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A cura di:La Redazione Secondo la decima edizione del Rapporto “Renewable Energy and Jobs Annual Review 2021” realizzato da Irena, Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel 2022 nel mondo circa 13,7 milioni di persone erano impiegate nel settore delle energie pulite, in aumento rispetto ai 12,7 del 2021, agli 11,5 milioni del 2019 e agli 11 milioni del 2018 (nel 2012 erano 7,3). Fonte: Irena Si tratta di una crescita importante e continua dal 2012, ma l’occupazione nei settori green potrebbe e dovrebbe essere assai maggiore e sostenuta da politiche internazionali di supporto, che guidino la transizione energetica verso la neutralità climatica, portando benefici socio economici. Il rapporto conferma che le energie rinnovabili stanno attirando sempre più investimenti, con conseguente creazione di posti di lavoro in un numero crescente di Paesi. Tuttavia, come negli anni precedenti, la maggior parte dei posti di lavoro si concentra in pochi Stati, in particolare in Cina, che rappresenta il 41% del totale, seguita da Brasile, Paesi dell’Unione Europea (UE), India e Stati Uniti d’America (USA). Questi Paesi rappresentano la maggior parte delle installazioni a livello globale e svolgono un ruolo chiave nella produzione di attrezzature, ingegneria e servizi collegati. 4,9 gli impiegati del fotovoltaico Il fotovoltaico ha continuato a guidare la crescita dell’occupazione globale nel settore delle energie rinnovabili, arrivando a un totale di 4,9 milioni (più di un terzo di tutta la forza lavoro). L’energia idroelettrica e i biocarburanti hanno registrato un numero di posti di lavoro simile a quello del 2021, circa 2,5 milioni ciascuno, seguiti dall’energia eolica con 1,4 milioni di posti di lavoro. Fonte: Irena Francesco La Camera, Direttore Generale dell’IRENA, ha così commentato i dati: “Nonostante le numerose sfide, il 2022 è stato un altro anno eccezionale per i posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili. Il mio consiglio ai governi di tutto il mondo è di investire in politiche industriali che ne incoraggino la crescita a livello nazionale. In questo modo aumenteranno le opportunità commerciali e di lavoro, ma anche l’affidabilità della catena di approvvigionamento, contribuendo a una maggiore sicurezza energetica in generale”. Recentemente i leader del G20 hanno deciso di accelerare gli sforzi per triplicare la capacità globale di energie rinnovabili entro il 2030, in vista della COP28. “Invito tutti i responsabili politici a sfruttare questo slancio come un’opportunità per adottare politiche ambiziose che guidino la transizione energetica”. Il Direttore generale dell’ILO Gilbert F. Houngbo sottolinea l’importanza di sviluppare e attuare politiche specifiche per una crescita macroeconomica inclusiva, per imprese sostenibili e per lo sviluppo delle competenze che permettano di raggiungere una transizione energetica sostenibile ed equa. Il Rapporto conferma che la qualità dei posti di lavoro conta tanto quanto la loro quantità: per promuovere la giustizia sociale, la transizione verso un futuro energetico pulito deve essere inclusiva per tutti: lavoratori (tutelati dal salario, sicurezza, diritti e salute sul lavoro) imprese e comunità. E’ inoltre necessario diversificare la produzione delle tecnologie rinnovabili, per superare gli squilibri lungo le catene di approvvigionamento e aumentare i posti di lavoro nei singoli Stati che dovrebbero prevedere investimenti per rafforzare le “supply chain” nazionali. Una transizione energetica giusta e inclusiva significa anche sostegno all’istruzione delle minoranze, dei giovani e a una maggiore equità di genere: attualmente c’è molta disparità tra uomini e donne (unica eccezione il fotovoltaico dove il 40% dei posti di lavoro è femminile). I numeri del fotovoltaico in Europa Per quanto riguarda il solare fotovoltaico, il Solar Jobs Report 2023 recentemente pubblicato da SolarPower Europe, rivela che nel 2022 il settore ha impiegato 648.000 persone nell’Unione Europea, con un aumento del 39% circa, rispetto alle 466.000 del 2021. Tanti ma non abbastanza: per raggiungere gli obiettivi di sicurezza energetica fissati nell’ambito dei dei piani REPowerEU, nel 2030 il continente dovrà impiegare oltre 1 milione di lavoratori nel settore solare, poco meno del doppio rispetto al 2022. La leadership rimane alla Cina Nonostante in molti paesi stiano aumentando i posti di lavoro nelle energie rinnovabili, quasi due terzi del totale si trovano in Asia. La Cina da sola rappresenta il 41% del totale globale: la metà della nuova capacità eolica mondiale e il 45% della capacità fotovoltaica solare sono state installate in Cina. Nell’eolico il colosso asiatico è seguito da Stati Uniti, Brasile, Regno Unito, Germania, Svezia e Francia. Nel fotovoltaico da Stati Uniti, India, Brasile, Paesi Bassi e Germania. Il Rapporto segnala una crescita significativa di occupati nelle energie pulite in alcune zone del mondo: in particolare i Paesi del Sud-Est asiatico stanno diventando importanti centri di produzione di pannelli solari fotovoltaici e produttori di biocarburanti. Inoltre aumentano gli investimenti – in particolare in UE, India, Giappone, Sudafrica e Stati Uniti- nell’industria manifatturiera nazionale per prevenire le interruzioni lungo le catene di approvvigionamento a livello globale. Il Rapporto sottolinea che nei prossimi anni l’occupazione nelle rinnovabili continuerà a crescere ma è necessario che i Governi definiscano una precisa strategia aumentando gli investimenti e sostenendo la formazione del personale. Sostenibilità ambientale e creazione di posti di lavoro – sicuri, dignitosi, con pari opportunità tra uomini e donne e con un salario adeguato – devono andare di pari passo. I Paesi asiatici ospitano il 73% dei posti di lavoro nel settore fotovoltaico a livello mondiale, sono seguiti dalle Americhe, con l’11,5% di tutti i posti di lavoro, Europa con l’11% e il resto del mondo con il 4,8%. Per garantire una transizione energetica equa e sostenibile per i lavoratori, sono fondamentali gli accordi di contrattazione collettiva, il superamento delle barriere strutturali ancora esistenti e si devono minimizzare il più possibile i possibili squilibri tra perdite di lavoro nel settore delle fossili e nuova occupazione, considerando che alla fine del processo i guadagnati saranno molti di più dei persi. Infatti secondo uno scenario ambizioso previsto dal Rapporto, al 2030 potrebbero esserci 38,2 milioni di nuovi posti nelle rinnovabili, contro i sei-sette milioni di perdite di occupazione. Il World Energy Transition Outlook del 2021 ha stimato che il settore delle energie green potrebbe impiegare 43 milioni di persone entro il 2050. Il numero di posti di lavoro nel settore energetico potrebbe salire a 139 milioni, di cui oltre 74 milioni nei settori dell’efficienza energetica, dei veicoli elettrici, dei sistemi di alimentazione/flessibilità e dell’idrogeno. 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