Rinnovabili e strategie: così la transizione energetica è al palo

Malgrado le rinnovabili siano cresciute negli ultimi anni, la transizione energetica è ancora lontana. Lo afferma REN21 nel cui report mette in luce i limiti delle politiche in materia energetica

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Rinnovabili e strategie: così la transizione energetica è al palo

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Invece di puntare sulle rinnovabili, le strategie attuate dalla stragrande maggioranza dei Paesi del mondo hanno preferito dirigersi alle fonti fossili quale risposta immediata a la crisi innescata dall’invasione dell’Ucraina. Così la transizione energetica è al palo. “Dopo due anni di pandemia, il mondo sperava in una ripresa verde per ‘costruire meglio’. Eppure, a livello mondiale, il passaggio globale verso sistemi energetici basati su fonti rinnovabili non sta avvenendo con i ritmi sperati. Tutt’altro: “la ripresa dell’attività economica ha portato a un aumento del 4% circa della domanda globale di energia, in gran parte soddisfatta dai combustibili fossili”.

Lo rileva REN21, presentando i risultati più rappresentativi del Global Status Report Renewables 2022. Il documento ha ben presente che l’impennata dei prezzi dell’energia nella seconda metà del 2021, seguita dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa all’inizio del 2022, ha contribuito a una crisi energetica globale senza precedenti e a uno shock delle materie prime. Ma non ci si deve dimenticare neppure che nel 2021, gli investimenti in energia e combustibili rinnovabili sono aumentati per il quarto anno consecutivo, raggiungendo i 366 miliardi di dollari, e l’aumento record della produzione di elettricità a livello mondiale, che ha portato l’energia solare ed eolica a fornire per la prima volta oltre il 10% dell’elettricità mondiale. Allo stesso tempo, diversi fattori hanno continuato a rallentare la transizione energetica. Così si è giunti a una ripresa della domanda di energia a livello mondiale, stimata in aumento del 4% nel 2021, è stata soddisfatta in gran parte con carbone e gas naturale e ha portato a un record di emissioni di CO2 (+6%, con un aumento di oltre 2 miliardi di tonnellate).

Rinnovabili e strategie: il mondo ricorre ai fossili

Il nesso tra rinnovabili e strategie appare quanto più divergente. Nonostante gli impegni assunti in maniera più o meno ampia da più di 135 Paesi per raggiungere obiettivi di emissioni nette di gas a effetto serra pari a zero “i governi ricorrono ancora a vecchie ricette per tenere sotto controllo la bolletta energetica. Di conseguenza, i Paesi che consumano più energia al mondo hanno le quote più basse di energia rinnovabile”, scrive REN21, che si presenta come l’unica comunità globale per le energie rinnovabili che riunisce attori del mondo scientifico, dei governi, delle ONG e dell’industria.

In risposta ai prezzi elevati dell’energia, molti Paesi hanno reagito con strategie a breve termine per diversificare le importazioni di combustibili fossili, aumentandone la produzione e sovvenzionando l’uso di energia per proteggere i consumatori.

Qualche esempio: la Cina ha annunciato piani per aumentare la produzione di carbone di 300 milioni di tonnellate (pari al 7% dei livelli attuali), gli Stati Uniti hanno assistito a un boom di nuovi progetti di fracking, mentre l’Unione Europea ha avviato una serie di misure a breve termine.

Tassonomia UE del gas (e nucleare) rientra tra le attività economiche ritenute eco-sostenibili

L’aggiunta nella Tassonomia UE del gas (e nucleare) tra le attività economiche ritenute eco-sostenibili è un chiaro segnale di una strategia mutata. L’Italia stessa ha puntato decisa ad affrancarsi dal gas russo, puntando su altri Paesi fornitori, come l’Algeria e Congo, Angola e Mozambico. “La maggior parte di queste misure ha favorito l’industria dei combustibili fossili, portando a un rapido aumento dei profitti e bloccando pericolosamente il mondo in un percorso di riscaldamento globale ancora più rapido”, segnala REN21.

Il mix energetico mondiale non è cambiato

Torniamo alla relazione sempre più labile tra rinnovabili e strategie. L’aumento della domanda globale di energia ha compensato la crescita della diffusione delle fonti energetiche rinnovabili. “Così, la quota dei combustibili fossili nel consumo finale totale di energia è rimasta pressoché invariata dal 2009”, restando largamente prevalente: infatti, nel 2009 petrolio, carbone e gas pesavano per l’80,7% nel mix energetico mondiale; nel 2020 si è passati al 78,5%.

Percentuale di rinnovabili e fossili nel mix energetico

Anche la quota delle rinnovabili nella domanda finale di elettricità è rimasta stabile nel 2020, rispetto al 2019. Nonostante le aggiunte record di capacità di energia rinnovabile nel 2021, l’aumento della domanda globale di elettricità è stato soddisfatto principalmente con i combustibili fossili. Per la generazione di elettricità, l’uso del carbone è cresciuto del 9%, a fronte di un aumento del 5% della generazione da fonti rinnovabili. Inoltre, i progressi non sono stati uniformi nelle varie regioni. Al 2019, solo 3 Paesi su 80 – Islanda, Norvegia e Svezia – avevano quote di rinnovabili superiori al 50% nel consumo energetico finale totale, mentre 20 Paesi, per lo più in Europa e America Latina, soddisfacevano almeno un quarto del loro consumo finale totale di energia con le rinnovabili.

quota delle rinnovabili nella domanda finale di elettricità

I progressi di fotovoltaico, eolico & C. sono stati disomogenei non solo nei vari Paesi, ma anche nei vari settori. La crescita della diffusione delle energie rinnovabili si è verificata soprattutto nel settore energetico, dove la quota delle rinnovabili è la più alta, pari al 28%. Tuttavia, il settore energetico rappresenta solo il 17% del consumo finale di energia a livello mondiale, ben al di sotto di altri settori. Il settore HVAC (riscaldamento e raffrescamento) e i trasporti rappresentano insieme più dell’80% della domanda finale di energia, ma le loro quote di rinnovabili sono molto più ridotte, con l’11,2% per il primo (utilizzati principalmente negli edifici e nell’industria) e solo il 3,7% nei trasporti.

Rinnovabili e strategie: 2022 anno della svolta

Questo anno deve rappresentare un punto di svolta per la transizione energetica. “La crisi che sta attraversando il nostro attuale sistema energetico basato sui combustibili fossili è allarmante e dobbiamo urgentemente passare alle energie rinnovabili in tutte le attività economiche e sociali afferma REN21. Ci deve essere convergenza di idee tra rinnovabili e strategie, mette in chiaro il gruppo internazionale: fotovoltaico, eolico & C. devono essere al centro della risposta politica alla crisi energetica. “Solo un’economia efficiente dal punto di vista energetico e basata sulle rinnovabili può cambiare le carte in tavola per un sistema energetico più sicuro, resiliente, a basso costo e sostenibile”.

Rinnovabili: 2022 anno della transizione energetica

Serve una “politica coraggiosa” per promuovere i cambiamenti strutturali. Per costruire sistemi energetici efficienti e basati su fotovoltaico, bioenergie, eolico e le altre FER sono fondamentali quadri politici di sostegno. Tra gli ostacoli all’espansione della produzione di energia rinnovabile a basso costo vi sono la mancanza di politiche normative per le fonti rinnovabili, politiche incoerenti e lunghi processi di autorizzazione. Per accelerare il passaggio alle rinnovabili, servono obiettivi a breve e lungo termine, politiche e piani di sostegno, insieme a chiare date di scadenza per i combustibili fossili. “Una transizione di successo richiede anche la (ri)qualificazione di ingegneri, installatori e lavoratori per le nuove tecnologie e i nuovi usi”, ricorda ancora.

Bisogna affrancarsi dai combustibili fossili, dai quali molti Paesi dipendono in maniera sproporzionata: l’Unione Europa per soddisfare i propri fabbisogni di petrolio e gas deve importarne la stragrande maggioranza del primo (97%) e poco meno (l’84%) del secondo.

I vantaggi della transizione energetica

Lo sviluppo della generazione rinnovabile consente di ridurre o addirittura sostituire le importazioni di combustibili fossili e di limitare la vulnerabilità alle fluttuazioni e all’aumento dei prezzi di essi.

REN21 ricorda inoltre quanto possa essere forte lo stimolo delle fonti energetiche rinnovabili per economia e occupazione. Le energie rinnovabili creano posti di lavoro lungo tutta la catena del valore dell’energia, dalla produzione all’installazione alla manutenzione. “Più di 12 milioni di persone lavorano nel settore delle energie rinnovabili e la (ri)qualificazione di ingegneri, installatori e lavoratori come motori della transizione energetica offre enormi opportunità di sviluppo economico e umano”. Urge, quindi, un’unità di intenti tra rinnovabili e strategie.

Puntare alla transizione energetica offre benefici anche per la salute e per il clima. Le rinnovabili, infatti, possono affrontare decisamente meglio la crisi climatica e dell’inquinamento atmosferico. Oltre a rallentare il cambiamento climatico, la transizione dai combustibili fossili a un sistema energetico basato su fotovoltaico & C. può migliorare la qualità dell’aria e la salute umana. Ogni anno, più di 8,7 milioni di persone muoiono a causa dell’inquinamento atmosferico esterno e 3,8 milioni a causa dell’inquinamento atmosferico interno (domestico).

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