Unione Geotermica: prospettive di sviluppo del settore e decreto incentivi

Si è svolto lo scorso 2 febbraio a Roma l'incontro tra una delegazione dell'UGI (Unione Geotermica Italiana) e la Direzione Generale Energie Rinnovabile ed Efficienza Energetica del Ministero dello Sviluppo Economico. La riunione era stata convocata a seguito della presa di posizione UGI di preoccupazione sulla definizione del nuovo Decreto Ministeriale sugli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ed in particolare per i livelli di sostegno per la geotermia. UGI ha illustrato le problematiche generali che oggi condizionano gli usi della risorsa geotermica sia nel settore elettrico che per le applicazioni termiche. In particolare UGI ha presentato i contenuti dello specifico documento sui temi di incentivazione per la generazione geotermoelettrica.
 
In poco più di due anni sono state presentate in Italia, da circa una trentina di imprese italiane e straniere, più di 110 richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche per la produzione di energia elettrica. Una vera e propria esplosione di richieste che non ha precedenti nella storia italiana dello sfruttamento della geotermia a fini geotermoelettrici. Il potenziale produttivo legato a queste iniziative potrebbe andare molto al di là di quanto previsto nel Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili (PAN), già nell'arco di 10 anni, anche sviluppando impianti di generazione onshore ed offshore. Il PAN stabilisce obiettivi al 2020 per lo sviluppo dell'uso della risorsa geotermica nel settore elettrico, pari a un aumento della capacità di circa 170 MW, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1100 GWh. Già oggi, senza le nuove istanze di permesso di ricerca, gli sviluppi in termini di capacità installata vanno oltre quanto previsto dal PAN. Il conseguimento del potenziale legato alle nuove iniziative sarà però possibile solo in presenza di un quadro chiaro e definito di regole, sia dal punto di vista dei sistemi di incentivazione che dei regimi autorizzativi.
Sulla base della superficie totale dei premessi richiesti, che potranno essere autorizzati per una superficie presunta prossima a 10.000 km2, e sulla base delle risorse ipotizzate a scala regionale si può stimare che i fluidi geotermici reperibili possano essere sufficienti per l'installazione di alcune centinaia di MW di nuova potenza, incrementando ulteriormente le stime del PAN. Con questo eccezionale potenziale di risorse e grande interesse del mercato si può prudenzialmente stimare che nel settore geotermoelettrico potrebbero essere attivati investimenti per circa un miliardo di euro nell'arco del prossimo decennio. Questo rinnovato interesse per il settore trova spiegazione, oltre che nella improrogabile necessità di dare una risposta diversificata e sostenibile alla domanda energetica, anche in fattori di natura tecnologica. Infatti le richieste per i nuovi Permessi di ricerca fanno riferimento, in molti casi, alla possibilità di produzione geotermoelettrica da risorse di media temperatura, resa oggi economicamente sfruttabile grazie allo sviluppo tecnologico delle tecnologie a ciclo binario, in cui l'industria Italiana è ben presente.
L'investimento nel settore della geotermia quindi, a differenza di altre fonti rinnovabili, per le cui tecnologie siamo dipendenti dall'estero, consentirebbe di attrarre investimenti sia interni che esteri con ricadute prevalenti sull'economia nazionale, con il coinvolgimento degli operatori nel settore delle perforazioni e della realizzazione di impianti di generazione. Questo scenario virtuoso sia per l'economia che per l'ambiente rischia di sfumare se non verranno definite e condotte adeguate politiche di promozione della risorsa geotermica che consentano alle istituzioni (centrali, regionali e locali) di affrontare insieme alle imprese, le principali criticità che si possono riassumere in:
– definizione dei regimi di incentivazione;
– valutazione e riduzione del rischio minerario;
– semplificazione e gestione delle procedure autorizzative;
– accettabilità sociale degli impianti.
 
SVILUPPO DELLA GEOTERMIA E REGIMI DI INCENTIVAZIONE
Le scelte, oggi all'ordine del giorno, sui regimi di incentivazione per la produzione geotermoelettrica, devono inoltre tenere conto anche degli importanti benefici che la contraddistinguono:
• regime di produzione costante e non intermittente a vantaggio della sostenibilità e dell'economicità della gestione della rete elettrica;
• ridotto impatto ambientale soprattutto se si considerano le soluzioni cosiddette ad emissioni zero e con totale reintroduzione del fluido nei serbatoi di provenienza;
• ridotto uso di suolo rispetto ad altre fonti rinnovabili.
In aggiunta si sottolinea come lo sviluppo delle molteplici iniziative geotermiche abbia già generato un significativo indotto scientifico ed occupazionale con il coinvolgimento di realtà scientifiche ed universitarie di alta competenza nonché mediante la formazione e l'impiego di personale specializzato.
Alla base delle aspettative che hanno consentito l'attuale boom di richieste di permessi di ricerca in Italia, da parte di molti operatori, italiani ed internazionali, ci sono i livelli di incentivazione per la produzione geotermoelettrica fino ad oggi previsti (tramite Certificati Verdi e Tariffa omnicomprensiva per gli impianti fino a 1 MW).
L'UGI sottolinea che le bozze in circolazione del decreto prevedono livelli di incentivazione  della produzione di energia da fonte geotermica molto inferiori rispetto a quelli attualmente assicurati dai Certificati Verdi e dalla Tariffa Omnicomprensiva, ma anche inadeguati rispetto alla necessità di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio alle tecnologie disponibili in questo settore.
 
Sulla base dell'impostazione data dall'articolo 24 del Dlgs n. 28/2011 al nuovo sistema di incentivazione della generazione elettrica da fonti rinnovabili e delle linee applicative espresse nelle bozze di DM attuativi che è stato possibile esaminare, si individuano le seguenti misure minime di intervento, necessarie per un regime di incentivazione adeguato al settore geotermoelettrico:
• il livello minimo di incentivazione necessario al sostegno del settore non può essere inferiore a quello assicurato dai livelli degli strumenti preesistenti, a cui dovrebbe essere aggiunto un riconoscimento dovuto agli oneri per il rischio minerario e ai benefici per la gestione per la rete elettrica e per l'impatto dell'indotto sull'economia italiana, potendo essere attuato interamente con tecnologie, competenze e sistemi nazionali;
•  gli incrementi di incentivazione per gli impianti con totale re-iniezione del fluido ed emissioni nulle (non riconducibili ad impianti sperimentali ex art. 3 bis del Dlgs n. 22/2010) dovrebbero essere previsti sia per i nuovi impianti che per quelli esistenti;
• per le specificità legate alle tecnologie oggi disponibili, il valore della potenza di soglia previsto per il regime delle aste al ribasso, dovrebbe essere innalzato a 10 MW;
• gli incrementi di incentivazione per il primo scaglione di capacità installata su nuove concessioni dovrebbero essere riferiti ai primi 20 MW realizzati;
• la opportuna introduzione di una tariffa specifica omnicomprensiva per gli impianti sperimentali fino a 5 MW (riconducibili ad impianti sperimentali ex art. 3 bis del Dlgs n. 22/2010) e progetti di piccole dimensioni a media entalpia sino a 2 MW, esonerata dalla decurtazione del 2%, trattandosi di un premio per le tecnologie avanzate.
Le scelte sui regimi di incentivazione per il settore geotermoelettrico, qualora non accuratamente ponderate, potrebbero vanificare i lusinghieri risultati già raggiunti dal processo di rilancio del settore, tramite la sua completa liberalizzazione e con le moltissime iniziative degli operatori nel campo della ricerca della risorsa. Riteniamo che non possa essere vanificata la grande aspettativa di sviluppo nel settore geotermico che si basa sull'enorme disponibilità di risorse che tutto il mondo ci invidia e sulla valorizzazione di una filiera italiana da sempre all'avanguardia.
La riduzione egli incentivi porterebbe una contrazione degli investimenti anche nel rinnovo degli impianti esistenti con conseguenze occupazionali sull'indotto già esistente, con forti negatività sociali, nelle zone geotermiche tradizionali.

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