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Trump promette più fossili e meno rinnovabili: gli appelli delle Associazioni ambientaliste per il futuro delle politiche ambientali e la lotta ai cambiamenti climatici Donald Trump contro tutti i pronostici e i sondaggi è il 45° presidente degli Stati Uniti e i Repubblicani hanno conquistato sia la Camera che il Senato. Il neo presidente americano ci ha abituati in campagna elettorale a toni aspri e certamente non si è messo in luce per l’attenzione al clima, ai temi del riscaldamento globale e del sostegno alle energie rinnovabili. Se la candidata democratica Hillary Clinton in campagna elettorale ha sostenuto l’importanza di diminuire le emissioni inquinanti e di sostenere le energie rinnovabili, Trump ha addirittura ironizzato sulla stessa esistenza del problema del riscaldamento globale, promettendo al suo elettorato di abolire una serie di provvedimenti green fissati da Barack Obama, a partire dal Clean Power Act voluto per la diminuzione delle emissioni nel settore energetico e ha affermato di voler annullare la ratifica americana dell’Accordo di Parigi. Secondo uno studio del centro di ricerca Lux Research, il rischio che corrono gli Stati Uniti è che nei prossimi 8 anni, considerando un doppio mandato del neo presidente, le emissioni di CO2 crescano del 16% emettendo in atmosfera 3,4 miliardi di tonnellate di carbonio in più, mentre sotto la Clinton avrebbero continuato a scendere. La visione di Trump prevede una maggiore produzione di combustibili fossili ed è critica verso gli incentivi alle energie rinnovabili. La Clinton intendeva al contrario seguire la politica del presidente Barack Obama di ridurre le emissioni fino al 30% entro il 2030, e di più dell’80% entro il 2050. Non si sono fatti attendere i primi appelli delle associazioni ambientaliste perché il nuovo Governo Usa adotti nei prossimi anni, ma già a partire dalla Cop22 a Marrakesh, delle politiche ambientali sostenibili, considerando la grave crisi climatica che a livello globale stiamo vivendo. Legambiente in un comunicato evidenzia che gli impegni assunti dagli Stati Uniti durante la presidenza di Obama in termini di risoluzione di CO2 e la ratifica dell’accordo di Parigi non potranno essere messi in discussione, perché vincolanti. D’altra parte l’attenzione deve rimanere alta visto che Trump in campagna elettorale ha sostenuto che il riscaldamento globale non è un problema e si è chiaramente espresso a sostegno dell’industria fossile e siderurgica, promettendo un abbassamento delle tasse alle imprese. Bisognerà dunque capire se l’azione contro i cambiamenti climatici continuerà con o senza l’appoggio degli Usa. Per Legambiente, visto che probabilmente gli USA non svolgeranno più un ruolo leader e di sostegno all’ambiente, sarà sempre più importante il ruolo dell’Europa che dovrà confermare, a partire da Marrakesh, il proprio impegno nella lotta ai cambiamenti climatici definendo azioni e impegni decisivi, concreti e ambiziosi. Anche il Presidente del WWF USA, Carter Roberts si è rivolto a Donald Trump per chiedergli, visto che nel suo primo discorso dopo la vittoria si è mostrato moderato e si è impegnato a rendere l’America più sicura, di considerare in questo senso anche la necessaria azione per la salvaguardia del clima, considerando che gli eventi legati ai cambiamenti climatici mettono a rischio la sicurezza globale, di velocizzare la transizione verso le energie rinnovabili e di rispettare gli impegni presi per risolvere la crisi del clima e preservare gli oceani. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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