Clima ed energia ai tempi del coronavirus: serve saggezza e lungimiranza

Gianni Silvestrini, scienziato e direttore scientifico di Kyoto Club, si esprime sullo stato attuale e sulle azioni necessarie per affrontare il momento, ma anche saper guardare avanti

Clima ed energia ai tempi del coronavirus: serve saggezza e lungimiranza

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Gianni Silvestrini, scienziato e direttore scientifico di Kyoto Club, si occupa da tempo di energia e clima. Lo incontriamo in un momento particolarmente delicato, che però non può fare dimenticare l’urgenza di contrastare il climate change.

Ne parla diffusamente di questo tema nel libro da poco pubblicato, e co-firmato da Giovan Battista Zorzoli, intitolato “Le trappole del clima” (Edizioniambiente): “abbiamo voluto rendere consapevoli che siamo di fronte a una situazione di notevole gravità. Ci sono degli obiettivi da raggiungere per evitare il peggio e non ci sono scorciatoie né sconti. Occorre intervenire rapidamente e con intelligenza per cogliere i risultati, superando diversi ostacoli”.

A proposito della situazione che stiamo vivendo, già critica in senso climatico e aggravata dall’emergenza coronavirus, «va affrontata con saggezza e lungimiranza per dare delle risposte capaci di risolvere i problemi immediati, ma anche con una visione di lungo termine. Il Green Deal si presta perfettamente a essere parte della risposta emergenziale e anche sul medio e lungo periodo».

Gianni Silvestrini, scienziato e direttore scientifico di Kyoto ClubPartiamo allora dal Green Deal europeo e dal suo impegno sul clima, sull’energia, sulla sostenibilità ambientale.

Lei recentemente lo ha giudicato una straordinaria opportunità anche per l’Italia. Come potrà e dovrà essere recepita dal nostro Paese per essere tale?

«Sono convinto che la definizione di obiettivi molto ambiziosi come quelli contenuti comporta inevitabilmente un’accelerazione delle politiche per consentire di raggiungerli e rappresenta uno sprone per l’economia e per l’industria. Inoltre non credo siano traguardi eccessivi: essi rappresentano un segnale per le imprese e un’indicazione chiara sul lungo periodo in merito alle azioni da intraprendere e anche quelle da evitare. Dato che i settori interessati saranno molteplici, toccandoli pressoché tutti, dall’energia all’agricoltura, dall’edilizia ai trasporti, in ogni segmento si dovrà riflettere sugli sforzi da fare per riuscire a cogliere le opportunità connesse. Per i Paesi sarà una sfida da affrontare ognuno con le proprie peculiarità: l’Italia, in questo senso, ha grandi opportunità».

Il momento che stiamo vivendo, caratterizzato dall’emergenza coronavirus, rischia di vanificare gli sforzi o di ritardare gli obiettivi del Green Deal?

«Seppure l’attenzione generale è concentrata sul momento, tra le misure che il Governo deve prendere ce ne saranno alcune dedicate a rilanciare l’economia. In questo senso sarà l’occasione per capire i settori in cui si conciliano le esigenze di incentivare l’economia con quelle di stimolare un’economia green, dall’edilizia – con la riqualificazione energetica profonda degli edifici – agli altri settori. Quindi, fatte salve tutte le iniziative necessarie per fronteggiare l’emergenza, nella risposta economica è importante riuscire a indirizzare le risorse, conciliando gli obiettivi e i percorsi coerenti col Green Deal. Penso che sia un’azione che questo Governo debba intraprendere e sono certo che lo farà».

In questo tempo caratterizzato dal Covid-19, possiamo scorgere almeno un risvolto positivo: la riduzione delle emissioni di Co2 in Cina.

Quali sono le azioni e le buone pratiche che dovremo mantenere anche dopo che il virus sarà stato debellato?

«Sicuramente quanto sta accadendo impone delle riflessioni sull’economia e sul suo funzionamento. Come ho scritto di recente, una delle conseguenze del diffondersi del coronavirus riguarderà lo stesso modello economico per come l’abbiamo conosciuto finora, con possibili ricadute positive anche dal punto di vista ambientale. Un altro elemento altrettanto importante è quello di una spinta verso la sobrietà: mentre il mito della globalizzazione è caratterizzato da un’accelerazione complessiva finalizzata a massimizzare i profitti, questo momento ci impone dei ripensamenti che avranno un effetto non solo a livello economico, ma anche sui nostri stili di vita».

A proposito di clima ed energia: sono temi su cui è attivo Kyoto Club, organizzazione non profit di cui lei è il direttore scientifico.

In questi suoi primi 20 anni quali reputa siano stati i maggiori contributi dell’organizzazione non profit?

«I contributi più incisivi sono stati l’azione di stimolo nei confronti del Governo e la sensibilizzazione su questi temi a tutti i livelli. Nel primo caso, abbiamo spinto molto per un’azione più significativa su efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e su temi affini. Nel secondo, l’azione del Kyoto Club si estende anche ai giovani, nelle scuole, attraverso webinar e altre modalità di comunicazione interattiva».

In tutti questi 20 anni, qual è l’episodio o l’aneddoto che ricorda con più piacere e che testimonia il buon lavoro svolto da Kyoto Club?

«Ricordo con particolare simpatia l’incontro con Alessandro Gassmann, avvenuto all’inizio attraverso Twitter, su cui è particolarmente attivo in tema ambientale. Per questo l’abbiamo invitato nella nostra sede dove abbiamo trascorso un intero pomeriggio a discutere di varie tematiche, problemi e iniziative possibili per sensibilizzare. Da qui è nata l’iniziativa #Green Heroes, storie di buona economia e buon ambiente: attraverso il social network, lui come testimonial si è adoperato a diffondere le buone pratiche in Italia, in termini di persone e di imprese che con il loro lavoro hanno avviato attività ecosostenibili e benefiche al futuro della Terra».

In occasione del 20esimo anniversario avete avuto un incontro con il Presidente della Repubblica.

Che impressione le ha fatto il Presidente Mattarella nell’incontro avuto con lui e che attenzione ha mostrato sui temi condotti da KyotoClub?

 

Incontro Kyoto Club con il Presidente Mattarella

«L’incontro è stato richiesto dallo stesso Presidente, che non ha voluto dare un semplice saluto, ma ha dato ulteriore prova di sensibilità sui temi da noi condotti. Abbiamo potuto constatare il suo interesse ad approfondire le cose. In effetti, ha voluto sentire da noi alcune proposte riguardanti questioni su cui sarebbe utile imprimere un’accelerazione. Nell’occasione è stata illustrata la proposta di introdurre una carbon dividend tax, che prevede di distribuire in maniera uniforme tra tutti i cittadini le entrate della fiscalità ambientale. Ciò consentirebbe di avvantaggiare le fasce più deboli».

Quali sono le azioni fondamentali a suo giudizio per raggiungere gli obiettivi posti su energie rinnovabili ed efficienza energetica? In particolare, che giudizio dà al Pniec?

«Il Pniec, a detta dello stesso ministro dell’Ambiente Sergio Costa, è inadeguato a quanto deciso in sede europea in termini di target di riduzione delle emissioni di gas serra (il testo che sarà esaminato dal parlamento europeo vorrebbe arrivare a coinvolgere tutti i 27 Paesi membri in un piano che porti alla riduzione delle emissioni di CO2 del 50-55% entro il 2030 e del 100% entro il 2050nda). Inaugurare quindi un piano che arriva al 40% quando l’Europa sta accelerando, appare una distonia e lo abbiamo espresso più volte. Avremmo dovuto essere più ambiziosi da subito, come hanno fatto altri Paesi. In ogni caso, su diversi fronti potremmo cogliere risultati importanti, ma sulle rinnovabili abbiamo avuto un vantaggio nel calo drastico dei costi tecnologici. Un ostacolo sensibile è quello autorizzativo che è decisivo in questo momento e rischia di bloccare molte iniziative.

Impianto fotovoltaico e agricoltura

Ma ce n’è uno più consistente che è quello culturale: credo che la sfida del prossimo decennio non sia più legata agli incentivi, ma alle autorizzazioni in tema paesaggistico: in questo momento molti sovrintendenti bloccano opere senza criteri oggettivi. Un altro aspetto, legato all’efficienza energetica in edilizia, è la necessità di passare da interventi quali le detrazioni fiscali, pure utilissimi, per puntare sul deep retrofit, ovvero la riqualificazione energetica spinta. Sarebbe necessario aumentare la percentuale di questi interventi oggi ferma all’1% circa. Questo tipo di programmazione non solo permetterebbe di centrare gli obiettivi in tema di efficienza, ma metterebbe in moto un settore economico gigantesco».

A proposito di comunità energetiche, quale leva potranno rappresentare al raggiungimento di una più elevata quota di rinnovabili?

«Sempre riguardo al tema autorizzativo, ci sono due azioni da intraprendere: una riguardante il macro fotovoltaico l’altro sulle comunità energetiche. Nel primo caso, sarebbe opportuno fare impianti a terra, abbinando produzione fotovoltaica e coltivazione agricola, con il ripristino dell’agricoltura in terre abbandonate. È possibile sviluppare agricoltura e produzione energetica fotovoltaica. Nel secondo, si tratta di una leva molto importante. Penso alla possibilità di sviluppare comunità anche condominiali, ma soprattutto grazie a esse sarebbe possibile evitare gli ostacoli spesso posti da una parte del mondo ambientalista incline a bloccare impianti rinnovabili. Occorre comprendere che per riuscire ad affrontare la crisi climatica è necessario imprimere un’accelerazione allo sviluppo delle fonti rinnovabili, avendo un atteggiamento proattivo. Le energy community potrebbero rendere protagonisti i cittadini, sotto forma di quartieri e aree territoriali più ampie».


Biografia Gianni Silvestrini

Scienziato italiano da sempre impegnato in materia di energia e clima, dal 1977 al 1996 ha svolto l’attività di ricercatore presso l’Università di Palermo e il CNR nel campo delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle politiche energetiche. Dal 2003 è direttore scientifico del Kyoto Club, organizzazione non profit costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, con le decisioni a livello UE e con l’Accordo di Parigi del dicembre 2015.

Dal 1997 al 2000 è stato consigliere del Ministro Edo Ronchi, proseguendo dal 2000 al 2002 il suo impegno nel Ministero dell’Ambiente con la qualifica di direttore generale.

Ex presidente del Green Building Council Italia, è attualmente presidente di Exalto, una società di servizi progettuali e di consulenza strategica (ESCo) attiva nel campo delle rinnovabili e dell’economia circolare. Ricopre anche la carica di presidente onorario del Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), che riunisce 27 associazioni italiane operanti nel settore.

È autore di più di 100 articoli scientifici, nonché coautore e curatore di vari libri.

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