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A cura di:La Redazione Da tempo, a livello globale e nell’Unione europea, si parla dell’importanza delle energie rinnovabili offshore (ERO) – eolico galleggiante o con turbine fissate ai fondali e pannelli fotovoltaici galleggianti – per raggiungere gli obiettivi climatici. Lo scorso anno la Commissione europea ha sollecitato uno snellimento delle procedure per garantire l’installazione di 61 GW entro il 2030 e 340GW di FER marine entro il 2050, dagli attuali 16 GW . Ora una relazione pubblicata dalla Corte dei Conti europea apre un “dilemma ecologico”, ponendo dei dubbi sulla reale sostenibilità economica e ambientale degli impianti offshore. La relazione analizza le azioni intraprese dalla Commissione e dai quattro Stati membri selezionati a sostegno dello sviluppo delle energie green offshore. Dal 2007 in Europa sono stati erogati dal bilancio UE fondi a sostegno delle ERO pari a 2,3 miliardi di euro, cui si devono aggiungere investimenti azionari per 14,4 miliardi di euro forniti dalla Banca europea per gli investimenti. Si tratta di quasi 17 miliardi di euro che fino ad oggi, secondo la Corte dei Conti europea, non hanno portato ai risultati sperati a livello di installazioni. E, per rispettare l’obiettivo di 340GW al 2050, sono necessari 800 miliardi di euro. Inoltre secondo la Relazione, la Commissione europea non ha considerato con la dovuta attenzione i possibili rischi per la biodiversità e la tutela dell’ambiente marino, “in termini di spostamenti di specie e cambiamenti nella struttura delle popolazioni, disponibilità del cibo o modelli migratori“. Nikolaos Milionis, Membro della Corte responsabile dell’audit, commenta che è certamente importante lo sviluppo delle ERO sia per raggiungere i target ambientali che per garantire l’indipendenza energetica dell’UE, ma tale sviluppo va sostenuto cercando di “non provocare alcun danno significativo sul piano sociale o ambientale”. Un altro aspetto da considerare è che non sempre, nel caso in cui i paesi condividano le stesse acque, si riescano a pianificare progetti in comune, con vantaggi per tutti. Spesso, inoltre, si creano conflitti con settori economici legati al mare (primo fra tutti la pesca), difficili da risolvere. Un ulteriore problema alla crescita delle installazioni di impianti rinnovabili offshore è ora legato alla difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime critiche che per la maggior parte provengono dalla Cina e alle conseguenti strozzature che si possono creare. Senza dimenticare il tema arcinoto delle lungaggini burocratiche per le autorizzazioni di tali impianti, che in Francia arrivano addirittura fino a 11 anni. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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