I paesi del G20 poco incisivi sul clima

Tante parole pochi fatti, così si può riassumere quanto emerge dai dati pubblicati da BloombergNEF: nonostante gli impegni senza precedenti per affrontare il cambiamento climatico presi prima del COP26, gli sforzi nazionali per limitare le emissioni non sono sufficienti

I paesi del G20 poco incisivi sul clima

Secondo la seconda edizione del rapporto “G-20 Zero-Carbon Policy Scoreboard” del gruppo di ricerca BloombergNEF (BNEF) nessun Governo del G20 sta attuando politiche abbastanza incisive e concrete in grado di affrontare il cambiamento climatico e rispettare gli impegni assunti alla COP26 a Glasgow.

Il rapporto evidenzia come ai tanti impegni assunti sulla carta, non corrispondano azioni concrete da parte delle 19 nazioni più grandi del mondo, responsabili di quasi l’80% delle emissioni globali di gas serra (l’UE è il 20° membro del G-20). Il Policy Scoreboard del BNEF ha assegnato un punteggio del 100% a ciascun membro del G-20 considerando l’impegno per ridurre le emissioni di gas serra, entità del supporto, la solidità dei programmi proposti. I dati mostrano che nessun paese del G-20 ha implementato politiche sufficienti per raggiungere una profonda decarbonizzazione, anche se 11 delle 19 nazioni hanno fatto progressi nel 2021. Il Rapporto analizza i progressi dei vari paesi ed evidenzia le politiche che i governi possono implementare per raggiungere e superare gli impegni che hanno preso per il clima.

Michael R. Bloomberg, inviato speciale del segretario generale dell’ONU per le ambizioni e le soluzioni climatiche e fondatore di Bloomberg LP e Bloomberg Philanthropies ha sottolineato che “Le parole contano solo se sono sostenute dall’azione – e la realtà è che nessuno dei paesi del G20 sta realizzando abbastanza velocemente i tagli promessi alle emissioni. Le guerra in Ucraina ha reso ancora più attuale l’importanza della transizione verso le energie pulite, anche per limitare la dipendenza dal gas russo”.

6 aree di intervento

Il documento approfondisce le 6 principali aree su cui agire per limitare le emissioni di gas serra. Quello che emerge è che i governi del G-20 hanno fatto molti progressi nell’attuazione di programmi per decarbonizzare il settore energetico (area politica 1) e, in una certa misura, i trasporti (area 2). Ma è necessario un maggiore sforzo nei settori dell’edilizia (3) e dell’industria (4), nella promozione dei combustibili a basso contenuto di carbonio e le tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (5), e l’economia circolare (6).

11 sulle 19 nazioni analizzate hanno migliorato il proprio punteggio, con una media per l’intero gruppo del 52% su 100% – in aumento di 1 punto rispetto al precedente Rapporto. C’è un enorme margine di miglioramento, ha sottolineato la responsabile della politica del BNEF Victoria Cuming: “Le parole da sole non valgono niente – nessuno dei paesi del G-20 ha implementato sufficienti incentivi e regolamenti concreti per raggiungere ciò che è stato promesso”.

Alcuni paesi più virtuosi di altri

In termini di punteggi, i paesi del G-20 si dividono in tre grandi categorie: la prima comprende gli stati membri dell’UE, Germania, Francia e Italia, insieme al Regno Unito, che hanno migliorato i loro punteggi totali medi di 3 punti rispetto al 2021. Ma con una media del 75% anche i top performer potrebbero fare meglio.

Altri paesi dell’OCSE non sono andati altrettanto bene, in particolare Australia, Giappone e Turchia: questo gruppo ha visto il suo punteggio totale diminuire di 2 punti, ad una media del 52%. In fondo alla classifica del G-20, le economie emergenti sono in ritardo nell’attuazione delle proprie politiche, con un punteggio totale medio del 36%. Tuttavia, questo gruppo, guidato da India e Sudafrica, è migliorato rispetto all’anno scorso – di una media di 2 punti .

I punteggi dei paesi del G20 sulle politiche per il clima
Fonte BNEF

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