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Pubblicata dal think tank energetico Ember un’analisi che mostra come nei Paesi del G20, in seguito all’Accordo di Parigi, ci sia stata un’accelerazione della quota di energia prodotta da eolico e fotovoltaico e una conseguente diminuzione della percentuale del carbone. Ma un percorso allineato al rispetto del target di 1,5°C richiede una riduzione più rapida dell’energia a carbone. In particolare i dati segnalano che nei Paesi del G20 l’eolico e il solare alla fine del 2022 hanno coperto il 13% dell’elettricità rispetto al 5% del 2015: in questo periodo la quota di energia eolica è raddoppiata e quella solare quadruplicata. Nello stesso periodo l’energia prodotta da carbone nei Paesi del G20 è scesa dal 43% nel 2015 al 39% nel 2022. Le percentuali delle altre fonti di energia elettrica sono rimaste sostanzialmente stabili, con fluttuazioni di appena 1-2 punti. L’analisi segnala però che 13 paesi del G20 hanno continuato a produrre più della metà dell’elettricità da combustibili fossili nel 2022. L’Arabia Saudita spicca con quasi il 100% dell’elettricità prodotta da petrolio e gas. Il Sudafrica (86%), l’Indonesia (82%) e l’India (77%) sono i paesi che fanno maggiore affidamento sulla generazione da fonti fossili, prevalentemente carbone. I paesi che hanno fatto maggiori progressi verso l’energia prodotta da rinnovabili sono Germania (32%), Regno Unito (29%) e Australia (25%). Turchia, Brasile, Stati Uniti e Cina si sono mantenuti costantemente al di sopra della media globale. In fondo alla classifica ci sono Russia, Indonesia e Arabia Saudita, che sono vicine allo 0. Secondo lo scenario proposto dall’IPCC, l’eolico e il solare possono garantire oltre un terzo dei tagli alle emissioni necessari al 2030 per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Malgorzata Wiatros-Motyka, analista senior di Ember ha sottolineato che “Eolico e fotovoltaico oltre a ridurre rapidamente le emissioni e l’inquinamento, fanno anche diminuire i costi dell’elettricità”. I Paesi OCSE del G20 accelerano l’eliminazione del carbone Tra le economie avanzate (OCSE) del G20, che dovrebbero puntare alla graduale eliminazione del carbone entro il 2030, si è registrata una riduzione della produzione di carbone del 42% in termini assoluti: tra il 2015 e il 2022 è passato da 2.624 TWh a 1.855 TWh. Il Regno Unito è il paese che ha registrato il calo maggiore dopo la firma dell’Accordo di Parigi, con una riduzione della produzione da carbone del 93%, passando dal 23% dell’elettricità nel 2015 ad appena il 2% nel 2022. Nello stesso periodo l’Italia ha dimezzato la propria potenza a carbone, mentre gli Stati Uniti e la Germania l’hanno ridotta di circa un terzo. Tra le economie avanzate del G20, solo il Giappone non ha ancora ridotto la propria quota di energia da carbone, che attualmente copre circa un terzo dell’elettricità. Contemporaneamente questi paesi hanno aumentato in maniera significativa la quota di energia eolica e fotovoltaica. In particolare Regno Unito e Germania si distinguono per le percentuali più elevate di energia eolica, rispettivamente del 25% e del 22% nel 2022, mentre l’Australia e il Giappone per la quota di energia solare, rispettivamente del 13% e del 10% nel 2022. Nonostante i progressi incoraggianti nelle economie mature, il declino dell’energia da carbone deve accelerare ulteriormente in questo decennio, passando da 10.059 terawattora (TWh) nel 2021 a 1.153 TWh nel 2030. La maggior parte di questo calo deve avvenire nei Paesi del G20, che nel 2022 sono stati responsabili del 93% della produzione totale di carbone a livello mondiale. Sebbene la quota di energia elettrica da carbone del G20 si sia ridotta dopo l’Accordo di Parigi, la sua produzione assoluta è aumentata in risposta alla crescente domanda. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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