Allarme siccità in Italia: cosa ci aspetta

L’emergenza siccità che ha caratterizzato la scorsa estate non può dirsi conclusa, anzi: i segnali che arrivano da fiumi, laghi e montagne sono preoccupanti e obbligano il Paese a definire una nuova strategia idrica

Allarme siccità in Italia: cosa ci aspetta

Dopo un 2022 che si è caratterizzato per poca neve e super caldo estivo, emergenza idrica e siccità, anche per il 2023 le prospettive non sono rosee. Nonostante l’anno sia iniziato da poco, già a metà febbraio l’Italia aveva laghi e fiumi in sofferenza, quasi in secca. Secondo le rilevazioni di Legambiente il distretto idrografico del Fiume Po, quello dell’Appennino settentrionale e quello dell’Appennino centrale erano già in uno stato di severità idrica “media”. Secondo l’Associazione ambientalista, non sarebbe corretto parlare di “nuova ondata” di siccità, poiché siamo di fronte a un’emergenze mai finita.

La neve in montagna è stata scarsa (53% in meno sull’arco alpino secondo CIMA Research Foundation), così come le precipitazioni, e le temperature sono già in aumento, sopra i valori di riferimento. Questo fa sì che il già scarso manto nevoso nelle regioni alpine si stia assottigliando velocemente.

Più di tre milioni di italiani sono a rischio siccità

Lo stato di emergenza è confermato dall’Osservatorio sulle Risorse Idriche di ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari), che sottolinea come la siccità non debba essere considerata solo un problema del settore agricolo, poiché anche per i cittadini l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata.

Più di tre milioni di italiani sono a rischio siccità

Secondo il C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche), tra il 6% e il 15% della popolazione italiana vive in territori esposti a una siccità severa o estrema. L’Osservatorio indaga anche la situazione nelle differenti Regioni d’Italia. E così emerge come in Valle d’Aosta la neve si stia sciogliendo ovunque, come dimostra la portata della Dora Baltea che, se pur in decrescita, è considerevole (28,10 metri cubi al secondo).

In Piemonte stanno calando quasi tutti i fiumi, con i livelli di portata ben sotto a quelli degli anni passati: Sesia -74%, Stura di Demonte -52%, Stura di Lanzo -34%, Toce -46%.

In Lombardia il manto nevoso, anche se superiore a quello dello scorso anno, è circa del 59% rispetto alla media storica; le riserve idriche sono più che dimezzate (-52,7% sulla media de periodo) rispetto a un anno fa. Tra i fiumi più in sofferenza ci sono l’Adda, il Serio e l’Oglio.

La condizione del fiume Po risulta drammatica lungo tutto il corso, con portate sotto il minimo storico e notevolmente inferiori al 2022. A Piacenza per esempio si registra il -23,53% rispetto allo scorso anno, mentre nelle zone più a monte lo scarto con la media è addirittura del -73%.

Anche in Friuli Venezia Giulia è la situazione dei fiumi a destare preoccupazioni, in particolare quello del Tagliamento e della Cellina. Idem in Veneto, dove anche se il fiume Piave ha la portata in crescita di cono Livenza, Adige e Bacchiglione sono ai minimi.

I fiumi appenninici in Emilia Romagna sembrano godere di migliore salute, anche se segnali di sofferenza idrica si registrano anche nel Centro Italia, dove il fiume Tevere continua a decrescere, dall’Umbria fino alla foce.

All’agricoltura servirebbe un mese intero di pioggia

Sull’allarme siccità ha portato l’attenzione anche Coldiretti, la principale organizzazione agricola a livello nazionale. L’Associazione ha stimato che per tornare a livelli di normalità e garantire le produzioni agricole primaverili ed estive sarebbe necessario più di un intero mese di pioggia. Attualmente nei terreni agricoli si registra un deficit idrico del 30%, che sale al 40% nel nord Italia.

Siccità: all’agricoltura servirebbe un mese intero di pioggia

La disponibilità idrica influisce direttamente sulla produzione di molti alimenti, come il grano, frutta e verdura, il mais per alimentare gli animali e il riso. Per quest’ultimo, per esempio, le previsioni di semina prevedono un taglio di 8 mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

Il settore agricolo arriva da un anno, il 2022, in cui i danni provocati da siccità e maltempo sono stati stimati in più di 6 miliardi di euro.

Serve una strategia idrica nazionale: 8 proposte per il Governo

In questo scenario, Legambiente fa un appello al Governo, strutturando otto proposte per definire una strategia idrica nazionale che sembra proprio essere non più rimandabile.

Guardando in dettaglio ai pilastri di questa strategia, si propone di ricaricare in modo controllato la falda, per far sì che le precipitazioni, che sono sempre meno e più concentrate, rimangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare. Si suggerisce poi di introdurre l’obbligo di recuperare l’acqua piovana, installando sistemi di risparmio idrico sia in ambiente urbano sia in agricoltura. Si propone poi di intervenire sulla rete idrica, per ridurre le perdite e completare gli interventi sulla depurazione. Focus anche sul riuso delle acque reflue depurate in agricoltura, introducendo delle modifiche sulle normative vigenti. Secondo Legambiente, poi, occorre che il comparto agricolo punti su colture meno esigenti dal punto di vista idrico e adotti metodi di irrigazione più efficienti. Si propone poi di utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi, e di favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali. Infine, Legambiente chiede di introdurre nuovi incentivi e agevolazioni fiscali in tema idrico.

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