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A cura di: Raffaella Capritti Le città sono al tempo stesso vittime e responsabili del cambiamento climatico: pur essendo esposte in modo sproporzionato ai suoi effetti, contribuiscono anche in maniera significativa alle emissioni globali di gas serra. Il nuovo rapporto dell’UNEP e di UN-Habitat, “World Cities Report 2024“, lancia un segnale d’allarme: entro il 2040 oltre due miliardi di persone che vivono nelle aree urbane potrebbero essere esposte a un incremento delle temperature locali di almeno 0,5 °C. Un cambiamento che rappresenta una minaccia significativa per la vita e la salute di miliardi di abitanti, con impatti preoccupanti soprattutto per le comunità più vulnerabili. Oltre al pericolo delle ondate di calore, si profilano rischi legati a inondazioni, carenze infrastrutturali e una crescente diseguaglianza urbana. Il dato più allarmante è che la disponibilità di risorse per attuare azioni di adattamento e resilienza è del tutto inadeguata, il che accentua il divario tra le promesse e le azioni concrete per affrontare il cambiamento climatico in contesti urbani. La sfida climatica per le città e il divario di finanziamento necessario Le città, come evidenziato nel rapporto, sono epicentri della crisi climatica: in tutto il mondo, stanno già vivendo gli impatti del riscaldamento globale attraverso fenomeni climatici estremi e temperature sempre più elevate. Ma il problema non riguarda solo l’aumento delle temperature: il documento sottolinea che le infrastrutture urbane non sono in grado di gestire gli eventi climatici avversi, e il finanziamento destinato a colmare questo divario è ancora molto al di sotto delle necessità. L’ONU stima che per costruire e mantenere sistemi urbani resilienti al clima sarebbe necessario investire tra i 4,5 e i 5,4 trilioni di dollari all’anno; mentre i finanziamenti attuali non superano gli 831 miliardi. Questo enorme scarto mette a rischio non solo i cittadini, ma anche lo sviluppo e la stabilità delle economie locali e nazionali. “Quasi nessun abitante urbano rimarrà immune” spiega Anacláudia Rossbach, Direttrice Esecutiva di UN-Habitat, riferendosi all’impatto climatico sulle città. Eppure, le risorse sono concentrate nelle aree più ricche, lasciando molti quartieri in condizioni di forte vulnerabilità. Questo quadro finanziario scoraggiante è un invito pressante per i governi e le organizzazioni internazionali a prendere provvedimenti immediati per evitare le conseguenze peggiori”. Attenzione alle comunità più vulnerabili Il rapporto denuncia che a pagare il prezzo più alto saranno proprio le comunità più fragili, molte delle quali già vivono in situazioni di estrema precarietà. Le aree urbane periferiche e le baraccopoli, che spesso sorgono in zone a rischio ambientale, sono prive delle infrastrutture necessarie per fronteggiare le calamità climatiche. Secondo l’ONU, il fenomeno dell’“accelerazione della trasformazione” di questi insediamenti è diventato una priorità. Non solo queste comunità sono più esposte a rischi climatici come inondazioni o ondate di calore, ma spesso non ricevono alcun supporto o assistenza per affrontare e recuperare dai danni causati dagli eventi estremi. Inoltre, l’espansione urbana mal pianificata ha portato a una riduzione costante degli spazi verdi, la loro quota nelle aree urbane globali è scesa dal 19,5% nel 1990 al 13,9% nel 2020. Questo decremento non solo riduce l’effetto mitigante degli alberi sul calore urbano, ma influisce anche sulla qualità della vita degli abitanti. In alcuni casi, misure pensate per migliorare l’ambiente urbano hanno portato a effetti indesiderati, come la cosiddetta “gentrificazione verde”: la creazione di parchi o spazi verdi ha finito per far aumentare i valori immobiliari, allontanando le fasce di popolazione meno abbienti. Le città, tuttavia, possono ancora giocare un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, afferma il Segretario Generale dell’ONU António Guterres. Grazie a una pianificazione attenta e a investimenti adeguati, le aree urbane offrono l’opportunità di ridurre le emissioni di gas serra, sviluppare energie rinnovabili per servizi pubblici come i trasporti e creare spazi verdi inclusivi. Questo cambio di paradigma, però, necessita di risorse, volontà politica e coordinamento tra governi locali e nazionali. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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