Indice degli argomenti: La città della prossimità secondo Carlos Moreno Gli esempi di città in 15 minuti Le 15 minute cities come modelli per le città “post-pandemia”li obiettivi del progetto Immaginiamo una città in cui è possibile raggiungere il lavoro, la scuola, il medico, il supermercato, i centri culturali in 15 minuti. Ora confrontiamo questa idea con l’attuale vivibilità dei centri urbani, dove per svolgere attività basilari è necessario muoversi in macchina, con il rischio di rimanere incolonnati nel traffico. Il primo scenario descritto potrebbe sembrare totalmente utopico, eppure è la visione di città sostenibile descritta dall’urbanista Carlos Moreno: la “città in 15 minuti” è un concetto rivoluzionario che prevede la riorganizzazione del tessuto urbano in modo tale che i residenti possano svolgere sei attività essenziali entro 15 minuti a piedi (o in bici) dalla propria casa. Vita privata, lavoro, assistenza sanitaria, intrattenimento, negozi: le funzioni chiave della vita del cittadino possono esplicarsi in un breve tragitto riducendo lo spazio e il tempo necessario per prendere parte alle diverse attività. La città della prossimità secondo Carlos Moreno In un post pubblicato sul portale di Carlos Moreno, lo studioso si domanda come sia possibile conciliare lo sviluppo irreversibile del mondo urbano con i bisogni essenziali per una qualità della vita “reale”. “Vivere in un modo diverso impone cambiare il nostro rapporto con il tempo”: Moreno parla del tempo legato alla mobilità, un fattore che ha fortemente peggiorato la qualità della vita moderna. Riappropriarsi del tempo passato nel pendolarismo, consente al cittadino di riscoprire i rapporti di prossimità che solo un quartiere può offrire. Secondo la teoria della 15 minute city si deve passare da un modello di città monofunzionale a una “città policentrica” basa sui criteri di prossimità, densità e ubiquità. Ridisegnare la città permette di passare dalla mobilità frenetica del giorno d’oggi a un modello che abbiamo scelto, più in linea con le esigenze del singolo: “Questo è un altro modo di vivere la città, permettendo al legame sociale che esiste in prossimità di essere parte di questa alta qualità della vita” chiosa Carlos Moreno. Secondo la teoria di Moreno, è la città ad adattarsi all’uomo e non viceversa. Potersi spostare comodamente e raggiungere il luogo dove fare sport, la scuola o i negozi di quartiere consente alle persone di vivere il territorio urbano in modo inedito, recuperando del tempo prezioso per sé e per intessere rapporti solidali con la comunità. Oltre alla componente sociale pensiamo anche all’aspetto della sostenibilità. Questo nuovo paradigma del vivere urbano ha un impatto positivo sull’ambiente: meno automobili significa meno traffico e smog in città. Moreno fa notare che “La transizione energetica, con il cambio di paradigma verso fonti carbon free e rinnovabili, è certamente una priorità, ma sarà abbastanza irrisoria se non andrà di pari passo con un’ambiziosa politica urbana incentrata sulla convergenza con una trasformazione radicale dei nostri stili di vita”. La transizione energetica e lo sviluppo sostenibile devono andare di pari passi con una nuova politica urbana più flessibile. Gli esempi di città in 15 minuti Clarence Perry fu il primo a parlare di 15 minute city e di “neighborhood unit” agli inizi del ‘900. Facendo un salto in avanti di diversi anni, Carlos Moreno ha riproposto questa idea nel 2016, sottolineando l’importanza di riprogettare la città per garantire le funzioni “essenziali” precedentemente descritte. Esistono diversi esempi di città in 15 minuti: uno degli esperimenti più interessanti è sicuramente quello messo in atto da Anne Hidalgo, sindaca di Parigi. Hidalgo ha introdotto l’innovativo concetto di città della prossimità nella sua campagna di rielezione del 2020, un modello che ha iniziato a sperimentare durante la pandemia. Nel 2012 a Portland è stato avviato un progetto che punta a supportare i giovani e a fornire abitazioni a prezzi accessibili e a promuovere lo sviluppo e il commercio in quartieri poco serviti. Sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici sono alcuni dei valori che hanno mosso l’amministrazione a promuovere il Portland Plan, ossia una città di prossimità dove i principali servizi sono raggiungibili in 20 minuti. La città di Melbourne in Australia ha messo in atto il Melbourne Plan 2017-2050 per mettere un freno all’espansione urbana orai incontrollata. Il progetto dei “quartieri da 20 minuti” metterà a disposizione dei cittadini anche nuove piste ciclabili. Le 15 minute cities come modelli per le città “post-pandemia” La pandemia ha cambiato radicalmente il modo di vivere la città. Se nel periodo “pre Covid” era normale percorrere lunghe distanze per andare in ufficio, in breve tempo ci siamo trovati catapultati in una dimensione totalmente diversa. Il lavoro si è fatto “agile” e sempre più digitale grazie allo smartworking. In questi ultimi anni abbiamo cambiato anche le consuetudini in favore di un ritorno alla vita di quartiere. La città in 15 minuti è una declinazione virtuosa di queste consuetudini: si vive il proprio quartiere non per necessità, ma perché nella propria comunità si trova tutto quello che è necessario per vivere bene. Parigi ha già sperimentato questo approccio durante il Covid, mentre in Italia una delle prime città a volersi ispirare alle teorie di Moreno sembrerebbe essere la cosmopolita Roma. La città in 15 minuti è diventata parte integrante del manifesto elettorale del sindaco Gualtieri: il candidato del centrosinistra ha illustrato la sua visione di una città più accessibile e attente alla realtà dei cittadini. Gli spunti di conversazione non mancano, ma occorre mettere in atto un piano progettuale concreto per decentralizzare le funzioni primarie ai quartieri e connettere i medesimi in modo funzionale e pratico. Quale sarà il futuro del “modello città” all’italiana? Speriamo più inclusivo, semplificato e soprattutto a misura d’uomo. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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