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L’ormai storico Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici siglato nel 2015 ha fissato un target ambizioso chiedendo agli Stati di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali, proseguendo gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. Il nuovo rapporto pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale ci dice che stiamo fallendo. O, meglio, secondo il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, i rischi legati al clima per il riscaldamento globale sono superiori a 1,5 °C ma inferiori a 2 °C. Secondo l’aggiornamento dell’OMM infatti le temperature globali potrebbero aumentare a livelli record nei prossimi cinque anni, alimentate dai gas serra e dagli effetti del fenomeno climatico El Niño. Più nel dettaglio c’è il 66% di possibilità che la media annuale della temperatura, tra il 2023 e il 2027, superi di oltre 1,5°C i livelli preindustriali per almeno un anno. Insomma ci si aspetta che gli anni dal 2023 al 2027 registrino le temperature più calde di sempre e comunque sarà il lustro più caldo mai registrato. “Tutto ciò avrà ripercussioni di vasta portata sulla salute, sulla sicurezza alimentare, sulla gestione delle acque e sull’ambiente. Dobbiamo essere preparati”, ha dichiarato il Segretario generale dell’OMM Petteri Taalas. Questo rapporto non significa che supereremo in modo permanente il livello di 1,5°C specificato nell’Accordo di Parigi, che si riferisce al riscaldamento a lungo termine per molti anni. Tuttavia, l’OMM lancia l’allarme sul fatto che supereremo il livello di 1,5°C su base temporanea e con frequenza crescente”, ha dichiarato, Prof. Petteri Taalas. I punti chiave dell’analisi In genere, El Niño aumenta le temperature globali nell’anno successivo al suo sviluppo, in questo caso nel 2024. C’è il 98% di possibilità che almeno uno dei prossimi cinque anni superi il record di temperatura stabilito nel 2016, quando si è verificato un El Niño eccezionalmente forte. Il riscaldamento dell’Artico è sproporzionato rispetto alla media 1991-2020 Le precipitazioni previste in media nel periodo da maggio a settembre 2023-2027, rispetto alla media 1991-2020, saranno maggiori nel Sahel, nell’Europa settentrionale, in Alaska e nella Siberia settentrionale, e inferiori in Amazzonia e in alcune parti dell’Australia. Gli effetti dei gas serra Oltre all’aumento delle temperature globali, i gas serra di origine antropica stanno portando a un maggiore riscaldamento e acidificazione degli oceani, allo scioglimento dei ghiacci marini e dei ghiacciai, all’innalzamento del livello del mare e a fenomeni meteorologici estremi (non possiamo non pensare a quanto sta succedendo in Emilia Romagna). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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