Il secondo bando DM FER, la cui procedura si è svolta a febbraio, prima quindi del lockdown dovuto al coronavirus, si è conclusa con l’assegnazione solo del 60% della potenza disponibile pari a 872 MW. Un dato che secondo Anie Rinnovabili non fa che confermare la necessità di semplificare la burocrazia degli iter autorizzativi, attraverso una revisione del decreto. Ricordiamo che il decreto FER mette a disposizione nuovi incentivi per le fonti rinnovabili, per un totale di 8.000 MW, regolando l’accesso per quattro gruppi differenti di impianti a seconda della tipologia. In questa seconda procedura gli impianti in asta ed a registro si sono aggiudicati rispettivamente il 72% ed il 30% della potenza disponibile. I contingenti dei registri del Gruppo A e del Gruppo B sono invece andati completamente saturati. Alberto Pinori, Presidente di ANIE Rinnovabili sottolinea che il mercato si aspettava questa situazione ma non che accadesse già alla seconda tornata: “Non ci si può neanche appellare ai ritardi da lockdown, dato che la seconda procedura si è tenuta durante il mese di febbraio”. Considerando questi dati secondo Anie Rinnovabili non si può più rimandare la semplificazione degli iter autorizzativi che però da sola non basta. Deve infatti esserci un “cambiamento di approccio verso le tematiche ambientali”, perché se davvero si vuole dare il giusto sostegno alle energie rinnovabili, allora è necessario semplificare la burocrazia degli iter autorizzativi e rispettare le tempistiche previste dalla normativa vigente, “ma purtroppo così non è”. Anie Rinnovabili a questo proposito spinge perché sia revisionato il DM FER, prevedendo la riallocazione della potenza non assegnata, spostando quella inutilizzata dal gruppo A2 al gruppo A e aumentando il numero di bandi almeno con altre due sessioni così da recuperare il tempo necessario a far autorizzare gli impianti. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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