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Le rinnovabili assumono un ruolo sempre maggiore nel mix energetico dell’UE e dal 2015 hanno contribuito a ridurre le emissioni di CO2 di circa un decimo AEA – Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato lo studio ‘Renewable energy in Europe 2017: recent growth and knock-on effects” con un’analisi dell’impatto delle rinnovabili sulla qualità dell’aria ed emissioni inquinanti. Emerge che in Europa la quota di energie rinnovabili, soprattutto eolica e fotovoltaica, nel consumo finale di energia è in costante aumento e contemporaneamente si riduce la necessità di combustibili fossili e stanno diminuendo le emissioni CO2. Se ce ne fosse bisogno si conferma dunque il ruolo prioritario delle rinnovabili nella transizione energetica verso la sostenibilità ambientale. Nell’UE la quota di energie rinnovabili è aumentata dal 15% nel 2013 al 16% nel 2014. Questa tendenza è proseguita anche nel 2015, anno in cui le energie pulite hanno rappresentato, per l’ottavo anno di seguito, la maggior parte (77%) di nuova capacità di generazione di energia elettrica. Il costante progresso in tutta l’UE nel settore delle rinnovabili dal 2005 fa pensare che il Vecchio continente sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 20% entro il 2020. Germania, Italia e Regno Unito, sia nel 2014 che nel 2015, sono i paesi in cui ci sono state le maggiori diminuzioni in termini assoluti di quantità di combustibili fossili utilizzati. I recenti dati Eurostat hanno evidenziato che l’uso di energie rinnovabili in tutta l’UE ha finalmente raggiunto il 16,7% nel 2015, con 11 stati, tra cui l’Italia, che hanno raggiunto gliobiettivi al 2020. A livello degli Stati membri, le quote di utilizzo delle energie rinnovabili continuano a variare notevolmente, si passa da oltre il 30% in Finlandia, Lettonia e Svezia, al 5% o meno in Lussemburgo e Malta. Dall’analisi si legge che a partire dal 2005, grazie alla crescita continua della percentuale di energia rinnovabile l’UE ha ridotto l’uso dei combustibili fossili e le emissioni di gas serra associate di circa un decimo nel 2015, una cifra paragonabile all’utilizzo annuo di combustibili fossili e alle emissioni di gas serra dell’Italia. La maggior parte di questo sviluppo è legato alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e al minor utilizzo di carbone e di gas naturale. Anche gli investimenti in energie pulite hanno continuato a crescere negli ultimi 10 anni, con un conseguente raddoppio della capacità globale di energia elettrica da fonti rinnovabili tra il 2005 e il 2015. Ma si legge nel Rapporto che per quanto l’UE svolga un ruolo di primo piano nello sviluppo di tecnologie energetiche pulite ed è al secondo posto dopo la Cina della capacità di energia elettrica rinnovabile domestica installata, è necessario che intensifichi gli sforzi su clima ed energia per soddisfare gli obiettivi dell’UE e quelli definiti dalla COP21 di Parigi, così da diventare un’economia sostenibile a basse emissioni di carbonio entro il 2050. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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