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Indice degli argomenti Toggle Lo stato della qualità dell’aria nel mondo: l’importanza dei dati Inquinamento atmosferico nelle varie aree del mondoEuropa e Italia: il quadro migliora La pessima qualità dell’aria è un problema che affligge tanti, troppi Paesi nel mondo. Basta guardare quanto delinea il World Air Quality Report di IQAir, basato sulle concentrazioni di PM 2,5 a livello planetario. Posto che le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stabiliscono che le concentrazioni medie annuali di PM 2,5 non dovrebbero superare i 5 μg/m³, solo dieci nazioni su 134 possono contare su percentuali sotto soglia. Miglior Paese è la Polinesia Francese (3,2 μg/m³), seguita da Mauritius (3,5 μg/m³), Islanda, Grenada, Bermuda, Nuova Zelanda, Australia, Porto Rico, Estonia e Finlandia (4,9 μg/m³). Per contro, ci sono città che lo scorso anno hanno superato i 100 μg/m³: una di queste è Nuova Delhi, dove abitano 28 milioni di persone. In cinque Paesi i valori limite sono nove volte superiori a quello raccomandato dall’OMS (Tagikistan e Burkina Faso), se non dieci volte oltre (India), per non parlare di Pakistan (14 volte oltre) e Bangladesh, dove i valori sono addirittura 15 volte superiori. È bene ricordare che l’inquinamento atmosferico è letale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, esso è responsabile di circa sette milioni di morti premature ogni anno in tutto il mondo. È causa di un decesso su nove nel mondo, rappresentando la più grande minaccia ambientale per la salute umana. Lo stato della qualità dell’aria nel mondo: l’importanza dei dati Il rapporto annuale mondiale sulla qualità dell’aria, giunto alla sesta edizione, è un parametro di valore per comprendere l’andamento delle concentrazioni di polveri sottili nel mondo. «A differenza di molti altri report sulla qualità dell’aria che si basano su dati satellitari modellati, il nostro rapporto utilizza esclusivamente dati PM2.5 misurati empiricamente ottenuti da stazioni di monitoraggio dell’aria a livello del suolo», sottolineano gli autori dello studio, basato sui dati provenienti da oltre 30mila stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria in 7.812 località di 134 Paesi. Esso rivela dettagli preoccupanti sullo stato dell’inquinamento atmosferico nei vari Paesi del mondo registrato lo scorso anno. Emerge una situazione largamente deficitaria in molte aree del mondo, con livelli decisamente sopra i parametri, in molti Paesi. Inquinamento atmosferico nelle varie aree del mondo Il quadro planetario che emerge dal report è preoccupante. Nessuna città dell’Asia occidentale (Armenia, Azerbaijan, Bahrain, Georgia, Iraq, Israele, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Palestina, Emirati Arabi Uniti) presenta concentrazioni sotto la soglia. In Asia orientale solo lo 0,2% delle città hanno soddisfatto questo parametro; va poco meglio in Asia sudorientale, centrale o meridionale, dove si arriva allo 0.9%. In India, ben tre città superano i 100 μg/m³. In Africa, la percentuale di città che può contare su valori sotto i limiti è pari al 3,8%. La scarsa qualità dell’aria è un problema anche in Europa dove solo il 6,7% delle città può contare su valori di PM 2,5. Va meglio negli Stati Uniti e in Canada, dove la percentuale si alza al 14% e le città peggiori non superano i 23 μg/m³. In America Latina la percentuale torna a essere bassa: solo il 5,9% delle città rispetta i valori limite OMS. Per respirare aria più pulita si deve andare in Oceania, dove più della metà (54,9%) dei centri urbani può contare su quantitativi di polveri sottili entro i limiti. Europa e Italia: il quadro migliora Nei 43 Paesi compresi in Europa (Russia inclusa) la situazione generale, una buona qualità dell’aria si registra solo in Islanda, Estonia e Finlandia: solo qui i livelli medi annuali di PM2,5 sono inferiori a 5 μg/m³. In fondo alla classifica c’è la Bosnia Erzegovina, il Paese europeo più inquinato. Qui si è registrata una concentrazione media annua di 27,5 μg/m3. Va detto, però, che si è ravvisata una diminuzione del 18% nei livelli di PM 2,5 nel 2023 rispetto al 2022. Il report evidenzia anche la positiva performance della Croazia, che ha mostrato i progressi più sensibili nel 2023 nell’abbassare i valori di polveri sottili di oltre il 40% rispetto al 2022. In generale, i livelli medi annuali di PM2,5 sono diminuiti in 36 paesi della regione. Nel 2023, meno del 7% delle oltre duemila città europee ha raggiunto la linea guida annuale dell’OMS per il PM 2,5 di 5 μg/m3, comprese tutte le città dell’Islanda. Il dato va letto considerando anche i miglioramenti significativi in diverse aree urbane. Il Regno Unito ha il maggior numero di città europee che hanno raggiunto il livello previsto dalle linee guida annuali dell’OMS, con 30 aree urbane che registrano concentrazioni medie annuali inferiori a 5 μg/m3; a seguire c’è la Finlandia con 27 città e la Svezia con 14. Nel complesso, si è verificata una tendenza generale verso livelli medi annui di polveri sottili più bassi per le città europee lo scorso anno. Basti pensare che nel 2022 la percentuale di centri urbani in “area verde”, ovvero tra 5 e 10 μg/m3, era pari al 39% delle città europee, l’anno successivo si è arrivati al 54%. In questo scenario, come si posiziona l’Italia? È il decimo peggior Paese in Europa per concentrazioni di PM 2,5, con una media di 15 μg/m³. 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