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Il 2023 ha rappresentato un anno di svolta per l’Unione Europea nella sua ambiziosa corsa verso la neutralità climatica. Secondo i dati ufficiali dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), le emissioni nette di gas serra dell’UE sono diminuite del 9% rispetto all’anno precedente, segnando la più significativa riduzione annuale dal 1990. Questo successo è stato trainato principalmente dal settore energetico, che ha visto una drastica diminuzione nell’uso di combustibili fossili e un’impennata nell’adozione di fonti rinnovabili. Transizione energetica: meno fossili, più rinnovabili Il cuore della riduzione delle emissioni risiede nella trasformazione del mix energetico europeo. Nel 2023, le energie rinnovabili hanno coperto il 45,3% del consumo elettrico lordo dell’UE, segnando un incremento di 4,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente . Questo aumento è stato alimentato principalmente dall’espansione dell’energia eolica e solare, che hanno rappresentato rispettivamente il 38,5% e il 20,5% della produzione elettrica rinnovabile. Parallelamente, si è registrata una significativa riduzione nell’uso di carbone e gas naturale per la produzione di energia, contribuendo a una diminuzione del 22% delle emissioni nel settore elettrico, il calo più marcato degli ultimi 33 anni . “Il 2023 ha dimostrato che una transizione energetica ambiziosa è non solo possibile, ma anche efficace nel ridurre le emissioni e stimolare l’innovazione,” si legge nel documento dell’EEA. Decoupling economico: crescita del PIL e calo delle emissioni Un aspetto particolarmente rilevante del 2023 è stato il continuo disaccoppiamento tra crescita economica e emissioni. Dal 1990, il PIL dell’UE è aumentato del 70%, mentre le emissioni nette di gas serra sono diminuite del 37%, attestandosi a 2.908 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente. Questo trend positivo è stato supportato da miglioramenti nell’efficienza energetica, standard edilizi più rigorosi e inverni più miti, che hanno ridotto la domanda di energia per il riscaldamento domestico. Tuttavia, non tutti i comparti hanno seguito la stessa traiettoria virtuosa. Se da un lato le emissioni legate alla produzione di energia hanno registrato un calo storico, altri settori hanno mostrato segni di criticità. Le emissioni nei trasporti, così come quelle derivanti dai sistemi di refrigerazione e condizionamento, sono aumentate, a causa di una domanda in crescita che ha superato i progressi tecnologici e l’efficienza energetica. Anche il settore forestale e del suolo (LULUCF – Land Use, Land Use Change and Forestry), che tradizionalmente agisce come un importante serbatoio di assorbimento del carbonio, ha mostrato un peggioramento. I “net removals”, ovvero la capacità netta degli ecosistemi di assorbire CO₂, sono diminuiti, e il calo si è accentuato negli ultimi anni. Le cause principali risiedono nell’invecchiamento delle foreste europee, in un incremento dei prelievi legnosi e negli effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico, che compromette la salute e la resilienza degli ecosistemi naturali. Con l’obiettivo di raggiungere una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, l’UE dovrà continuare su questa traiettoria, affrontando le sfide rimanenti e consolidando i successi ottenuti. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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