L’Australia brucia come una “fornace” accesa dai cambiamenti climatici

Dallo spazio le immagini mostrano sui fianchi le cicatrici lasciate dalle fiamme che hanno mangiato un’area grande quanto l’Irlanda: i roghi hanno distrutto quasi 100mila kmq. Da oltre tre mesi temperature mai registrate prima, una violenta siccità e venti fortissimi. Più di 2mila case devastate. Un miliardo di animali morti nel fuoco, persi il 30% dei koala e migliaia di canguri, simbolo iconico del Paese. Il fumo degli incendi ha raggiunto l’Argentina e il Brasile. Dal governo aiuti per 1,4 miliardi. Su facebook una raccolta fondi da record raggiunge i 30 milioni. E Leonardo Di Caprio scende in campo insieme con altre star

L’Australia brucia come una “fornace” accesa dai cambiamenti climatici

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L’Australia brucia. Continua a bruciare, senza sosta. E a vederla dallo spazio, grazie alle immagini del satellite dell’Agenzia spaziale europea, assomiglia a una fornace. Sui fianchi, soprattutto quelli sud orientali del Paese, le cicatrici lasciate dal passaggio del fiamme.

Gli incendi e il cambiamento climatico

Da oltre tre mesi, la fornace Australia è stata accesa dai cambiamenti climatici: con temperature mai registrate prima, una violenta siccità e venti fortissimi. E sporadiche e intense piogge che hanno forse peggiorato la situazione per via dell’impatto dei fulmini sul terreno, anziché alleviare la vegetazione con l’acqua.

Un fronte di fuoco che si duplica quasi di metro in metro. Sono oltre 100 infatti i fronti attivi nel solo Nuovo Galles contro cui l’Australia continua a lottare. All’emergenza incendi sul territorio, le autorità hanno ora contrapposto un appello a concentrare gli sforzi sul salvataggio di vite umane: la richiesta alla popolazione è di lasciare le zone colpite, e quelle più esposte a una nuova minaccia. Specie in questo momento con una nuova ondata di caldo intenso e il pericolo, sempre più concreto, di altri roghi.

Per il Paese, quello appena trascorso, è stato uno degli anni più caldi mai registrati, con punte di 42 gradi a metà dicembre; con la costante che, ogni volta che la temperatura è salita, è contemporaneamente aumentato il pericolo di incendi devastanti e mortali. Gli scienziati leggono, in questa relazione, l‘effetto principale dei cambiamenti climatici, sia per l’intensità che per la lunghezza di questo periodo, nonché per la precocità del momento in cui si stanno verificando; visto che l’Australia non è ancora entrata nella stagione solitamente contraddistinta dai roghi.

Le conseguenze per l’habitat e gli animali

Secondo Michael Clarke, ecologo de La Trobe university a Bundoora (Melbourne) –intervistato da Nature – gli animali che sopravviveranno ai roghi non riusciranno a superare i mesi successivi per la mancanza di cibo e l’habitat impervio in cui si troveranno: “Dopo un incendio una foresta è mortalmente silenziosa. E’ un’esperienza agghiacciante. E per i sopravvissuti, si prospetta una vita particolarmente pericolosa. L’entità dei roghi, negli Stati del Nuovo Galles del Sud e Victoria, non ha precedenti. Non solo per gli spazi enormi ridotti in cenere ma anche perché gli incendi stanno bruciando in modo diverso da come hanno fatto in passato. Un tempo, si poteva fare affidamento sui canali umidi nel terreno che fanno da barriere naturali alla propagazione delle fiamme. Ma quest’anno, con la siccità, i fuochi avanzano”.

Il bilancio delle vittime è arrivato a 27. L’avanzata degli incendi da fine settembre ha distrutto oltre 2mila case e bruciato oltre 100mila chilometri quadrati di superficie (10,3 milioni di ettari), un’area grande più dell’Irlanda. Per avere un’idea della devastazione, i terribili incendi che hanno imperversato nel 2018 in California hanno distrutto 1,8 milioni di ettari, quelli di quest’anno in Amazzonia 900mila ettari; mentre per quanto riguarda le vittime, nel 2009 furono 173 soltanto nello Stato di Victoria, e nel 1983 se ne ebbero 75. Questo al netto del fatto che l’estensione dei fronti del fuoco è tra le più ampie di sempre.

I koala insieme a tutti gli altri. Le fiamme non li hanno risparmiati. Sono oltre un miliardo gli animali morti, tra cui migliaia di specie protette secondo l’allarme lanciato dal Wwf: canguri, wallaby, petauri, potoroo. Colpa degli incendi ma anche dei cambiamenti climatici. In base alla stima dell’università di Sydney le perdite per fauna e vegetazione sono più caute ma comunque enormi: dall’inizio dell’emergenza incendi a oggi sarebbero morti 480 milioni di animali, poco meno di mezzo miliardo; tra questi il 30% dei koala d’Australia.

Le autorità devono però fare i conti anche con la follia degli esseri umani, giudicati responsabili della maggior parte degli incendi. Finora 183 persone sono state arrestate, tra cui 40 minorenni; alcuni sono accusati di azioni dolose e altri di incuria. Il fumo degli incendi australiani ha viaggiato per oltre 12mila chilometri, e ha raggiunto l’Argentina e il Brasile. In Nuova Zelanda le nubi di fumo hanno macchiato di marrone la neve e il ghiaccio, e si è arrivati anche alla richiesta di abbattimento di 10mila cammelli perché idrovori.

Aiuti da tutto il mondo

Il Consiglio delle assicurazioni australiano ha comunicato che sono già state presentate 10.550 richieste di risarcimento per un valore di oltre 650 milioni di dollari, e che si tratta comunque di una cifra destinata a incrementarsi in modo significativo. Per ora il governo ha stanziato aiuti per 1,4 miliardi di dollari per sostenere un Fondo dedicato alle comunità messe in ginocchio. Ma è ancora troppo presto perfino per provare a mettere a punto una stima dei danni. Anche perché – sempre secondo le autorità – ci vorranno mesi prima che si possa risolvere un disastro di tale portata.

Migliaia di attivisti australiani sono scesi nei giorni scorsi in piazza per manifestare contro i cambiamenti climatici, accusando il governo di non aver fatto abbastanza. Le proteste, programmate dall’organizzazione studentesca nazionale Uni students for climate justice, hanno animato le principali città tra cui Melbourne, Sydney, Brisbane e Perth. Ma le polemiche sul premier Scott Morrison – che in piena crisi non ha rinunciato allo spettacolo pirotecnico né alle vacanze alle Hawaii – per la gestione dell’emergenza sono state in parte sopite dal messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che, prevedendo comunque “una lunga e impegnativa stagione degli incendi”, ha elogiato “le operazioni di ricerca e salvataggio condotte dal governo australiano”.

“Vorrei rivolgere un particolare pensiero a un Paese che non ho visitato, l’Australia, colpito duramente negli ultimi mesi da persistenti incendi, i cui effetti hanno raggiunto anche altre regioni dell’Oceania – ha detto il Papa rivolgendosi al Corpo Diplomatico – al popolo australiano, desidero assicurare la mia vicinanza e preghiera”.

Con una raccolta fondi da record su Facebook, la comica australiana Celeste Barber ha messo insieme circa 30 milioni di euro destinati alla lotta agli incendi. La cifra, che continua a crescere, è la più alta mai raggiunta su facebook. La raccolta di Barber è iniziata il 2 gennaio. Da allora, 1,2 milioni di persone hanno fatto un donazione. Le condivisioni del post sono arrivate a 1,1 milioni mentre le persone invitate a donare sono 4,3 milioni.

E anche le star scendono in campo per l’Australia. In testa, Leonardo Di Caprio che donerà tre milioni di dollari; attraverso la sua organizzazione ambientalista Earth alliance, il protagonista di The revenant ha creato l’Australia wildfire fund. Di Caprio si è unito ad una lista crescente di celebrità che stanno donando fondi per l’Australia, da Chris Hemsworth a Elton John (che durante un concerto a Sydney ha annunciato che devolverà un milione di dollari), passando per le australiane Nicole Kidman e Kylie Minogue (con la donazione di 500mila dollari a testa).

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