Inondazioni, ondate di calore e crisi climatica: in l’Europa il 2023 è stato l’anno nero per il clima

Le temperature stanno aumentando in Europa a un ritmo più veloce rispetto ad altre regioni del pianeta. Non è solo l’aumento delle temperature che deve preoccupare gli europei, ma anche gli effetti sulla salute umana: tra il 2000 e il 2020, si stima che i decessi legati al caldo siano aumentati nel 94% delle regioni europee monitorate. Il report di Copernicus

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Inondazioni, ondate di calore e crisi climatica: in l’Europa il 2023 è stato l’anno nero per il clima

Nel 2023 in l’Europa ci sono state temperature superiori alla norma per undici mesi consecutivi, con settembre che è stato il mese più caldo mai registrato.

Questo è solo uno dei tantissimi dati inclusi nel recente rapporto European State of the Climate 2023, pubblicato dal Servizio Europeo Copernicus e dall’Organizzazione meteorologica mondiale. Tale rapporto conferma quello che varie testate ed esperti avevano già affermato, e cioè che il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre.

Al centro dell’attenzione dello studio le condizioni climatiche, le variazioni che impattano su tutto il sistema terrestre, la individuazione degli eventi più importanti e una lettura del rapporto tra cambiamenti climatici, politica climatica e salute.

Come i cambiamenti climatici impattano sulla salute

Già il documento pubblicato a gennaio aveva assegnato al 2023 il record dell’anno più caldo a livello globale. Tuttavia, l’ultimo rapporto aggiornato indica altri parametri preoccupanti, in particolare gli effetti sulla salute umana. Tra il 2000 e il 2020, si stima che i decessi correlati al caldo siano aumentati nel 94% delle regioni europee monitorate. Ma non è solo il caldo a causare danni: nel corso dell’anno, sono state registrate 63 vittime per tempeste, 44 per inondazioni e 44 per incendi.

Inondazioni, ondate di calore e crisi climatica: in l’Europa il 2023 è stato l’anno nero per il clima

Nonostante gli sforzi e le iniziative in atto, l’Ue purtroppo registra un forte peggioramento ed è anzi il continente nel quale si registra il riscaldamento più veloce con temperature che hanno raggiunto valori che sono quasi il doppio rispetto alla media globale. Un aumento che è poi concentrato in un periodo “storico” molto preciso e molto vicino a noi, vale a dire nei tre anni che si collocano tra il 2020 e i giorni nostri.

Un’altra tematica cruciale, soprattutto per quanto riguarda l’adattamento, riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute. Il rapporto ESOTC evidenzia le conseguenze dello stress da calore sulla salute pubblica, considerando diversi fattori combinati come l’umidità, l’intensità del vento e gli eventi meteorologici estremi.

Cambiamento climatico: nel 2023 in crescita i giorni caratterizzati da forte stress da calore

I dati sono allarmanti, mostrando un aumento del 30% della mortalità legata al calore negli ultimi 20 anni, con picchi del 94% in alcune aree più vulnerabili. Un pericolo che è stato purtroppo in larga misura vissuto nel corso del 2023, quando si è registrato un forte aumento dei giorni caratterizzati da una situazione definita come “forte stress da calore” a cui si è sommato un aumento record dei giorni caratterizzati da “estremo stress da calore“.

Le precipitazioni in Europa

Da segnalare anche l’incidenza delle precipitazioni e degli eventi meteorologici estremi. Nel 2023, l’Europa nel suo complesso ha registrato circa il 7% in più di precipitazioni rispetto alla media storica. I flussi fluviali, in media, hanno raggiunto i livelli più elevati mai registrati nel mese di dicembre, con flussi “eccezionalmente elevati” interessanti quasi un quarto della rete fluviale.

Nel 2023 sono aumentate le precipitazioni in Europa

Un terzo della rete fluviale europea ha sperimentato flussi superiori alla soglia di alluvione “elevata”, mentre il 16% ha superato la soglia di alluvione “grave”.

Circa 1,6 milioni di persone sono state colpite dalle inondazioni in Europa nel corso dell’anno. A maggio, 23 fiumi in Italia hanno superato gli argini, provocando alluvioni su un’area di circa 540 km2 e costringendo circa 36.000 persone ad evacuare le loro case, con 15 vittime registrate.

Ad agosto, le inondazioni hanno colpito due terzi della Slovenia, con flussi record in 31 stazioni. In seguito, tempeste hanno colpito il nord Europa e in autunno la Libia, dove le inondazioni e la rottura delle dighe hanno causato almeno 4700 vittime.

I paesi più colpiti

I dati climatici di Copernicus indicano che lo scorso anno solo Norvegia, Svezia e Germania settentrionale hanno in parte evitato un cambiamento climatico significativo che ha coinvolto il resto dell’Europa. Le temperature si sono stabilite tra 1 e 1,12 gradi sopra la media, superando di oltre 2,5 gradi i livelli pre-industriali.

Gli incendi del 2023 hanno devastato 5mila chilometri quadrati di territorio in Europa, un’area paragonabile all’insieme di Berlino, Londra e Parigi.

Invece, l’Italia, la Grecia e la Slovenia hanno affrontato gravi inondazioni tra maggio e settembre, causate da un aumento delle precipitazioni del 7%.

Gli scienziati avvertono che anche i mari si stanno riscaldando, con le acque a ovest dell’Irlanda e del Regno Unito che sono state 5 gradi più calde della media.

Preoccupa lo stato di salute dei ghiacciai

Gran parte dell’Europa ha sperimentato un numero di giorni di neve inferiore alla media, soprattutto nell’Europa centrale e nelle Alpi durante l’inverno e la primavera. Nel 2023, le Alpi hanno subito un’eccezionale perdita di ghiaccio nei ghiacciai, causata dall’accumulo di neve invernale inferiore alla media e dal forte scioglimento estivo dovuto alle ondate di calore. Nel periodo 2022-2023, i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa il 10% del loro volume residuo.

Il 2023 è stato il sesto anno più caldo mai registrato per l’Artico nel suo complesso e il quinto più caldo per le terre artiche, subito dopo il 2022. Tutti e cinque gli anni più caldi registrati per le terre artiche si sono verificati a partire dal 2016.

L‘estensione del ghiaccio marino artico è rimasta al di sotto della media per gran parte del 2023. Il massimo annuale a marzo ha registrato un’estensione mensile del 4% al di sotto della media, posizionandosi al quinto posto tra i più bassi mai registrati. Il minimo annuale a settembre ha visto un’estensione mensile al sesto posto, con il 18% in meno rispetto alla media.

Le emissioni totali di carbonio derivanti dagli incendi boschivi nelle regioni subartiche e artiche sono state le seconde più alte mai registrate. La maggior parte degli incendi alle alte latitudini si è verificata in Canada tra maggio e settembre.

Si può fare qualcosa? Si, grazie alle energie rinnovabili

Il monitoraggio del vento, della radiazione solare e delle variabili idrologiche riveste un ruolo fondamentale per l’attuazione efficace delle politiche climatiche in Europa, fornendo dati cruciali per ottimizzare la produzione di energia rinnovabile e ridurre le emissioni di carbonio. Comprendendo le variazioni regionali di queste risorse, i decisori politici possono sviluppare strategie mirate per accelerare la transizione verso fonti energetiche sostenibili, promuovendo sia la salvaguardia dell’ambiente che la crescita economica.

Secondo il rapporto del Servizio Copernico per i Cambiamenti Climatici, nel 2023, la percentuale di produzione effettiva di elettricità da fonti rinnovabili in Europa ha raggiunto un record del 43%, rispetto al 36% del 2022. Per il secondo anno consecutivo, la produzione di energia da fonti rinnovabili ha superato quella da combustibili fossili inquinanti.

Elettricità prodotta da rinnovabili in Europa nel 2023

Inoltre, l’aumento dell’attività temporalesca tra ottobre e dicembre ha determinato un potenziale di produzione di energia eolica superiore alla media. Il potenziale di produzione di energia idroelettrica fluviale è stato superiore alla media in gran parte dell’Europa per l’intero anno, grazie alle precipitazioni e alla portata dei fiumi superiori alla media.

Infine, per l’intero anno il potenziale di produzione di energia solare fotovoltaica è stato inferiore alla media nell’Europa nord-occidentale e centrale, mentre è stato superiore alla media nell’Europa sud-occidentale e meridionale e nella penisola finno-scandinava.

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