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A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti Toggle Disuguaglianze: l’Italia fanalino di coda in Europa e tra i Paesi OcseRicchi e poveri, un divario crescente Il Goal 10 dell’Agenda 2030 riguarda la necessità di ridurre le disuguaglianze (sociali ed economiche, ma non solo) fra i Paesi e al loro interno. Le Nazioni Unite spiegano che le disuguaglianze minacciano lo sviluppo sociale ed economico a lungo termine, minano le possibilità di ridurre la povertà e distruggono il senso di realizzazione e di autostima delle persone. Qual è la situazione oggi? Non buona. La pandemia “ha causato il più grande aumento della disuguaglianza tra paesi negli ultimi tre decenni”, sottolinea l’ONU. La situazione non è migliorata. Così si arriva oggi all’urgenza di ridurre la disuguaglianza sia all’interno sia tra i paesi, una priorità che richiede “un’equa distribuzione delle risorse, investimenti nell’istruzione e nello sviluppo delle competenze, l’attuazione di misure di protezione sociale, la lotta alla discriminazione, il sostegno ai gruppi emarginati e la promozione della cooperazione internazionale per il commercio equo e i sistemi finanziari”. Non è possibile raggiungere uno sviluppo sostenibile e rendere il pianeta migliore per tutti se le persone vengono escluse dalla possibilità di una vita migliore. Ma le disuguaglianze aumentano e persino nel calcolo delle emissioni si scava un divario profondo tra ricchi e poveri. Il recente report di Oxfam ha rilevato che nel 2019, l’1% più ricco per reddito della popolazione mondiale è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2, pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia due terzi dell’umanità. In Italia la situazione non va bene specie se si parla di diseguaglianze economiche. Nel nostro Paese cresce la concentrazione di ricchezza e si confermano gli elevati divari dei redditi che la collocano tra gli ultimi Paesi nell’UE. Disuguaglianze: l’Italia fanalino di coda in Europa e tra i Paesi Ocse A proposito di disparità, l’Italia si distingue in negativo. Partiamo dalle disuguaglianze di reddito: tra i paesi Ocse, l’Italia si colloca ai primi posti. Lo hanno messo in evidenza, in un articolo su lavoce.info Daniele Checchi, docente di economia del lavoro all’Università Statale di Milano (e dirigente del Centro Studi e Ricerche di Inps) e Tullio Jappelli, professore di Economia Politica presso l’Università di Napoli Federico II. Nella loro disamina, evidenziano come tra le motivazioni di questa situazione penalizzante è l’accresciuta flessibilità del mercato del lavoro a seguito delle riforme degli ultimi tre decenni, che hanno contribuito al forte aumento del part-time, principalmente per quanto riguarda le donne e il ricorso crescente da parte delle imprese a contratti a termine. Sempre nel Belpaese si assiste a un’altra forma di disuguaglianza: il divario crescente tra ricchi e poveri. In un report, Oxfam Italia ha evidenziato come sia aumentata la concentrazione di ricchezza. La conferma degli elevati divari dei redditi che la collocano tra gli ultimi Paesi nell’UE. Tutto questo accade: “in un contesto in cui la povertà assoluta è più che raddoppiata in 16 anni e il caro-vita sta erodendo il potere d’acquisto di gruppi sociali più fragili e di tanti lavoratori i cui salari non tengono il passo con l’inflazione.” Ricchi e poveri, un divario crescente Così si è giunti, a fine 2021, a uno scenario in cui il 20% più ricco degli italiani è detentore del 68,6% della ricchezza nazionale e il successivo quinto possedere un altro 17,5% della ricchezza. Il risultato è che “il 60% più povero dei nostri concittadini” detiene solo il 14% della ricchezza nazionale”. Il nostro Paese conta più di due milioni di famiglie in povertà assoluta, mentre 14,3 milioni di persone sono a rischio. Il dato di Eurostat mette in luce come l’Italia sia al di sopra della media europea con il 24,4%. Istat conferma una situazione di disuguaglianze diffuse. Nel rapporto tematico sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, pubblicato quest’anno, al Goal 10 evidenzia un apparente paradosso: malgrado sia cresciuto il reddito disponibile delle famiglie, si è ridotto il potere d’acquisto a causa dell’incremento dei prezzi al consumo. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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