Il Kraanspoor, in un ex cantiere navale di Amsterdam: è un edificio per uffici trasparente che usa come basamento una piattaforma per gru in calcestruzzo
Tre giardini verticali all'ingresso e, al termine della mostra, i visitatori si trovano di fronte a una parete d'erba, quadri vegetali e piante tropicali. Nel mezzo di Green Life, invece: progetti, materiali, informazioni su un modo di pensare, costruire e volere una architettura che si avvale della più avanzata tecnologia per tutelare l'ambiente. "Abbiamo fatto questa mostra anche per stimolare i progettisti che dovranno realizzare l'Expo a Milano": delinea anche così il proprio impegno Maria Berrini, che, con Aldo Colonetti, Fulvio Irace, Franco Origoni, Andrea Poggio, è tra i curatori della prima e unica mostra, in Europa, che illustra progetti di quartieri e di singoli edifici d'elezione (ma anche tecnologie e materiali) pensati e costruiti con criteri di riguardo ambientale. Presentata da Triennale di Milano, Legambiente, Istituto di Ricerche Ambiente Italia, e con il patrocinio del Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, Green Life la si può apprezzare, andando in Triennale, sino al 28 marzo 2010 (ha inaugurato lo scorso giovedì 4 febbraio 2010). Si possono vedere i progetti di: Thomas Herzog, con Soka Bau; Norman Foster, con le Vivaldi Towers di Amsterdam; Renzo Piano, con la California Academy of Sciences a San Francisco; Richard Rogers con il nuovo aeroporto di Barajas (tutti architetti che si sono fatti promotori, con altri progettisti, già nel 1996, della Carta Europea per l'Energia Solare nell'Architettura e nella Pianificazione Urbanistica). Sono esposti anche i lavori di Steven Holl, a Pechino, di Mario Cucinella, in Cina, di Stefan Behnisch, a Boston, di FARE Studio, in Burkina Faso, di Matteo Thun & Partners, a Milano, ma anche il Piano del verde di Milano (e molti altri). E gli interventi, corredati di accurata documentazione tecnica, di edilizia sostenibile a Amsterdam, Amburgo, Barcellona, Stoccolma, Strasburgo, Friburgo, Vienna, Zurigo. I criteri di selezione dei progetti e degli interventi sono stati modulati in accordo con i parametri del Green Building Council degli Stati Uniti e del Green Building della Commissione europea. C'è anche una sezione della mostra dedicata ai nuovi materiali: si vedono esposti i prodotti ecocompatibili di Italcementi ("cemento trasparente", "cemento termico", "cemento mangiasmog"); è espresso il contributo di BASF (tra l'altro, nel febbraio del 2008, BASF ha presentato – prima società al mondo a farlo – un bilancio approfondito delle proprie emissioni a gas serra che copre l'intero ciclo di vita dei prodotti); non mancano gli apporti di Electrolux, di Tecnostrutture, di 3M, di Electro Solar e di Tecology. Ma cos'è davvero, infine, Grenn Life? La risposta più accurata a questa domanda si recupera da quanto dice Maria Berrini: "La sfida, gli attori in gioco, la transizione in corso e quella ancora da venire è ciò che si è cercato di rappresentare con la serie di casi documentati" in questa mostra. "Una selezione dedicata alle aree urbane e agli architetti che hanno saputo darsi una visione del futuro, hanno cercato di adottare strategie coraggiose, hanno messo in atto soluzioni concrete per un'architettura più sostenibile. L'intento è quello di esemplificare ciò che nel mondo è già stato realizzato, per dimostrare ciò che già oggi è possibile fare e per renderlo accessibile a vasta scala". Nell'odierno pelago dell'ecosostenibilità (il tema, e non si sa fino a che punto rallegrarsene, è di moda), la mostra è una prospettiva realmente aperta a fatti concreti, a vere dimostrazioni di ciò che è possibile fare. In Triennale c'è il frammento più qualificato dell'architettura e della tecnologia mondiali: si spera che sia un impulso che operi per produrre ispirazione in tutti (anche in Italia). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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