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Al via il progetto europeo Ampere nato con l’obiettivo di ridare competitività all’Italia nel settore fotovoltaico in cui il nostro paese ha perso la supremazia produttiva ma non quella tecnologica Il mercato mondiale del fotovoltaico sta continuando a crescere, le installazioni nel 2016 sono infatti aumentate del 50% circa, arrivando al record di nuova capacità installata di 76.1 GW, da circa 51,2 GW nel 2015, con una potenza cumulativa di quasi 300 GWp. Il fotovoltaico lo scorso anno ha coperto l’1,3% della domanda di elettricità del pianeta con previsioni di crescita al 2020 fino al 4%. Come sappiamo a un andamento positivo a livello globale, corrisponde una contrazione della domanda del mercato europeo che però ha numeri molto importanti, contribuendo per oltre 100 GW a quello mondiale del FV. In Italia il settore in questi anni ha sicuramente sofferto diverse criticità e una diminuzione della domanda ma ciò nonostante la produzione di energia fotovoltaica nel 2016 è cresciuta del 22% e oggi il solare con più di 19 GWp di potenza installati riesce a coprire l’8% del fabbisogno energetico nazionale. Si tratta di un mercato che può esprimere un grande potenziale, ma che deve essere anche sostenuto. E’ in questo senso molto interessante il progetto europeo AMPERE – Automated photovoltaic cell and Module industrial Production to regain and secure European Renewable Energy market, sviluppato all’interno del programma Ue di ricerca e innovazione Horizon 2020 con una dotazione di 14 milioni di euro, con l’obiettivo di far crescere in Italia una filiera industriale in grado di produrre celle fotovoltaiche molto efficienti e low cost, ridando nuova linfa e competitività al settore. Il progetto, cui partecipano in Italia ENEA, CNR-IMM di Catania, la PMI Rise Technology e 3SUN del gruppo Enel Green Power, che ne è capofila, prevede la realizzazione nello stabilimento catanese della 3SUN di una linea produttiva che in cinque anni riesca a sviluppare moduli fotovoltaici ad alta efficienza bifacciali ad eterogiunzione, ovvero composti da due materiali diversi, silicio cristallino e silicio amorfo, per una capacità complessiva di 1 GW/anno. Tali moduli innovativi assicurano parametri prestazionali molto alti, garantiscono infatti rendimenti di oltre il 23%, costi di produzione inferiori a 0,42 €/Wp, un’affidabilità di oltre 35 anni e un basso tasso di degrado delle prestazioni (inferiore a 0,5% annuo). Mario Tucci, responsabile Laboratorio Tecnologie Fotovoltaiche dell’ENEA, sottolinea con soddisfazione che grazie a questo progetto sarà possibile ricreare in Italia una filiera industriale competitiva e attraente, anche in assenza di incentivi pubblici, in un settore in cui “abbiamo perso la supremazia produttiva ma non quella tecnologica”, sviluppando know-how per massimizzare le rese e abbattere i costi. Inoltre, continua Tucci, il settore può contribuire alla diminuzione dei gas serra in linea con gli obiettivi posti dalla COP21 nella lotta ai cambiamenti climatici ed essere determinante anche in considerazione dell’ulteriore obiettivo del 50% di produzione elettrica da rinnovabili al 2030 previsto dalla Ue, per cui la potenza solare dovrà passare dagli attuali 19,3 GW ad un valore compreso tra 25 e 35 GW”. Al progetto partecipano vari partner europei tra cui importanti istituti scientifici, quali Fraunhofer ISE, CEA-INES (Commissariat a l’Energie Atomique et aux energies alternatives), CSEM (Centre Suisse Electronique et Microtecnique) ed EPFL (Ecole Politecnique Fédéral de Lausanne), mentre tra le industrie figurano Meyer Burgher Research AG, NorSun, Semilab e ERM (Environmental Resource Management). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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