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La città canadese di Hamilton, in Ontario, ha inaugurato da poco il nuovo Joyce Center for Partnership and Innovation building. Il primo edificio istituzionale dell’intero Canada ad energia zero: un laboratorio e un centro di ricerca incentrato sulla sostenibilità, pannelli fotovoltaici e pompe geotermiche garantiscono tutta l’energia necessaria al suo funzionamento. a cura di Tommaso Tautonico Ricerca, innovazione e sostenibilità. Sono questi gli obiettivi alla base del nuovo Joyce Center for Partnership and Innovation building che sorge presso il Fennel Campus del Mohawk College. Realizzato dalla società di architettura e ingegneria mcCallumSather, in collaborazione con lo studio di architettura B + H, il nuovo edificio è un progetto pilota nazionale e globale, contribuirà a determinare i requisiti e gli standard per il Carbon Building Framework canadese del Green Building Council (CaGBC). Inoltre contribuirà al WIMC (World Green Building Council) “Advancing Net Zero”, un progetto globale che mira a garantire che tutti gli edifici siano ad emissioni zero di carbonio entro il 2050. Joyce Center: il laboratorio sulla sostenibilità Concepito come uno dei centri di ricerca più all’avanguardia di tutto il Canada, l’imponente edificio sarà la sede futura del Center for Climate Change Management. Per centrare l’obiettivo net zero, i due studi di architetti coinvolti hanno capovolto il classico schema di progettazione, partendo e sviluppando un budget energetico della struttura. Considerando gli usi finali dell’edificio, la contabilità energetica delle attrezzature di laboratorio e dei sistemi informatici dedicati, è stata creata una chiara tabella di marcia che ha influenzato l’orientamento dell’edifico, la scelta dei materiali da utilizzare e gli obiettivi energetici da raggiungere. Esteso su una superficie di 96 mila metri quadri, il Joyce Center for Partnership & Innovation è alimentato esclusivamente da energia solare e geotermica. Due grandi strutture sopraelevate, sorrette da colonne che richiamano la forma degli alberi, ospitano 2.000 pannelli solari, fondamentali per raggiungere la neutralità energetica. Queste due strutture, oltre ad ospitare il grande impianto fotovoltaico, offrono ombra e protezione alle terrazze esterne dell’edificio. Oltre ai pannelli solari e all’involucro ottimizzato, l’edificio è dotato anche di 28 pozzi geotermici, un sistema di raccolta dell’acqua piovana in grado di immagazzinare fino a 342.000 litri e illuminazione a LED con sensore di presenza. Per minimizzare la dipendenza dall’illuminazione artificiale, gli architetti hanno sviluppato l’edificio attorno a un atrio centrale, ampio e luminoso, che funziona da hub centrale e “acceleratore” sociale, dove studenti e ricercatori possono condividere esperienze, progetti e risultati. Al suo interno, un alternarsi tra materiali robusti e freddi ed elementi più caldi come legno, vetro e pietra naturale. Una tavolozza di colori ricca e invitante. Tutti i materiali utilizzati negli interni, sono di provenienza locale. “L’edificio è un simbolo per la città e per la regione” afferma McCallum. “Riflette perfettamente le tendenze attuali e future in materia di sostenibilità e pedagogia e dimostra il ruolo da leadership che il settore pubblico è in grado di ricoprire in questo delicato momento di cambiamento”. img by inhabitat.com Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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