Decarbonizzazione edilizia residenziale: come procedere

Decarbonizzare gli edifici residenziali è necessario per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica fissati dall’Europa per il 2050. Per riuscirci è fondamentale agire tramite una profonda riqualificazione del patrimonio esistente.

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Decarbonizzazione edilizia residenziale: come procedere

La decarbonizzazione del comparto edile e residenziale è un obiettivo ambizioso, ma necessario per raggiungere i livelli di sostenibilità auspicati e segnare un concreto cambio di rotta in materia di lotta ai cambiamenti climatici.

Con il termine decarbonizzazione, infatti, non si intende semplicemente una riduzione delle emissioni, ma la loro totale eliminazione. Una necessità che deriva dal ruolo assolto dagli edifici residenziali, che oggi sono responsabili di una significativa quota delle emissioni di gas serra globali e pesano per il 36% delle emissioni in Europa.

Risulta evidente, pertanto, l’assenza di alternative, soprattutto se si vogliono raggiungere gli obiettivi europei di riduzione del 60% delle emissioni di gas serra entro il 2030 e di neutralità climatica entro il 2050. È fondamentale intervenire sugli edifici residenziali, con azioni mirate e una riqualificazione che, per quanto graduale, permetta di rivoluzionare l’intero settore.

Perché è necessario ridurre le emissioni di gas serra

Il carbonio è da tempo protagonista di moltissimi processi delle attività umane, dal settore industriale al funzionamento di una piccola caldaia domestica a gas.

La combustione delle fonti fossili porta, però, alla generazione di emissioni di gas climalteranti, che quindi hanno effetto sul clima e sull’ambiente circostante, generando fenomeni di varia natura, tra cui l’inquinamento atmosferico.

Perché è necessario ridurre le emissioni di gas serra

L’obiettivo di decarbonizzare l’economia globale, in realtà, non deriva solo da motivazioni di natura ambientale, ma anche sociale.

Mitigare i cambiamenti climatici, migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’inquinamento sono tutte missioni essenziali per la salvaguardia del nostro pianeta, ma allo stesso tempo sono importanti per il benessere delle persone che lo vivono.

Oltre agli effetti negativi sulla salute, si aprono differenti altri scenari da prendere in considerazione. Ad esempio, la spinta sulle rinnovabili e sulle comunità energetiche ha anche l’intento di ridurre il fenomeno della povertà energetica e di aumentare l’indipendenza. Senza contare, poi, che nuovi edifici riqualificati ed efficienti assicurano anche benessere e comfort per i loro occupanti.

Si tratta, ovviamente, di un processo con un certo impatto economico, soprattutto nei casi in cui si considera che molti degli edifici più energivori e critici appartengono a fasce di popolazione meno abbienti. Inoltre, la transizione energetica influenza diversi settori economici. Questo non significa che sia un obiettivo irraggiungibile, ma piuttosto che richiede strategia, programmazione e studio di meccanismi di incentivazione e sostegno.

Perché gli edifici residenziali inquinano?

Gli edifici residenziali sono fonte di inquinamento principalmente per il consumo di energia che li caratterizza. La climatizzazione, invernale ed estiva, ma anche l’elevata presenza di dispositivi elettronici, hanno fatto sì che il fabbisogno energetico negli ultimi anni sia stato in crescita.

Perché gli edifici residenziali inquinano?

Questo significa che, anche se in misura diversa a seconda dei casi, è proprio la quotidianità dei gesti che tutti compiamo abitualmente ad essere fonte di un potenziale impatto ambientale.

L’accensione del riscaldamento, l’utilizzo del climatizzatore, l’accensione di dispositivi che consumano energia elettrica, come frigoriferi, televisioni, piastre a induzione, lavatrici, sono fonte di inquinamento.

La soluzione non è certamente quella di fare un passo indietro in termini di comfort e disponibilità tecnologica, ma piuttosto è necessario soffermarsi sulla natura dell’energia consumata e sull’efficienza degli impianti installati. Non è riscaldare che, a priori, inquina, è il processo di produzione del calore, in relazione alla fonte energetica e alla tecnologia utilizzati, che può esserne responsabile.

Per un reale cambiamento, però, serve un impegno condiviso, con i governi orientati alla semplificazione degli iter necessari per la riqualificazione degli edifici esistenti e all’introduzione di politiche e incentivi che promuovano l’efficienza energetica e il consumo di energia rinnovabile. Le imprese che operano per il settore possono sviluppare servizi, prodotti e tecnologie ad hoc, investendo anche in ricerca e sviluppo. Infine, i cittadini possono attuare comportamenti responsabili e investire sulla propria casa.

Obiettivi decarbonizzazione edifici: il primo passo è il risparmio energetico

Già da diversi anni si parla molto di edifici a energia quasi zero, noti con l’acronimo NZEB, concepiti come soluzione per un futuro sostenibile, dove l’edilizia è promotrice di edifici che, per funzionare, consumano pochissima energia.

Sulla base di quanto detto in precedenza, risulta logico supporre che, se la principale fonte di impatto ambientale è il consumo di energia all’interno di casa, una riduzione del fabbisogno non può che portare a risultati positivi.

Questo, infatti, è il primo e indiscutibile passo: diminuire la domanda energetica, a parità di comfort interno, se non più elevato.

Obiettivi decarbonizzazione edifici: il primo passo è il risparmio energetico

Un obiettivo che richiede un impegno su due fronti, da un lato il miglioramento delle prestazioni dell’involucro dell’edificio, dall’altro l’utilizzo di impianti e tecnologie particolarmente efficienti.

Risparmio energetico e, poi, efficienza energetica. Un edificio che chiede poca energia è un edificio ben isolato, senza criticità connesse ai ponti termici e con una buona tenuta all’aria.

Ciò significa coibentazione dell’involucro esistente, con materiali attentamente selezionati e interventi sulle pareti, ma anche sui solai e sulla copertura. I serramenti devono essere performanti, i sistemi di ombreggiamento attentamente studiati. E ancora prima di tutto ciò, è fondamentale la riscoperta dell’architettura bioclimatica, con uno studio attento del contesto ambientale e della relazione che si crea con il funzionamento dell’edificio.

Orientamento, studio delle aperture, forma e volume sono i primi aspetti fondamentali da studiare per ottenere un edificio performante. Ridotto il fabbisogno energetico, proprio grazie al modo in cui è costruito l’edificio, si passa alla valutazione dei migliori impianti tecnologici. Riscaldare e raffrescare casa, così come produrre acqua calda sanitaria, deve richiedere meno energia possibile: si punta sull’efficienza e sui livelli prestazionali assicurati.

Da poca energia a zero carbonio: il passo successivo è scegliere l’energia pulita

Ridotto il fabbisogno energetico, è opportuno interrogarsi sulla fonte energetica utilizzata. In realtà, questo passaggio è in sovrapposizione a quanto detto in conclusione del precedente paragrafo rispetto alla scelta dell’impianto. Il criterio di selezione, infatti, non è solo l’efficienza energetica, ma anche la fonte utilizzata.

Le rinnovabili per la decarbonizzazione degli edifici

Una pompa di calore, ad esempio, oltre a essere efficiente sfrutta le risorse naturali disponibili, come il calore contenuto in aria, acqua e terra. L’eliminazione delle fonti fossili, quindi, è l’ultimo step che precede l’effettiva decarbonizzazione di un edificio.

Una scelta da considerare anche in fase di acquisto dell’energia, visto che oltre a produrre energia in loco con un fotovoltaico, ad esempio, è possibile acquistare anche dalla rete energia green e prodotta da fonti rinnovabili, poi venduta ai consumatori. L’utente stesso può muovere i primi passi in questa direzione, scegliendo di acquistare in modo consapevole, da produttori che garantiscono la provenienza da fonti rinnovabili.

Attenzione anche al ciclo di vita dell’edificio

Per quanto si sia detto che il consumo di energia è la principale fonte di emissione quando si parla di edilizia residenziale, c’è un altro importante tema che vale la pena di citare, connesso all’impatto ambientale dei processi di produzione e trasporto di materiali e componenti edilizi.

Emissioni durante il ciclo di vita di un edificio

L’energia per il funzionamento dell’edificio, infatti, è fonte di impatto ambientale durante la fase di utilizzo dello stesso, ma ogni costruzione porta con sé un’impronta connessa a come e con cosa è stata costruita.

I processi di estrazione delle materie prime, i processi industriali per la loro lavorazione e per l’assemblamento dei prodotti, il trasporto fino al cantiere e, a fine vita, il loro smaltimento, sono altre importanti fonti di inquinamento e di emissione di CO2. Richiedono il consumo di energia, l’utilizzo di mezzi di trasporto inquinanti, la gestione di grandi quantità di rifiuti.

Questo significa che per una completa decarbonizzazione del settore edile residenziale è imprescindibile un approccio basato sul ciclo di vita dell’edificio. Anche senza arrivare ad un completo studio LCA (Life Cycle Assessment) è necessario che i progettisti inizino a prestare attenzione alle loro scelte, favorendo il consumo di risorse rinnovabili, naturali, riciclabili e riutilizzabili, meglio ancora se locali.


Articolo aggiornato – Prima pubblicazione 2018

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