Emissioni di gas serra ai massimi storici nel 2023: l’allarme ONU sul cambiamento climatico

L’allarme lanciato dalla WMO sul livello record di gas serra nel 2023 non lascia spazio a interpretazioni: è necessario agire ora. Le decisioni prese nei prossimi mesi dai principali inquinatori globali saranno fondamentali per determinare l’andamento climatico del prossimo decennio. L’anidride carbonica (CO2), che è aumentata di oltre il 10% in soli due decenni, si sta accumulando nell’atmosfera più velocemente di quanto sia mai accaduto

Emissioni di gas serra ai massimi storici nel 2023: l’allarme ONU sul cambiamento climatico

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) delle Nazioni Unite ha recentemente lanciato un allarme che non può rimanere inascoltato: le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, in particolare di anidride carbonica (CO₂), hanno raggiunto livelli record nel 2023. L’accelerazione del cambiamento climatico e gli impatti devastanti sul nostro ecosistema rappresentano una minaccia tangibile per l’ambiente, ma anche un rischio concreto per il benessere umano.

Il report, pubblicato poco prima della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP29), sottolinea la necessità che le principali economie globali mettano in atto azioni incisive e coordinate per limitare gli effetti dannosi delle emissioni sul clima.

L’aumento continuo delle concentrazioni di CO₂ uno dei tre principali gas serra, insieme al metano e al protossido di azoto, provoca conseguenze critiche: l’anidride carbonica si sta accumulando nell’atmosfera più velocemente di quanto sia mai avvenuto, portando il nostro pianeta verso una traiettoria di riscaldamento globale difficilmente controllabile se non si interviene immediatamente.

Un incremento senza precedenti di CO₂: impatti e prospettive climatiche

La WMO riporta un aumento significativo di CO₂, uno dei principali responsabili dell’effetto serra, che ha raggiunto una concentrazione media di 420 parti per milione (ppm) nel 2023. Questo valore, in netto aumento rispetto ai 377.1 ppm registrati nel 2004, segna un incremento dell’11,4% in meno di vent’anni, un’accelerazione che, secondo la WMO, non ha eguali nella storia umana. Oksana Tarasova ha sottolineato che si tratta di una situazione drammatica: “i livelli odierni di CO2 non si sono mai visti nella storia dell’umanità.L’ultima volta che abbiamo visto 400 parti per milione di CO2 è stato da tre a cinque milioni di anni fa, e in quel periodo la temperatura era da tre a quattro gradi più calda” e il livello del mare da 10 a 20 metri più alto”.

Ko Barrett, vicedirettore generale della WMO, ha espresso profonda preoccupazione: ogni ppm di CO₂ è un ulteriore tassello verso temperature sempre più elevate, causando lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani e l’aumento delle temperature.

Tra le conseguenze viene compromessa la stabilità degli ecosistemi e la biodiversità, aumenta il rischio per milioni di persone di dover fronteggiare eventi meteorologici estremi. Il report dell’ONU sottolinea che, a differenza di altri inquinanti, la CO₂ rimane nell’atmosfera per centinaia di anni.

L’incremento di gas serra rischia di rendere sempre più difficile il raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla COP di Parigi di  contenere il riscaldamento entro 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali.
La soglia critica è infatti molto vicina e gli effetti sono già visibili: secondo i dati della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’effetto di riscaldamento radiativo dal 1990 è aumentato del 51,5%, con l’80% di tale incremento attribuibile alla sola CO₂.

Il ruolo degli eventi naturali e delle attività umane: incendi, El Niño e consumo di combustibili fossili

L’incremento record dei gas serra è stato aggravato nel 2023 da eventi naturali come gli incendi boschivi e il fenomeno climatico El Niño, che ha portato siccità prolungate in molte aree del mondo, contribuendo a emissioni massicce di CO₂. Gli incendi, in particolare quelli in Canada, hanno avuto effetti drammatici, come spiega Oksana Tarasova, responsabile scientifico senior della WMO: “Non abbiamo mai visto livelli così elevati di CO₂ nella storia dell’umanità, la Terra non registrava simili concentrazioni da milioni di anni”.

La quantità di gas serra rilasciata durante questi incendi è una delle cause principali dell’aumento dei livelli di CO₂ atmosferica. Ma la responsabilità umana è preponderante: l’uso intensivo di combustibili fossili rappresenta la fonte primaria di emissioni e, secondo la WMO, una percentuale rilevante di queste emissioni viene intrappolata nell’atmosfera, alterando in modo radicale il bilancio energetico del pianeta. In condizioni naturali, il ciclo del carbonio sarebbe bilanciato da assorbimenti terrestri e oceanici; tuttavia, la crescita continua delle emissioni antropogeniche ha compromesso questo equilibrio.

La WMO ha inoltre evidenziato come solo una quota limitata delle emissioni di CO₂ venga assorbita dagli oceani (circa un quarto) e dalla vegetazione terrestre (appena il 30%), lasciando oltre il 45% delle emissioni intrappolate nell’atmosfera. I dati sono chiari: “Finché continueremo a emettere gas serra, la CO₂ continuerà ad accumularsi, causando un aumento costante della temperatura globale”.

L’obiettivo delle prossime conferenze sul clima è di coinvolgere i leader mondiali in un’azione concreta per ridurre le emissioni, promuovendo politiche di transizione verso economie a basso consumo di combustibili fossili e sviluppando strategie efficaci per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

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