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Impianti vecchi, perdite fisiologiche e cambiamento climatico: perchè in Italia si spreca così tanta acqua 06/11/2024
Il modello delle “5R”, ovvero Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione, può essere la risposta all’emergenza idrica. Emergenza che potrebbe costare all’Italia ben il 18% del PIL. È ciò che emerge dal Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia” di The European House – Ambrosetti, giunto alla quarta edizione. La pubblicazione è stata presentata a Roma in occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua” alla presenza dei protagonisti istituzionali ed economici del mondo dell’acqua nel nostro Paese. Secondo i dati presentati, gli italiani sono quelli che consumano più acqua per usi civili in Europa: 9 miliardi di m3 l’anno, pari a 220 litri per abitante al giorno contro una media UE di 165. Il digitale e la tecnologia aiutano a contenere gli sprechi Uno dei principali problemi italiani riguarda le infrastrutture idriche: sono in gran parte obsolete, il 25% ha più di 50 anni. La manutenzione inoltre è insufficiente, in media vengono sostituiti 3,8 metri per km all’anno: di questo passo ci vorrebbero 250 anni per sostituire tutta la rete. Questo porta ad avere gravi sprechi di acqua: in fase di distribuzione le perdite arrivano al 41,2% posizionando l’Italia al quart’ultimo posto tra i 27 Paesi UE+UK; le perdite lineari sono pari a 9.072 m3/km/anno, il dato peggiore in Europa. Anche i contatori sono obsoleti, il 50% di quelli presenti nelle case ha più di 20 anni. Solo nel 4% dei casi si tratta di contatori “smart” capaci di trasmettere le informazioni relative ai consumi. In questo siamo lontani dalla media europea, dove il 49% dei contatori è “intelligente”. Se tutte le case avessero un dispositivo smart si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi di euro all’anno riducendo la richiesta idrica di 513,3 milioni di m3 , cioè tagliando del 10% i consumi idrici civili annuali. Investimenti e buone pratiche per contenere l’emergenza idrica Per una gestione circolare della risorsa idrica sono da migliorare anche i sistemi di recupero delle acque meteoriche (oggi ne viene recuperato solo l’11%) e quelli di depurazione, che soprattutto al Sud non sono presenti. E poi bisognerebbe incrementare il riutilizzo delle acque reflue: oggi il 4% di queste viene reimmesso in circolo, si potrebbe arrivare al 23%. Idem per i fanghi di depurazione, oggi il 53,4% di questi viene smaltito anziché riutilizzato. I gestori delle infrastrutture stanno aumentando gli investimenti per migliorare la situazione: nel 2021 hanno speso in media 56 euro per abitante, anche se le spese non sono state omogenee in tutto lo Stivale. Al Sud infatti il valore medio degli investimenti è stato di soli 8 euro per abitante negli ultimi cinque anni. Quanto vale la filiera dell’acqua in Italia Oltre a essere una risorsa preziosa per l’uomo e per l’ambiente, l’acqua ha un importante ruolo nell’economia italiana. È fondamentale per circa 1,5 milioni di imprese agricole, 330.000 aziende manifatturiere e più di 9.000 imprese del settore energetico. Nel 2021 ha generato un valore aggiunto di 9,4 miliardi di euro e dà lavoro a circa 92.400 persone. Il tessuto economico legato all’acqua di compone quasi interamente (97,7%) da piccole e medie imprese con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, ma sono le grandi imprese che, pur costituendo il 3,3% del totale, generano un contributo ai ricavi del 63,5%. Nel 2020 la spesa per l’approvvigionamento idrico nei 27 Paesi UE+UK è stata di 100 miliardi di euro, ma la Commissione Europea e l’OCSE hanno stimato che sarà necessario quasi triplicare questa cifra (+189%) da qui al 2030 raggiungendo quasi 300 miliardi di euro. Una questione di educazione In questa fase di emergenza idrica, dalle analisi del Libro Bianco emerge il ruolo chiave dell’educazione e dell’informazione rivolta elle generazioni più giovani. In Italia il 20% dei consumi d’acqua dolce è in ambito domestico. E sono proprio i giovani quelli che sembrano essere più inclini al consumo. La Community Valore Acqua per l’Italia ha avviato un progetto pilota nelle scuole italiane: durerà circa un anno e sta coinvolgendo la rete dei 27 Licei TRED (Liceo Sperimentale per la Transizione Ecologica e Digitale) e l’Associazione Nazionale Presidi (7 Istituti omnicomprensivi nel Sud del Paese, per oltre 5.000 studenti). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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