Le potenzialità dell’idroelettrico per raggiungere il 32% di rinnovabili al 2030

Un nuovo studio di Althesys evidenzia il ruolo centrale dell’idroelettrico per raggiungere gli obiettivi fissati dall’UE in tema di rinnovabili

Le potenzialità dell'idroelettrico per raggiungere il 32% di rinnovabili al 2030

Lo studio presentato da Althesys nei giorni scorsi “L’idroelettrico crea valore per l’Italia”, conferma il ruolo fondamentale di quella che è ad oggi la principale fonte rinnovabile in Italia con quasi metà della produzione e che, secondo gli ultimi dati di Terna, nel mese di maggio ha segnato un aumento di produzione del 38,9% rispetto all’anno precedente. 

Perché vengano raggiunti gli obiettivi fissati dall’Unione al 2030 che prevedono un target vincolante del 32% di energie rinnovabili, sono però necessari, sottolinea Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, interventi che stimolino la riqualificazione di almeno un terzo degli impianti per migliorarne le prestazioni e non perdere 6 TW di generazione e un quadro normativo certo che stimoli anche investimenti nazionali ed esteri.  

“Lo studio evidenzia che un impianto idroelettrico su tre dovrà essere rinnovato per non perdere un potenziale di quasi 6.000 MW al 2030. Per questo il nuovo Parlamento è chiamato ora a definire un quadro normativo stabile”.

Lo studio propone due possibili scenari a questo propostio, “action”, che prevede l’introduzione di norme a sostegno dell’idroelettrico, che potrebbe stimolare investimenti per 5,5 miliardi di euro ed uno “no action”, senza l’attuazione di nuove normative che provocherebbe un rischio di perdere un potenziale produttivo di 10,4 TWh al 2030.

Le misure di sostegno, secondo Althesys potrebbero prevedere il riconoscimento della durata e oneri di concessione a seconda dell’entità degli investimenti e della redditività dell’impianto. Si potrebbero inoltre introdurre strumenti di sostegno agli investimenti con tariffe dedicate a specifici contingenti e un programma di sostegno di breve durata per il rinnovamento. Un’altra proposta prevede l’adeguamento della normativa nazionale di sicurezza all’evoluzione tecnologica (IoT e digitale) e la realizzazione di un mercato dell’accumulo energetico per gli impianti a pompaggio. 

Il parco idroelettrico attuale

Secondo lo studio di Althesys l‘idroelettrico oggi copre il 16,5% dell’elettricità nazionale e il 42% di tutte le fonti rinnovabili, è formato da circa 3.700 impianti, per una potenza di 18,5 GW e una produzione normalizzata di circa 46 TWh/anno.

Gli impianti sono piuttosto datati e i vincoli normativi piuttosto stringenti ostacolano un reale sviluppo futuro.

Basti pensare che solo il 42% della capacità realizzata prima del 1960 è stata riqualificata mentre sono ancora 6,7 i GW su cui intervenire.

Gli interventi possono essere di vario genere, dai più semplici che interessano turbine e parti elettromeccaniche, ai più complessi e costosi che interessano le “opere bagnate”, come la messa in pressione di canali e gallerie, la manutenzione di condotte forzate o la loro sostituzione con diametri maggiori.

“Secondo gli operatori, il potenziale da rinnovamento è pari a 1.786 MW al 2020, e potrebbe arrivare fino a 5.772 MW al 2030, con un incremento di produzione di 1 TWh al 2020 (3,4 TWh al 2030)”.

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