In molte delle città italiane non si respira una buona aria con impatti naturalmente significativi per l’ambiente e per la salute, particolarmente rilevanti in questo momento in cui non siamo ancora usciti dall’emergenza Covid-19 e con l’inverno alle porte. Quello dell’inquinamento è un problema che i Comuni e le Regioni devono affrontare con urgenza e lungimiranza, i numeri sono infatti impietosi, parliamo, solo in Italia, di 60mila morti premature e ingenti costi sanitari. Legambiente ha pubblicato, in occasione della partenza delle misure previste dall’«Accordo di bacino padano» a tutela dell’ambiente, un’edizione speciale del Rapporto Mal’Aria che presenta i dati aggiornati sull’inquinamento in 97 città italiane legati alle alte concentrazioni di ozono e polveri sottili. In particolare il Rapporto analizza il quinquennio dal 2014 al 2018, confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a garanzia che sia tutelata la salute delle persone: 20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2. Sono solo 15 le città, tra quelle analizzate, in cui si respira una buona aria, con punte di vera eccellenza: Sassari si porta a casa un voto 9, perché nei 5 anni ha praticamente sempre rispettato i limiti previsti dall’OMS, sforando leggermente nell’ultimo biennio il dato relativo al Pm10. Seguono Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania e Viterbo (7), L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (6). Solo il 20% delle città analizzate ha avuto una concentrazione media annua inferiore a quanto suggerito dall’OMS per il Pm10; percentuale che cala al 6% per il Pm2,5. Male l’85% delle città analizzate, nelle quali quasi sempre non è stato rispettato il limite previsto del Pm2,5 e spesso anche quello del Pm10. Chiudono la classifica con voto 0 Torino, Roma, Palermo, Milano e Como nelle quali nei 5 anni presi in esame non è stato rispettato alcuno dei parametri previsti dall’OMS. Tra le misure urgenti che Legambiente sollecita che le Regioni e i comuni mettano in campo c’è il blocco della circolazione dei mezzi più vecchi e inquinanti Euro4, che doveva partire dal 1 ottobre nelle città sopra i 30 mila abitanti e, inspiegabilmente, nelle quattro regioni dell’area padana (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto) è stato rimandato al prossimo anno. Le auto, soprattutto quelle diesel, rappresentano infatti una delle principali fonti di inquinamento delle città. Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente, parla di coraggio e coerenza nel definire le priorità da pianificare e le misure anti-smog nel medio lungo periodo per garantire “la qualità della vita di milioni di pendolari e migliorare la qualità dell’aria, puntando sempre di più su una mobilità sostenibile, potenziando lo sharing mobility, raddoppiando i chilometri delle piste ciclabili, dando un’alternativa al trasporto privato”. Il Recovery Fund rappresenta un’occasione unica per modernizzare il Paese, “scegliendo la strada della lotta alla crisi climatica e della riconversione ecologica dell’economia italiana”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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