebbe la realizzazione di interventi ancora più performanti e completi, sia definiti a priori che in corso d’opera, stimolando eventuali supplementi di attività diagnostica e progettuale che difficilmente si riescono a commissionare, in ambito condominiale, anteriormente alla stipula del contratto d’appalto. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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