A cura di: Raffaella Capritti Indice degli argomenti: Detrazioni fiscali, qualche dato Il ruolo del Superbonus 110% Cresce il lavoro green Saldo positivo per lo Stato La Camera dei Deputati ha realizzato in collaborazione con il Cresme la nuova edizione dello Studio “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione“, che analizza l’impatto delle detrazioni fiscali sull’economia, alla luce anche della pandemia che ha colpito il mondo e considerando naturalmente l’impatto sul mercato del Superbonus 110% introdotto come misura di rilancio per contrastare la crisi economico sanitaria. Lo Studio ricorda che gli incentivi per interventi di recupero edilizio sono stati introdotti dal 1998, mentre quelli per la riqualificazione energetica dal 2007 e, come sappiamo, sono stati oggetto di diverse proroghe e modifiche sulle aliquote, sui limiti massimi di spesa, sulle categorie di interventi agevolabili, con l’introduzione negli ultimi anni del bonus antisimico, dal 2018 del bonus verde, dal 2019 del bonus facciate e dallo scorso anno del Superbonus. Ecobonus e detrazioni, dalle prime bozze della Legge di Bilancio dovrebbero essere prorogati per tutto il 2022, per il Superbonus 110% è prevista la proroga al 2023 per i condomini e IACP, e fino a dicembre 2022 per le unifamiliari (con tetto Isee fino a 25mila euro); il bonus facciate dovrebbe passare al 60%. I dati dello Studio sono aggiornati a fine 2020, mentre per quanto riguarda il 2021 viene fatta una stima a partire dalle rilevazioni che interessano il periodo gennaio-settembre. Nell’analisi sui dati si tengono in considerazione in particolare 5 fattori di valutazione di impatto, ovvero il volume degli investimenti complessivi, la loro distribuzione territoriale, la distribuzione tra recupero edilizi e riqualificazione energetica, la stima dell’impatto sull’occupazione e la stima più complessiva dell’impatto sul sistema paese. Detrazioni fiscali, qualche dato Dopo anni di crisi tra il 2018 e il 2019 c’è stata una ripresa nel settore delle costruzioni grazie soprattutto agli interventi di riqualificazione del patrimonio costruito; tale crescita si è naturalmente interrotta nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria. Secondo l’analisi del Cresme il peso del mercato della riqualificazione, considerando sia gli interventi di manutenzione ordinaria che straordinaria, ha continuato a crescere, rappresentando oggi oltre il 70% del valore della produzione del settore delle costruzioni. Le ragioni sono varie, va considerato infatti che il nostro stock edilizio è vetusto e caratterizzato da un patrimonio storico che va salvaguardato. E naturalmente gli incentivi a sostegno degli interventi di riqualificazione hanno fortemente sostenuto il mercato negli ultimi 25 anni, con una crescita più netta dal 2020, anno in cui sono stati introdotti il Bonus Facciate e il Superbonus (cui è seguito il Decreto Semplificazioni) e, secondo i dati della Banca d’Italia, è aumentata la liquidità delle famiglie – costrette in casa dalla pandemia – e dunque la capacità di investimento. I dati del CRESME ci dicono che “gli investimenti complessivi in riqualificazione edilizia, sommando edilizia residenziale e non residenziale, nel 2021 arrivano a un ammontare di quasi 100 miliardi di euro (99,3): 30 miliardi in più rispetto al 2020 e 24 miliardi in più rispetto al 2019. I lavori di riqualificazione nella sola edilizia residenziale ammonteranno a fine 2021 a 75 miliardi di euro (25 miliardi oltre il 2020 e 21 miliardi oltre il 2019). Di questi, 51.242 milioni di euro provengono dalla riqualificazione “incentivata”. La spesa per investimenti incentivati è dunque aumentata in maniera significativa, grazie in particolare a bonus facciate, Superbonus e relativa riduzione delle quote annuali a 5 anni, meccanismo di sconto in fattura e cessione del credito; ma vanno anche considerati gli aumenti di prezzi e la carenza di materie prime o di imprese in grado di seguire i lavori, che hanno creato situazioni speculative nel mercato. Dal 1998 a dicembre 2020 gli interventi di ristrutturazione, riqualificazione efficiente e messa in sicurezza, agevolati da incentivi, hanno mosso una spesa per investimenti di circa 348 miliardi di euro e le stime del Cresme (considerando la media degli ultimi mesi e i trend in corso) prevedono di arrivare a fine 2021 a circa 401 miliardi, per un totale di più di 23 milioni di interventi. Negli anni è aumentata l’aliquota detraibile per i diversi interventi e sono stati introdotti sconto in fattura e cessione del credito che hanno allargato la platea dei beneficiari. Questi due fattori in particolare hanno portato a una percentuale di investimento molto importante legata agli incentivi edilizi sul complesso della spesa per investimenti negli edifici esistenti, importante ma in qualche modo critica considerando “l’eventuale interruzione o il drastico ridimensionamento delle agevolazioni. Soprattutto nella riqualificazione degli edifici abitativi si è passati da un peso dei lavori incentivati pari al 53,1% del mercato totale della riqualificazione residenziale nel 2019, al 56,4% nel 2020, fino alla stima del 2021 in cui si prevede un valore del 68,2%“. Molto significativo anche l’impatto sul lavoro: si è passati infatti dai 425mila addetti del 2020 ai 765mila dell’anno in corso. Il ruolo del Superbonus 110% Secondo gli ultimi dati rilasciati da Enea relativi al Superbonus 110%, al 31 ottobre 2021 erano ammessi a detrazione 9,7 miliardi di euro (come si vede dal grafico a febbraio erano “solo” 338 milioni) e oltre 57.600 le asseverazioni presentate (8356 edifici condominiali e 49.307 villette e unità indipendenti), che significa che “l’ammontare della detrazione spettante (spesa pubblica) è di 10.715 milioni di euro“. Interessante segnalare che, rispetto al passato in cui c’era una netta prevalenza del Nord Italia, c’è una una distribuzione territoriale dei lavori abbastanza proporzionata e la regolarizzazione di una parte dei lavori che prima venivano fatti in nero. C’è stato inoltre un continuo aumento degli importi complessivi dei lavori (per i condomini si è passati da 464mila euro di marzo a 626.000 euro a ottobre) e dei costi di intervento, legato sia a lavori più complessi che al rincaro delle materie prime. Sono dati che devono in qualche modo far riflettere perché i tempi di ritorno dell’investimento rischiano di essere insostenibili: “Se volessimo calcolare così i tempi di ritorno (payback) della spesa pubblica (il 110% del valore degli investimenti) avremmo delle durate che sarebbero insostenibili da parte di qualunque investitore privato: 68 anni per recuperare la spesa degli interventi trainanti sull’involucro e 56 anni per gli interventi (non impianti) trainati sulle singole unità immobiliari. In altri termini: quando il risparmio energetico accumulato negli anni ci permette di recuperare il denaro speso, il nostro involucro edilizio avrà, probabilmente, esaurito la sua vita tecnica utile. Come per gli infissi, le coperture, gli impianti interni alle abitazioni“. Obiettivi PNIEC, l’efficacia del Superbonus Secondo i dati a fine 2021 il Superbonus, con 11,6 miliardi di spesa pubblica, garantirà interventi sullo 0,42% degli edifici residenziali presenti nel nostro paese e un risparmio energetico complessivo di 0,20 MTep/anno: “L’obiettivo attualmente previsto dal PNIEC era di 0,33 Mtep/annui; pertanto in considerazione del prolungamento del Superbonus già nei prossimi anni, con tutta probabilità si potrebbe arrivare a superare il target“. Ci sono comunque delle criticità: ad oggi è già stata maturata la spesa prevista da Enea per raggiungere l’obiettivo ma è stato raggiunto solo il 60% del target e si è intervenuti solo sullo 0,42% della superficie complessiva del patrimonio edilizio, contro quote variabili che vanno dallo 0,81% allo 0,62%. Se tutti i 12.420.000 edifici realizzati dopo il ’45 che compongono il nostro patrimonio immobiliare venissero riqualificati con interventi di messa in sicurezza ed efficientamento il potenziale di mercato enorme. Cresce il lavoro green Le detrazioni oltre a spingere gli investimenti e gli interventi di riqualificazione degli immobili, hanno assicurato in questi anni un incremento dell’occupazione in un settore che ha vissuto una profonda crisi come quello delle costruzioni che, secondo i dati dell’Istat, ha perso in 11 anni circa 529.000 occupati. Dal 2011 al 2021 hanno trovato impiego più di 3 milioni di occupati diretti nel settore del recupero edilizio e della riqualificazione energetica e 1,5 milioni di occupati indiretti nelle industrie e nei servizi collegati. Saldo positivo per lo Stato Per quanto riguarda la stima sull’impatto sulle Casse dello Stato, un’analisi approfondita, che considera l’incremento del gettito (positivo), i flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), le maggiori entrate legate alla matrice di contabilità sociale (positive) e il minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo), individua un saldo positivo per lo Stato di circa 36 miliardi di euro. Nel dettaglio si considerano il saldo negativo di 21,4 miliardi di euro per lo Stato, gli investimenti delle famiglie per 239 miliardi di euro e l’introito di 297 miliardi di euro tra imprese e occupazione del settore costruzioni. Andrebbero inoltre quantificati – ma al momento appare troppo complesso – gli effetti su altri importanti aspetti quali per esempio la riduzione delle emissioni di CO2 prodotta dalla riduzione dei consumi energetici; la valorizzazione del patrimonio immobiliare, in termini di decoro, prestazioni funzionali e prevenzione dei rischi. Scarica lo Studio “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione“ Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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