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Secondo i dati dell’IEA – International Energy Agency, pubblicati ieri, lo scorso anno la crisi legata al Covid-19 ha provocato il maggior calo annuale delle emissioni globali di anidride carbonica legate all’energia dalla seconda guerra mondiale. Nonostante il calo complessivo di circa il 6% il Rapporto segnala importanti variazioni a seconda della regione e del periodo dell’anno. Le emissioni globali infatti, dopo aver toccato il minimo in aprile, a dicembre 2020 hanno superato del 2% (circa 60 milioni di tonnellate) il livello del 2019, a causa soprattutto della ripresa economica guidata dalle grandi economie, che ha spinto la domanda di energia, e della mancanza di misure politiche significative a sostegno dell’energia pulita. In molti paesi ora le emissioni rischiano di superare i livelli pre-crisi. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE ha sottolineato che “il rimbalzo delle emissioni globali di carbonio alla fine dello scorso anno è un chiaro avvertimento che non si sta facendo abbastanza per accelerare la transizione energetica in tutto il mondo. Se i governi non si muovono rapidamente con le giuste politiche, il mondo potrebbe perdere l’opportunità storica di aver toccato nel 2019 il picco definitivo delle emissioni globali. Quest’anno è cruciale per l’azione internazionale sul clima, ma questi ultimi numeri sono un forte promemoria dell’immensa sfida che abbiamo di fronte per trasformare rapidamente il sistema energetico globale”. La sfida che il mondo si trova di fronte è quella di ridurre le emissioni garantendo allo stesso tempo la crescita economica e la sicurezza energetica. Nonostante gli impegni di paesi e aziende per raggiungere emissioni nette-zero entro la metà del secolo, la crescita delle emissioni mostra cosa potrebbe accadere senza un’azione rapida e tangibile. Andamento delle emissioni nel mondo Le emissioni in Cina nel 2020 sono aumentate dello 0,8%, circa 75 milioni di tonnellate, dai livelli dell’anno precedente, spinte da aprile in poi dalla diminuzione delle restrizioni e dalla ripresa economica. Anche in India e Brasile, da settembre in avanti le emissioni sono cresciute. Le emissioni negli Stati Uniti sono scese del 10% nel 2020. Ma su base mensile, dopo aver toccato i livelli più bassi in primavera, hanno iniziato ad aumentare, avvicinandosi a dicembre ai livelli del 2019, a causa dell’accelerazione dell’attività economica e della combinazione di prezzi più alti del gas naturale e di un clima più freddo che ha favorito un aumento dell’uso del carbone. Se le aspettative di crescita economica per l’anno in corso fossero confermate, è probabile che le emissioni globali aumenteranno nel 2021. “Tuttavia – ha continuato Birol – ci sono ancora motivi di ottimismo. La Cina ha fissato un ambizioso obiettivo di neutralità del carbonio; la nuova amministrazione degli Stati Uniti ha aderito all’accordo di Parigi e sta mettendo il clima al centro della propria politica; l’Unione europea sta portando avanti il suo Green Deal e i piani di recupero sostenibile; lo straordinario successo dell’India con le energie rinnovabili potrebbe trasformare il suo futuro energetico; e il Regno Unito sta costruendo un’azione climatica più forte in vista della COP26 di novembre“. Le emissioni globali sono crollate di quasi 2 miliardi di tonnellate nel 2020, il maggior calo nella storia, per la maggior parte – circa 1 miliardo di tonnellate, ovvero più delle emissioni annuali del Giappone – a causa del minor uso di petrolio per il trasporto stradale e l’aviazione. Con la ripresa dei viaggi e delle attività economiche in tutto il mondo, il consumo di petrolio e le sue emissioni stanno aumentando di nuovo. La crescita record delle vendite di veicoli elettrici non è sufficiente a compensare l’aumento delle emissioni. Le emissioni nel settore elettrico Lo scorso anno le emissioni globali del settore elettrico sono diminuite di 450 milioni di tonnellate, sia a causa della minore domanda di elettricità, che dell’aumento della produzione da solare fotovoltaico ed eolico. Affinché il mondo raggiunga gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi, per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2 °C, dovrebbe verificarsi ogni anno un calo delle emissioni del settore elettrico di circa 500 milioni di tonnellate. Per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C, sarebbe necessario un calo annuale ancora maggiore. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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