In Giappone la prima pellicola fotovoltaica impermeabile e ultraflessibile

Nel centro di ricerca giapponese RiKen è stata prodotta una pellicola fotovoltaica impermeabile organica da 3 μm di spessore, capace di mantenere tra l’89% e il 96% delle sue prestazioni anche dopo l’immersione in acqua per diverse ore.

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Pellicola organica impermeabile e flessibile sviluppata dal centro di ricerca giapponese RiKen
img by Riken

Progettare pellicole fotovoltaiche organici sottili, ultraflessibili e impermeabili rimane una sfida importante. Almeno lo era fino a quando un team di ricercatori del centro di ricerca giapponese RiKen, grazie alla collaborazione dell’Università di Tokyo, è riuscito a realizzare una pellicola fotovoltaica impermeabile senza comprometterne la flessibilità. Una soluzione che potrebbe trovare numerosi sbocchi applicativi, soprattutto a livello di dispositivi personali e indossabili.

La ricerca è stata pubblicata su Nature Communications.

La pellicola impermeabile e ultraflessibile

Le pellicole fotovoltaiche ultraflessibili, grazie alla loro leggerezza, possono rappresentare una soluzione perfetta come fonte di energia per l’elettronica indossabile.

Proprio per questo ultimo aspetto, la difficoltà maggiore è mantenere le prestazioni anche se le pellicole vengono sottoposte a stress di tipo meccanico-fisico. I ricercatori sono riusciti a produrre una pellicola spessa appena 3 μm capace di mantenere tra l’89% e il 96% delle proprie prestazioni dopo l’immersione in acqua per 4 ore e dopo averla sottoposta a 300 cicli di allungamento.

La struttura della pellicola fotovoltaica sviluppata dal centro di ricerca giapponese RiKen
La struttura della pellicola. Img by Nature Communications

Il segreto? Intervenire sul punto debole della permeabilità: l’interfaccia tra lo strato attivo e l’anodo. I ricercatori hanno rafforzato l’adesione dell’interfaccia depositando un elettrodo d’argento sullo strato attivo. Subito dopo è stata utilizzato un trattamento di ricottura termica, per cui la pellicola è stata esposta ad una temperatura di 85° per 24h.

Superare le difficoltà

L’acqua è un fattore significativo nel degrado delle prestazioni dei dispositivi elettronici flessibili” dichiarano i ricercatori. “A causa della pioggia o per effetto di attività quotidiane come lavare le mani, può crearsi condensa sulla superficie dei dispositivi, rendendoli meno efficienti”.

Solitamente, per ovviare a questo problema si tende ad incapsulare la superficie fotovoltaica, rendendola meno flessibile e rinunciando all’efficienza.

Il fotovoltaico organico ultraflessibile e leggero che hanno messo a punto i ricercatori invece, grazie all’interfaccia rinforzata può essere deformato, immerso nell’acqua, lavato in lavatrice senza rinunciare all’efficienza. Un risultato straordinario per la categoria dei dispositivi elettronici indossabili.

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